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Curiosità e rumorScienza

Preimmuni al covid19: ecco cosa dice uno studio recente

Denise Meloni 5 anni fa Commenta! 4
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È possibile essere preimmuni al covid19? Un recente studio di un team di ricercatori californiani del Center for Infectious Disease and Vaccine Research presso La Jolla Institute for Immunology, e pubblicato sulla rivista Cell, sta valutando questa ipotesi.

Preimmuni al covid19: ecco cosa dice uno studio recente
Preimmuni al covid19:  rendering 3d, coronavirus umano i coronavirus (cov) sono una grande famiglia di virus che causano malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (mers-cov) e la sindrome respiratoria acuta grave (sars-cov). Un nuovo coronavirus (ncov) è un nuovo ceppo che non è stato precedentemente identificato nell’uomo.

Preimmuni al covid19: ecco cosa dice lo studio

Preimmuni al covid19
Preimmuni al covid19: enrico bucci, ricercatore in biochimica e biologia molecolare e professore alla temple university di philadelphia, dice la sua.

La possibilità di essere immuni anche senza essere entrati in contatto col virus si basa su esperimenti condotti che evidenziano la presenza di preimmunità in soggetti che sono stati infettati da coronavirus meno invasivi e che possono causare un semplice raffreddore.

Per arrivare a questo risultato, gli scienziati hanno isolato 20 persone mai esposte al virus sottoponendole ad un test del tessuto sanguigno: la risposta è stata un’ottima reazione  immunitaria al SARS-CoV-2. Il team di esperti ha anche analizzato le cellule del sistema immunitario, chiamate cellule T che, in 11 dei 20 campioni, hanno addirittura contrastato il coronavirus.

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Il biologo Enrico Bucci, ricercatore in Biochimica e Biologia molecolare e professore alla Temple University di Philadelphia, ha commentato su facebook:” Un’ottima notizia. soggetti esposti al virus montano una robusta risposta immune, che permane dopo l’infezione, di tipo T e una parte dei soggetti mai esposti al virus è preimmunizzata. probabilmente a causa dell’incontro con altri coronavirus comuni.

“Adesso- aggiunge Bucci– Prima che stappate lo champagne, ecco i limiti di questo studio ed alcune altre considerazioni: il campione è molto piccolo; la percentuale di popolazione che può essere “preimmunizzata” non è quindi necessariamente del 50%, ma potrebbe essere molto più piccola (o più grande); il fatto che esistano soggetti le cui cellule T sono in grado di riconoscere il virus, pur non essendo mai stati esposti ad essi, non vuol dire che quei soggetti non svilupperanno sintomi (anche se magari saranno più deboli, chi può dirlo)”.

“Potenzialmente” continua lo studioso “Se vi è cross-reattività tra coronavirus, l’epidemiologia su base serologica va a farsi benedire, perché, oltre a cellule T, vi potrebbero essere anche anticorpi cross-reattivi (il significato dei test cambia, e diventa solo immunologico) lo studio va replicato al più presto (su base anche più ampia)”.

È importante sottolineare che si tratta di uno studio preliminare e che ha dei limiti come il campione analizzato, troppo ridotto per avere un’evidenza scientifica importante. Gli scienziati stessi hanno tenuto a specificare che il fatto che i pazienti analizzati non abbiamo manifestato i classici sintomi da infezione da covid19 non significa che non possano sviluppare sintomi più lievi. Per tutte le novità al riguardo continua a seguirci, ti terremo aggiornato.

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