Gli scienziati canadesi hanno proposto un’avanzata significativa nel campo dell’immunoterapia oncologica, dimostrando in studi sui topi che l’efficacia di un futuro vaccino contro il cancro può essere notevolmente migliorata attraverso l’uso di un virus modificato per potenziare il sistema immunitario. Questa ricerca, guidata dalla professoressa Marie-Claude Bourgeois-Daigneault, esperta di immunologia presso l’Università di Montréal, apre prospettive inedite per lo sviluppo di terapie oncologiche personalizzate per l’uomo.

Vaccino contro il cancro: modifica del virus e produzione di interleuchina-2
Il nucleo della scoperta risiede nell’ingegnerizzazione genetica del virus della stomatite vescicolare. I ricercatori sono riusciti a modificarne il genoma in modo che producesse l’interleuchina-2 (IL-2) direttamente all’interno del tumore degli animali. L’IL-2 è una citochina nota per il suo ruolo cruciale nella stimolazione e nella proliferazione delle cellule immunitarie. Questa integrazione rappresenta un passo avanti rispetto al precedente lavoro del team del 2021, che aveva già dimostrato come i virus oncolitici—ossia i virus che uccidono selettivamente le cellule cancerose—potessero agire come adiuvanti nei vaccini, amplificandone l’efficacia.
Il meccanismo d’azione prevede la combinazione di questi virus con specifici peptidi, definiti antigeni, che sono espressione delle mutazioni presenti nel tumore bersaglio. Tale combinazione è essenziale per consentire al sistema immunitario di rilevare e indirizzare l’attacco contro le cellule tumorali in modo preciso.

Come ha evidenziato la professoressa Bourgeois-Daigneault, il nuovo studio, pubblicato dopo gli esperimenti condotti su modelli murini affetti da melanoma, ha dimostrato che il virus oncolitico ingegnerizzato induce una risposta immunitaria decisamente superiore rispetto alla sua forma non modificata. In particolare, il virus potenziato è capace di indurre una produzione a breve termine di cellule effettrici a vita breve ad alta potenza, che sono fondamentali per l’attacco immediato alla malattia.
Ancora più importante per la prognosi a lungo termine, il virus modificato stimola anche la produzione di cellule della memoria, le quali rivestono un ruolo cruciale nella prevenzione della recidiva del cancro. Questa doppia azione—di attacco immediato e di sorveglianza a lungo termine—rafforza la speranza che questa scoperta, definita una prima mondiale, possa un giorno tradursi in un’immunoterapia antitumorale personalizzata e significativamente migliorata per i pazienti umani.
La citochina e il controllo della difesa immunitaria
L’approccio terapeutico sviluppato presso l’Università di Montréal non si limita alla semplice distruzione delle cellule tumorali, ma si estende al potenziamento intrinseco della risposta immunitaria dell’organismo. Le cellule risultanti dall’azione del virus modificato secernono infatti una quantità maggiore di citochine, messaggeri chimici fondamentali che regolano l’efficacia e la reazione difensiva del sistema immunitario.

Questo duplice effetto, unito all’equilibrio tra le popolazioni di cellule immunitarie prodotte e all’intensa stimolazione della risposta immunitaria complessiva, rende il nuovo virus, creato dal primo autore dello studio Victor Mullins-Dansereau, un candidato estremamente promettente come adiuvante vaccinale.
Il team guidato dalla professoressa Marie-Claude Bourgeois-Daigneault rivendica un primato mondiale, affermando di essere l’unico gruppo di ricerca a migliorare il virus della stomatite vescicolare in questa specifica maniera. La metodologia adottata permette al virus di assolvere a una doppia funzione critica: distruggere le cellule tumorali e, contemporaneamente, rafforzare in modo significativo la risposta del sistema immunitario nel contesto di una vaccinazione antitumorale.
La ricercatrice sottolinea che, sebbene si tratti di una cruciale prova di concetto, l’introduzione del gene che codifica l’interleuchina-2 (IL-2), potente stimolatore immunitario, nel genoma del virus della stomatite vescicolare garantisce che tale gene venga espresso primariamente all’interno delle cellule tumorali bersaglio.

Questo approccio risolve un problema storico legato all’uso dell’IL-2 in oncologia. La dottoressa Bourgeois-Daigneault ha spiegato che l’IL-2 verrà prodotta in grandi quantità unicamente nelle cellule in cui il tumore è localizzato. Questa strategia di produzione mirata dell’IL-2 si è dimostrata priva di effetti tossici nei topi utilizzati per gli esperimenti.
Al contrario, i precedenti tentativi scientifici di somministrare l’IL-2 in modo sistemico (cioè in tutto il corpo) non avevano avuto successo, poiché le dosi necessarie per curare efficacemente la malattia risultavano in effetti dannosi e tossici per i pazienti. Il meccanismo di rilascio locale e controllato offerto dal virus oncolitico ingegnerizzato bypassa questo ostacolo clinico cruciale.

Guardando al futuro clinico, la professoressa Bourgeois-Daigneault ha indicato che, per l’implementazione in un regime vaccinale a due dosi, risulterebbe estremamente semplice mescolare diversi tipi di virus oncolitici nella stessa siringa. Questa flessibilità consentirebbe ai medici di selezionare i virus specifici più adatti per indurre la risposta immunitaria desiderata, bilanciando in modo ottimale l’attacco immunitario a breve termine e lo sviluppo della memoria immunitaria a lungo termine.
Superare i limiti della terapia oncologica convenzionale
Il team di ricerca è profondamente impegnato nello sviluppo di una nuova generazione di adiuvanti vaccinali basati sull’uso strategico dei virus oncolitici. L’obiettivo primario di questa innovazione è ambizioso: creare una forma di vaccinazione antitumorale capace di offrire, in futuro, valide alternative terapeutiche alle metodologie più aggressive e invasive attualmente in uso, come la chemioterapia e la radioterapia. Questo approccio mira a sfruttare la potenza intrinseca del sistema immunitario per combattere il cancro in modo più mirato ed efficace.
Gli adiuvanti di nuova generazione in fase di studio non sono semplici coadiuvanti, ma veicoli attivi con una duplice funzione terapeutica. I virus oncolitici sono microrganismi ingegnerizzati o selezionati per la loro capacità di distruggere selettivamente le cellule tumorali (effetto oncolitico) senza danneggiare i tessuti sani. Parallelamente a questa azione citolitica, il virus svolge la funzione di adiuvante vaccinale.

Quando il virus infetta e liscia le cellule tumorali, rilascia grandi quantità di antigeni tumorali e segnali di pericolo (DAMPs) nell’ambiente circostante. Questi segnali allertano il sistema immunitario, trasformando di fatto la cellula tumorale morente in una fonte di informazioni che insegna al corpo come riconoscere e attaccare il cancro.
L’esito sperato di questa ricerca risiede nella possibilità di sostituire, o almeno affiancare, i trattamenti oncologici standard con terapie basate sull’immunità. Chemioterapia e radioterapia, pur essendo efficaci, sono note per la loro tossicità sistemica, che comporta effetti collaterali significativi e danni ai tessuti sani. La vaccinazione antitumorale potenziata da virus oncolitici promette invece un approccio di trattamento altamente specifico e personalizzato, mirato solo alle mutazioni espresse dal tumore del singolo paziente.

La vaccinazione antitumorale potenziata da virus oncolitici promette invece un approccio di trattamento altamente specifico e personalizzato, mirato solo alle mutazioni espresse dal tumore del singolo paziente. Se questa tecnologia dovesse dimostrarsi traslabile e sicura sull’uomo, rappresenterebbe una svolta verso un futuro in cui l’oncologia disporrebbe di armi terapeutiche meno invasive, che sfruttano il potere di “memoria” del sistema immunitario per prevenire anche le recidive.
Lo studio è stato pubblicato sul Journal for ImmunoTherapy of Cancer.