Non è un segreto che l’industria eolica statunitense non sia delle più sviluppate: con solo sette turbine che operano negli stati di Rhode Island e Virgina, i tentativi di costruire un grande parco eolico offshore in stile europeo sono stati bloccati dall’arrivo dell’amministrazione Trump, le cui priorità non era di certo quelle di difendere l’ambiente o limitare l’utilizzo di combustibili fossili.
Ebbene, la situazione pare destinata a cambiare grazie alle politiche della nuova amministrazione Biden: l’undici maggio scorso, infatti, è stata concessa l’approvazione del Dipartimento degli Interni al progetto Vineyard Wind 1 di Copenhagen Infrastructure Partners (CIP), un’azienda che si occupa della gestione di fondi di investimento legati alle energie rinnovabili. Questa decisione fa parte del grande piano di riqualificazione energetica del presidente democratico, che punta a sviluppare una capacità di produzione di 30.000 megawatt attraverso l’eolico entro il 2030.
Il nuovo parco eolico offshore sarà dotato di ben 62 turbine, posizionate sull’Oceano Atlantico a 24 chilometri dalle coste dell’isola di Martha’s Vineyard, Massachussetts e genererà abbastanza energia per sostentare 400.000 abitazioni.
La scala del progetto è davvero impressionante: se ad oggi gli Stati Uniti possono contare su una produzione di 42 megawatt, solo attraverso Vineyard Wind ne verranno prodotti ben 800. Verranno inoltre generati circa 3.600 posti di lavoro nell’area circostante.
L’approvazione di quest’opera, purtroppo, è solo il primo passo e la costruzione completa richiederà almeno 5 o 6 anni, anche se l’obbiettivo è quello di iniziare a produrre energia entro il 2023. L’amministrazione Biden è stata in grado di velocizzare il processo di approvazione federale, ma per progetti di questa scala sono necessarie lunghe indagini da parte delle autorità governative competenti, con piani dettagliati per la gestione del territorio e la prevenzione di pericoli legati alla morfologia, all’ambiente e ai materiali utilizzati.