Agcom è dovuta intervenire senza esistazioni per ristabilire l’ordine “anarchico” di 4 delle maggiori società di distribuzione in Italia. Mediaworld, Unieuro, Leroy Merlin e Monclick sono infatti colpevoli di reiterate pratiche scorrette, mirate a danneggiare i consumatori e violando anche le norme sulla concorrenza.
Rei di aver mentito sui propri siti web aziendali, di notizie incomplete o fuorvianti, sui prezzi di offerte speciali legati alla disponibilità, tempi di spedizione, e continuo rinvio di consegna con falsi dati sullo stato delle spedizioni già pagate.
Agcom lamenta anche gli annullamenti unilaterali degli ordini, e ancor più grave, un comportamento fin’ora rimasto impunito, su una pratica continua di sviamento dal diritto di recesso propria degli articoli acquistati on-line (art. 52 e segg. Del D. Lsg 206 del 2005) che recita:
“Per le proposte contrattuali a distanza, ovvero negoziate fuori dai locali commerciali, il consumatore ha diritto di recedere, senza alcuna penalità e senza specificarne il motivo, entro il termine di 14 giorni lavorativi”
Agcom forse spinta dai molteplici ordini di console next-gen annullati
“Le istruttorie hanno consentito di accertare che le quattro società, nell’ambito dell’attività di e-commerce di prodotti di elettronica di consumo, elettrodomestici, ferramenta, bricolage, giardinaggio e altri prodotti per la casa, svolta tramite i propri siti web aziendali, hanno posto in essere, soprattutto nel periodo di emergenza sanitaria per il Covid 19, alcune condotte scorrette, differenziate per ciascuna impresa ma tutte riconducibili a due pratiche commerciali scorrette.”
Nel comunicato Agcom si può facilmente notare che uno dei motivi principali, potrebbe essere l’uso di queste pratiche in un periodo difficile come il COVID 19, che ha portato oltre ad una situazione sociale sempre più difficile, anche una condizione terribile per le aziende tecnologiche, nota come “crisi dei chip”, che ha portato al collasso la reperibilità della maggior parte degli articoli elettronici di largo consumo.
Computer di due anni fa in vendita come fossero nuovi, riciclo di schede video e altri componenti hardware, soprattutto provenienti dalla Cina dopo il ban del Mining, che ha inondato i mercati senza però diminuirne il prezzo. Se controlli chiunque venda su internet schede video, compresa Amazon, non rispettano minimamente il prezzo di listino, sovrapprezzandolo anche di 4 volte.
Poi c’è il fattore console next-gen, la vera spina nel fianco di tutti i distributori. Molti hanno preferito affidarsi ad un limitato numero di preordini garantiti, altri hanno invece optato su una sorta di speranza mai adempiuta, e cioè tenendo gli ordini aperti per poi non riuscire a evaderli e annullandoli appunto univocamente, è questa appunto nello specifico una delle pratiche scorrette appuntate da Agcom.
Se una prenotazione viene effettuata in un punto vendita specifico che non possiede l’oggetto, si toglie la possibilità a chi la ha in magazzino di venderla, se poi si somma l’impossibilità di evadere l’ordine, e nel mentre l’altro punto vendita lo ha già finito dopo la lunga attesa a vuoto del cliente, si avrà una situazione di insoddisfazione e danno all’utente finale.
Che vedrà altri invece ottenere l’oggetto tramite altri canali più funzionali, spingendolo ad utilizzare canali non affidabili come i bagarini, che sovrapprezzano e non possono tutelarne la garanzia ed il diritto di recesso.
Diritto di recesso ostracizzato dalle aziende multate, che a quanto pare cercavano in tutti i modi di rendere praticamente impossibile, o molto faticoso, per demoralizzare l’utente da effettuarlo. Posto di seguito una lettera ad altroconsuno che descrive una delle tante situazioni di reclamo, che in questo caso riguarda Unieuro:
Adesso rimane da osservare i futuri sviluppi della faccenda che Agcom ha sollevato, che si spera venga risolta a breve e con totale collaborazione da parte delle aziende incriminate e multate, optando nel prossimo futuro in un comportamento trasparente e realistico, soprattutto perché i dipendenti potrebbero subire il contraccolpo senza esserne responsabili direttamente.
Parliamo di persone da cui dipendono famiglie, che potrebbero trovarsi senza lavoro per una gestione irresponsabile dei dirigenti.