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NotiziaCuriosità e rumor

Cigno nero: L’AI può aiutare a prevenirlo

Denise Meloni 5 anni fa Commenta! 5
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Sì parla della teoria del cigno nero riferendosi a quelle calamità che non è stato possibile prevedere e che ci ha trovati del tutto impreparati. Si tratta dell’imponderabile che una volta manifestato mette in crisi i governi, l’economia mondiale e come stiamo tristemente constatando in questo momento, anche la salute del genere umano.

Contenuti di questo articolo
Cigno nero e intelligenza artificialeCigno nero: il coronavirus in ItaliaCigno nero e intelligenza artificiale: si corrono rischi
Cigno nero
Copertina del saggio “il cigno nero” di nicholas taleb

L’espressione “cigno nero” è il titolo del fortunato bestseller scritto dal matematico libanese Nassim Nicholas Taleb, pubblicato per la prima volta nel 2007, che tratta di avvenimenti inattesi e sorprendenti, capaci di chiudere un’era e aprirne un’altra, provocare forti crisi finanziare e sociali, spingere i soggetti coinvolti a rifugiarsi negli estremismi politici.

Volgendo lo sguardo alla storia, numerosi sono gli esempi di cigno nero: l’ascesa del nazismo, l’avvento di Internet, la crisi dei mutui subprime, o il dissolvimento dell’impero sovietico. Taleb ritiene che a questi eventi non si poteva attribuire una connotazione positiva o negativa, ma si tratta di un “corto circuito della ragione“.

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Cigno nero e intelligenza artificiale

Cigno nero nicholas taleb
Nicolas taleb

Una delle domande più frequenti che rimbalza nei media e nel web è quella che riguarda la possibilità di prevedere questi corto circuiti. La risposta non solo è affermativa, ma grazie al supporto dell’intelligenza artificiale è stato dimostrato che il cigno nero coronavirus era stato previsto.

Una doccia fredda, penserai. Questa situazione drammatica era stata individuata e nessuno ha fatto niente. A lanciare i primi allarmi inascoltati sull’avvicinarsi della pandemia da covid 19 è stata la società canadese BlueDot, molto prima che l’OMS aprisse gli occhi e ci informasse dei reali rischi che stavamo correndo.

La BlueDot è riuscita a smascherare il rischio di pandemia da coronavirus grazie ad un sistema globale di allarme rapido che combina più di 100 set di dati con proprietary algorithms, per fornire informazioni critiche sulla diffusione delle malattie infettive. Il pericolo viene individuato in tempo reale e così anche la sua diffusione, grazie ad un volume di dati importante che riguarda viaggi aerei globali e sorveglianza posta in essere dai governi.

Cigno nero: il coronavirus in Italia

Cigno nero: l’ai può aiutare a prevenirlo

Nonostante l’allarme della BlueDot sia stato lanciato nel dicembre 2019, in Italia la presa di coscienza è arrivata l’8 marzo, quando la pandemia era in forma embrionale. Nonostante gli sforzi dell’attuale governo, è stato impossibile frenare o almeno arginare i contagi.

Andrea Porcu, direttore generale del centro medico Sant’Agostino, in tale data ha dichiarato: “L’epidemia di Coronavirus è un cigno nero esponenziale che genera altri cigni neri “esponenzialmente”. L’epidemia (che forse sarebbe ora di chiamare pandemia) purtroppo distruggerà vite umane e aziende, ma darà anche enormi opportunità a chi saprà comprendere e agire rispetto a ulteriori cigni neri che man mano si presenteranno”.

Quindi non solo panorami apocalittici, ma anche una prospettiva tesa ad aprire le porte ad una nuova era che vedrà come protagoniste l’intelligenza artificiale e l’innovazione tecnologica: “Per tecnologie (e in genere prodotti, servizi o soluzioni) ad “impatto esponenziale” si intendono quelle innovazioni che nei prossimi venti o trent’anni, porteranno a grandi transizioni per il business e per l’umanità. Dall’intelligenza artificiale in sostituzione/integrazione di molte professioni alle automobili a guida autonoma. Da sistemi di immagazzinamento di energia con ordini di grandezza di efficienza superiore rispetto agli attuali a sistemi di mappatura genetica istantanea a basso costo”, ha chiarito Porcu.

Cigno nero e intelligenza artificiale: si corrono rischi

Cigno nero ghiacciai tibetani
Ghiacciai del tibet

Porcu ha spiegato che il cigno nero coronavirus aprirà la strada ad altri cigni neri, quindi viene spontaneo chiedersi se ci aspettano altre epidemie. Purtroppo ci sono molte probabilità che arrivino altri virus provenienti dalla stessa zona da cui è partito il covid 19, e cioè il Tibet.

Infatti il territorio tibetano è caratterizzato da alcuni ghiacciai che pare “conservino” circa 30 virus di cui la scienza sa ben poco. Basterebbe una modifica climatica (a cui stiamo già assistendo) per causarne lo scioglimento e liberarli.

Altri scienziati invece hanno ipotizzato un trasporto di virus dai meteoriti che sistematicamente precipitano sulla Terra. Tutte queste ipotesi, ci auguriamo almeno questa volta, non solo devono essere prese in considerazione, ma grazie al grande contributo dato dall’intelligenza artificiale nell’individuare il coronavirus, si può e si deve se non bloccare altri eventi inaspettati, almeno arginarli con le giuste strategie.

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