WhatsApp, il sistema di messaggistica di proprietà di Facebook, naviga in acque molto turbolente dopo il cambio di rotta sulle politiche della privacy e l’annuncio della sospensione dei servizi per chi non accettasse le nuove linee guida, infatti Telegram e Signal, suoi noti concorrenti, hanno visto negli ultimi mesi una migrazione di massa verso le loro piattaforme.
Per dovere di cronaca bisogna dire che le nuove linee guida non cambiano assolutamente niente per l’utente finale, è più una presa di posizione dell’azienda verso una maggiore trasparenza, ma forse un pessimo tempismo ed una campagna informativa bislacca hanno portato molti utenti complottisti e disinformati a cercare nuove soluzioni di messaggistica.
Ovviamente non si tratta di poche persone ma milioni di utenti, che credendosi furbi e perlopiù connessi a gruppi di estrema destra e complottisti QAnon, hanno pensato che bastasse cambiare piattaforma per non essere a rischio di tracciamenti e denunce per hate speech, purtroppo per loro la legge prende in considerazione anche altre app di messaggistica oltre WhatsApp in caso di segnalazioni e denunce.
WhatsApp ha subito quindi una punizione per la sua pessima capacità di comunicare le informazioni nel modo corretto, e forse la minaccia della cessazione dei servizi ha anche fatto apparire tutto molto peggio di come in realtà è, cioè nessuna violazione dei messaggi privati end-to-end, nessun tracciamento, ne tantomeno accesso ai backup delle conversazioni.
Un fraintendimento con la falange estrema dei suoi clienti che hanno abbandonato in massa la piattaforma, parliamo di 172,3 milioni solo nel periodo gennaio-aprile e meno 43% su base annua, nonostante avesse temporaneamente rimandato la scadenza da febbraio a maggio.
WhatsApp: è la fine di un’era, e l’inizio di quella di Telegram e Signal?
Chi festeggia sono i rivali, che senza neanche aver bisogno di investire in marketing pubblicitario, ma solo sbraitando disdegno verso le linee guida di WhatsApp, sfruttando l’ondata di dissenso su Twitter, da un momento all’altro si sono visti crescere esponenzialmente. Telegram è salito del 1200% in base annua, e Signal (il preferito di Trump e QAnon) del ben 1192%, dimostrando che l’ignoranza e la disinformazione sono il nuovo motore più economico di crescita aziendale.
Telegram però non ha dato spiegazioni riguardo la grave falla nel sistema che ha portato un gruppo di hacker ingolositi dalla mole di nuovi iscritti, a sfruttare un exploit lo scorso mese, in grado di abusare di una backdoor per rubare i dati agli utenti. Quando si dice il Karma.
Whatsapp tuttavia rimane ancora leader incontrastato delle app di messaggistica, ma con questi dati di crescita dei suoi rivali, la situazione potrebbe inasprirsi nei mesi a venire.