Oggi è una ricorrenza particolare: la giornata internazionale dei diritto della donna, e voglio parlarvi di 8 scienziate che hanno contribuito al progresso sia tecnologico che medico/scientifico, passando quasi inosservate.
8 scienziate: Ada Lovelace Byron
La prima delle 8 scienziate di cui ti voglio parlare è Ada Lovelace Byron (1815-1852), unica figlia legittima di George Gordon Byron e Anne Isabella Milbanke; fu allontanata dal padre per volontà della madre che non voleva che la figlia fosse influenzata dall’amore per la prosa del famoso poeta, spingendola verso studi non molto praticati dalle donne in quel periodo: la matematica. La giovane Ada mostrò presto una certa predisposizione per gli studi scientifici.
A 17 anni conobbe il suo futuro marito: Charles Babbage, molto più grande di lei (42 anni) e con la sua stessa predisposizione alla ricerca scientifica, campo sempre pronto ad accogliere gli uomini. Questo incontro definì la svolta nella vita della giovane scienziata, poiché grazie ad un progetto a cui stava lavorando il suo sposo, il difference engine, (dispositivo meccanico con le caratteristiche di un orologio ma in grado di fare calcoli automaticamente), poté concretizzare la sua passione per la matematica.
L’apparecchio meccanico aveva funzioni innovative per il periodo: si inserivano i numeri da una parte, si attivavano gli ingranaggi dall’altra e come risultato si ottenevano somme e sottrazioni svolte autonomamente dal marchingegno in questione a cui stava lavorando il marito di Ada.
Ada capì l’importanza della scoperta del marito tanto da voler curare le note dell’invenzione, ma le sue conoscenze abbinate al suo ingegno le permisero di sviluppare il primo algoritmo che supporta una macchina per fare calcoli e capace di generare i numeri di Bernoulli. Questo lavoro ha fatto in modo che Ada Lovelace fosse ricordata come la prima programmatrice di computer al mondo. Nel 1979 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha dato il nome di Ada ad un linguaggio di programmazione semplice e funzionale.
8 scienziate: Cecilia Payne-Gaposchkin
Cecilia Payne-Gaposchkin(1900-1979) Studiò alla St Paul’s Girls’ School di Londra e all’Università di Cambridge. Nel 1923 incontrò Harlow Shapley, che le fece abbandonare l’amata Londra per trasferirsi negli Stati Uniti. Questo cambiamento le permise di conseguire la laurea ad Harvard nel 1925 con la tesi “Stellar Atmospheres, A Contribution to the Observational Study of High Temperature in the Reversing Layers of Stars“.
Cecilia è stata l’astronoma che dopo lunghi studi capì che il Sole era costituito da idrogeno ed elio. La sua scoperta non fu accettata subito dalla comunità scientifica, poiché al tempo si pensava, sbagliando, che il sole fosse costituito da Ferro. Dopo qualche anno la scoperta di Cecilia è stata accolta. In sua memoria le è stato dedicato l’asteroide 2039 Payne-Gaposchkin e anche una patera (struttura geologica costituita da una struttura crateriforme) sul pianeta Venere.
8 scienziate: Hedy Lamarr
Hedy Lamarr (1914-2000), tra le 8 scienziate che cambiarono il mondo, era l’unica ad avere una doppia anima artistica e scientifica. Aggiungo anche che era di una bellezza fuori dal comune. Insomma come dicono a Roma: ha fatto la fila tre volte.
Hedy nacque a Vienna, e abbandonò gli studi in ingegneria per concentrarsi sulla sua carriera da attrice. Anche in questo ambito ebbe un atteggiamento emancipato: fu tra le prime a girare una scena di nudo nel film Estasi del regista cecoslovacco Gustav Machaty. Va da sé che la sua interpretazione venne censurata e con lei il film che addirittura in alcuni stati fu tolto dal mercato.
Come ricercatrice e scienziata sviluppò, nella prima metà degli anni ‘30, un sistema di modulazione per codifica d’informazioni da trasmettere su frequenze radio, che avrebbe permesso di comandare a distanza siluri e mezzi navali. Questa scoperta, straordinaria per l’epoca, attirò la curiosità dei servizi segreti e delle organizzazioni militari. Grazie alla Lamarr è stato possibile costruire le basi della crittografia, ma anche della telefonia mobile e dei sistemi informatici wireless; non a caso è ricordata come la femme fatale che inventò il wireless.
8 scienziate: Chien-Shiung Wu
Chien-Shiung Wu (1912-1997) nacque in condizioni avvantaggiate, il padre infatti era un convinto sostenitore della parità di genere, tanto da istituire una scuola femminile dove Chien-Shiung ebbe la possibilità di iniziare la sua carriera studentesca.
Nel 1929, si iscrisse all’Università Centrale Nazionale di Nanchino e conseguì la laurea col massimo dei voti nel 1934, dopodiché si dedicò alla ricerca. Nel ’36 decise di continuare a studiare e intraprese un nuovo percorso all’Università del Michigan. Ma l’inquietudine di Chien-Shiung le aprì nuove strade sino ad arrivare a Berkeley, dove le fu proposto un dottorato in Fisica che lei accettò. Gli studi erano capeggiati da Emilio Segrè, con la collaborazione di Enrico Fermi.
La sua scoperta più interessante avvenne durante la seconda guerra mondiale, quando lavorò al Progetto Manhattan all’Università di Columbia. Il colloquio fu determinante per l’assunzione: intuì cosa stavano cercando risolvendo un’equazione scritta sulla lavagna. Da qui iniziarono una serie di scoperte che le valsero la stima dei più grandi fisici del suo tempo. In particolare, fu in grado di elaborare la formula per arricchire l’uranio per le bombe nucleari.
8 scienziate: Suor Mary Kenneth Keller
Tra le 8 scienziate più o meno conosciute abbiamo anche una religiosa: Suor Mary Kenneth Keller (1913-1985). Nata a Cleveland, Ohio, suor Keller fu la prima donna a conseguire un PhD in informatica negli Stati Uniti. Dopo questo primo traguardo prese i voti nel 1940. Questa scelta non determinò la fine dei suoi studi, anzi, continuò a soddisfare la sua sete di conoscenza.
Si dedicò alla matematica iscrivendosi alla DePaul University, dove conseguì ben due lauree: una laurea in matematica e un’altra in matematica e fisica. Non soddisfatta, vinse un altro Ph.D. in informatica presso l’Università del Wisconsin. Suor Keller voleva dimostrare che era possibile sviluppare la costruzione di algoritmi in grado di eseguire una differenziazione analitica sull’espressione algebrica.
Concluso il PhD, le fu offerto di insegnare al Clarke College di Dubuque, in Iowa e Suor Keller accettò, ma non riuscendo a stare con le mani in mano, visto che c’era fondò il Computer Science Department, di cui fu presidente per 20 anni. Alla scienziata però questo non bastava, così ideò un master per le applicazioni dell’informatica all’insegnamento. Una delle sue dichiarazioni più interessanti è la seguente: “Stiamo sperimentando un’esplosione di informazioni ed è ovvio che le informazioni non sono di alcuna utilità se non sono accessibili”. Suor Keller morì a 71 anni.
8 scienziate: Esther Lederberg
Esther Lederberg (1922-2006) è stata una pioniera della genetica batterica. Nata a New York nel ’22, la Lederberg contribuì significativamente allo studio della mutazione dei batteri e non solo, infatti all’attivo delle sue ricerche abbiamo la scoperta del fago lambda, il rapporto tra trasduzione e fago lambda lysogeny, lo sviluppo di replica in piastra, e la scoperta di fertilità batterica fattore F.
Ester Lederberg fu una donna molto attiva nel suo ambito, tanto da fondare il Centro di Riferimento Plasmidi alla Stanford University, la cui raccolta comprende plasmidi di tutti i tipi, contenenti geni che codificano per la resistenza agli antibiotici (tema ad oggi molto attuale che dimostra come la Lederberg abbia precorso i tempi), resistenza ai metalli pesanti, virulenza, coniugazione, colicins, trasposoni, temperatura di sensibilità e di altri fattori sconosciuti. Ancora oggi, i plasmidi riconosciuti dalla studiosa, sono oggetto di ricerca e in molti casi queste ricerche non sono state ancora concluse.
8 scienziate: Margaret Hamilton
Margaret Hamilton classe 1936, è una scienziata che non si è arresa ai pregiudizi e ai limiti a cui venivano sottoposte le donne del suo tempo, diventando un’informatica, ingegnere e imprenditrice. Nata nell’Indiana nel 1936, ha assunto la direzione del Software Engineering Division del MIT Instrumentation Laboratory, che sviluppò il software di bordo per il programma spaziale Apollo 11. La squadra della Hamilton è stata in grado di risolvere le diverse complicazioni relative allo sbarco dell’Apollo 11 sulla Luna, determinando il successo del programma NASA tra i più famosi al mondo
Nel 1986 Margaret si lancia in una nuova sfida e diventa imprenditrice, dando vita alla Hamilton Technologies a Cambridge, Massachusetts, società nata per sviluppare il cosiddetto Universal Systems Language basato sul paradigma di Development Before the Fact (DBTF) per la progettazione di sistemi e software. La Hamilton ha pubblicato più di 130 articoli, atti e relazioni su vari argomenti; ha lavorato a 60 progetti ed è stata coinvolta in sei grandi programmi.
Margaret Hamilton alla prima conferenza dell’Apollo Guidance Computer History Project, dichiarò: “Quello che erano soliti fare quando entravi, senza esperienza, in questa organizzazione, era di assegnarti un programma che nessuno era in grado nemmeno di capire come far funzionare. Quando ero alle prime armi lo diedero anche a me, e quel che successe è che si trattava di un programma pieno d’insidie e la persona che lo aveva realizzato si era divertito a commentare il codice in greco e in latino. Così, fui assegnata a questo programma e riuscii a farlo funzionare. Addirittura riportava l’output in greco e latino. Fui la prima a riuscire a farlo funzionare”.
8 scienziate: Patricia Bath
Concludo questa carrellata delle 8 scienziate sconosciute o quasi dedicando qualche riga a Patricia Bach (4 novembre 1942-30 maggio 2019). Nata nel 1942, si è trovata ad affrontare due fenomeni che si sono presentati contemporaneamente: essere nata donna ed essere nata donna afro-americana. È stata pioniera nella risoluzione tramite chirurgia laser di un problema che prima o poi incontreremo tutti: la cataratta.
Patricia, come donna e come afroamericana, ha conseguito una serie di primati encomiabili: la prima donna membro del Jules Stein Eye Institute, la prima donna a capeggiare un programma di formazione post-laurea in oftalmologia e la prima donna eletta nello staff onorario del Centro medico dell’UCLA. È stata anche la prima persona afroamericana a servire come residente in oftalmologia alla New York University.
Non solo, è stata anche la prima donna afroamericana a completare la squadra, con il ruolo di chirurgo, presso il Centro medico dell’UCLA. Patricia è stata la prima dottoressa afroamericana a ricevere un brevetto per scopi medici sino a diventare autrice di ben cinque brevetti. Infine, ha fondato l’Istituto americano no profit per la prevenzione della cecità a Washington, D.C.