Quando si parla di vita si pensa a organisimi come l’uomo, il cane, gli uccelli, etc. ci si dimentica che anche i microbi lo sono!
Un team di ricercatori dell’Università di Brema ha scoperto come alcuni microorganismi riescano a sopravvivere in uno degli ambienti più ostili del pianeta: un sito sottomarino con un pH di 12, tra i valori più alcalini mai registrati sulla Terra.

Lo studio, guidato da Palash Kumawat del Dipartimento di Geoscienze, rivela strategie di sopravvivenza sorprendenti in condizioni in cui la vita, almeno in teoria, non dovrebbe esistere.
Quando il DNA non basta, parlano i grassi
In un ambiente con così poche cellule viventi, rilevare il DNA è quasi impossibile. Per questo i ricercatori hanno utilizzato biomarcatori lipidici, speciali molecole di grasso che funzionano come “impronte digitali” biologiche.
“Siamo riusciti a identificare questi lipidi e, grazie a loro, a comprendere come i microbi che metabolizzano metano e solfati riescano a resistere a condizioni estreme“, spiega Kumawat, dottorando in Geoscienze.

Le analisi mostrano che questi microrganismi ottengono energia non dal Sole, ma da minerali e gas come anidride carbonica e idrogeno, producendo metano nel processo. In pratica, vivono in un ecosistema chiuso e indipendente dal resto dell’oceano.
Vita antica e vita moderna, insieme
Le molecole lipidiche hanno anche permesso di distinguere cellule ancora attive da resti microbici fossilizzati e le prime risultano chimicamente integre, mentre le seconde appaiono degradate, segno di un’origine antica.
Combinando questi dati con le analisi isotopiche, il team ha trovato tracce sia di vita moderna che di antiche comunità microbiche, dimostrando che la vita ha saputo adattarsi e persistere per millenni anche in ambienti quasi privi di nutrienti.
Un laboratorio naturale di vita primordiale
La coautrice Dr. Florence Schubotz, geochimica organica al MARUM – Center for Marine Environmental Sciences, ha commentato: “È affascinante che la vita possa esistere con un pH così alto e poco carbonio organico. Finora si sospettava la presenza di microbi produttori di metano, ma ora ne abbiamo la prova diretta. Inoltre, ambienti come questo potrebbero ricordare le condizioni in cui la vita è nata miliardi di anni fa“.

Vulcani di fango nascosti nel Pacifico
I campioni analizzati provengono da carote di sedimento raccolte nel 2022 durante la spedizione SO 292/2 a bordo della nave da ricerca Sonne. Durante la missione, gli scienziati hanno anche scoperto nuovi vulcani di fango nella regione del prisma di accrezione delle Marianne, da cui sono stati prelevati campioni diretti.
Prossimo passo: coltivare la vita estrema
Lo studio rientra nel Cluster of Excellence “The Ocean Floor – Earth’s Uncharted Interface”, che mira a esplorare i confini ancora sconosciuti del nostro pianeta; il prossimo obiettivo del team sarà coltivare questi microrganismi in laboratorio, per capire come riescano a sopravvivere e nutrirsi in condizioni che sembrano incompatibili con la vita.