Nel panorama in rapida evoluzione dell’industria spaziale europea, ATMOS Space Cargo emerge come una delle startup più promettenti, portando innovazione e sostenibilità nella logistica spaziale.
Fondata con l’obiettivo di rivoluzionare il trasporto di carichi da e verso l’orbita terrestre bassa (LEO), ATMOS ha sviluppato una tecnologia pionieristica: la capsula di rientro PHOENIX 1. Questa capsula rappresenta una soluzione innovativa per il ritorno sicuro e sostenibile dei carichi spaziali, affrontando le sfide tradizionali legate ai costi elevati e alla complessità delle operazioni di rientro atmosferico.
Il 2025 segna un anno cruciale per ATMOS, con il lancio di PHOENIX 1 che non solo segna il debutto della capsula PHOENIX, ma rappresenta anche un traguardo storico: ATMOS è la prima azienda privata europea ad effettuare un rientro atmosferico spaziale.
La capsula PHOENIX 1 è dotata di un innovativo scudo termico gonfiabile, progettato per ridurre la velocità della capsula durante il rientro atmosferico, consentendo un atterraggio controllato senza l’uso di paracadute. Questa tecnologia non solo migliora l’efficienza del rientro, ma riduce anche l’impatto ambientale, eliminando la necessità di propulsori tradizionali e carburante.
Con una capacità di carico iniziale di 100 kg, la PHOENIX 1 è destinata a servire una varietà di settori commerciali, tra cui le scienze della vita, la biotecnologia e la manifattura spaziale, offrendo un accesso più economico e affidabile allo spazio.
Oltre alla missione PHOENIX 1, ATMOS ha consolidato partnership strategiche con Space Cargo Unlimited, un’azienda francese specializzata in esperimenti scientifici nello spazio. Questa collaborazione prevede sette missioni di rientro tra il 2025 e il 2027, utilizzando la piattaforma BENTOBOX, un laboratorio spaziale modulare progettato per esperimenti a microgravità. Queste missioni rappresentano un passo significativo verso l’industrializzazione dell’accesso allo spazio e la democratizzazione della ricerca scientifica in orbita.
Oltre a quanto precedentemente detto, ATMOS ha ricevuto un finanziamento di 13,1 milioni di euro dal Consiglio Europeo per l’Innovazione (EIC), destinato a sostenere lo sviluppo della capsula PHOENIX 2 e a espandere le capacità logistiche spaziali dell’azienda. Questo investimento sottolinea la fiducia nelle potenzialità di ATMOS e il riconoscimento del suo ruolo chiave nel panorama spaziale europeo.
Con una squadra in crescita di oltre 50 professionisti altamente qualificati e motivati, ATMOS è ben posizionata per affrontare le sfide future e per contribuire in modo significativo all’evoluzione della logistica spaziale. La missione PHOENIX 1 non è stataa solo un test tecnologico, ma un simbolo dell’impegno di ATMOS nell’aprire nuove frontiere nell’esplorazione e nell’utilizzo dello spazio.

La tecnologia PHOENIX 1: cuore innovativo della logistica spaziale di nuova generazione
Se l’introduzione della capsula PHOENIX rappresenta un punto di svolta per il trasporto spaziale europeo, è soprattutto il suo cuore tecnologico a renderla un progetto pionieristico a livello mondiale. A differenza delle tradizionali capsule di rientro, che si basano su paracadute o complesse architetture propulsive per rallentare durante la discesa atmosferica, PHOENIX 1 punta tutto su una soluzione tanto semplice quanto sofisticata: uno scudo termico gonfiabile.
Un approccio rivoluzionario alla decelerazione atmosferica
Lo scudo termico di PHOENIX 1 è progettato per espandersi prima dell’ingresso in atmosfera, creando un’ampia superficie in grado di aumentare la resistenza aerodinamica, questo permette alla capsula di rallentare in modo naturale e progressivo, sfruttando le forze aerodinamiche e riducendo lo stress termico e meccanico sul carico utile.
Per di più è una tecnologia che affonda le radici in decenni di ricerca sulla cosiddetta aerobraking, ma che raramente ha trovato applicazione commerciale fino a oggi, e a differenza dei materiali ceramici tradizionalmente utilizzati nei veicoli di rientro, come lo scudo dello Space Shuttle o della capsula Orion della NASA, PHOENIX impiega materiali polimerici avanzati e tessuti tecnici trattati termicamente, sviluppati per resistere alle altissime temperature (oltre 1.600°C) generate dall’attrito con l’atmosfera terrestre.
Leggerezza e compattezza: due chiavi per la competitività
Uno degli elementi più impressionanti del progetto è la riduzione drastica del peso complessivo della capsula, grazie alla natura gonfiabile dello scudo termico, il sistema occupa uno spazio minimo durante il lancio e si espande solo durante il rientro. Questo consente un guadagno in volume e in peso che può essere allocato al carico utile, rendendo la capsula più competitiva in termini di costo per chilogrammo trasportato.

Questa compattezza si traduce anche in maggiore flessibilità nei lanci rideshare, dove lo spazio a bordo dei razzi viene condiviso tra più clienti, e PHOENIX si presta perfettamente a queste configurazioni, adattandosi alle missioni più diverse con un’efficienza finora impensabile.
Atterraggio autonomo e recupero facilitato
Il rientro atmosferico è solo una parte della missione, una delle sfide più significative in ambito logistico è rappresentata dalla fase di atterraggio e recupero del carico. PHOENIX 1 è progettata per atterrare in modo autonomo e preciso, grazie a un sistema di guida e controllo avanzato integrato nella capsula.
Sensori di bordo, giroscopi e algoritmi di navigazione permettono alla capsula di correggere in tempo reale la propria traiettoria, con un’accuratezza che riduce al minimo la dispersione nell’area d’atterraggio, del restola capsula è progettata per galleggiare, consentendo anche il recupero marittimo in totale sicurezza, una possibilità fondamentale per operazioni che prevedano l’atterraggio in oceano.
Questa caratteristica amplia le potenziali finestre di rientro e consente una pianificazione più flessibile delle missioni.
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