La pianta del tabacco (Nicotiana tabacum) è tra le colture più soggette a parassiti, sia per l’ampia diffusione geografica, sia per la vulnerabilità genetica di molte sue varietà coltivate e questi parassiti non solo compromettono la qualità e la resa delle foglie, ma rendono la pianta un vettore di contaminazioni ambientali anche più ampie.
Top 5 dei parassiti più dannosi per il tabacco
I parassiti del tabacco sono tantissimi in realtà, ma vediamo quali sono i 5 più pericolosi
1. Nematodi radicali: meloidogyne incognita e heterodera tabacum
I nematodi sono vermi microscopici che attaccano le radici e le due specie principali che colpiscono il tabacco sono:
- Meloidogyne incognita (nematodo galligeno): penetra nelle radici e induce la formazione di galle (escrescenze nodulari), interferendo con l’assorbimento di acqua e nutrienti. Le piante appaiono stentate, con crescita ridotta, ingiallimento e appassimento.
- Heterodera tabacum (nematodo cisticolo del tabacco): le femmine formano cisti che restano nel terreno per anni, rendendo difficile la disinfestazione; i danni includono necrosi radicali e perdita graduale di vigore vegetativo. È uno dei nematodi più persistenti nei terreni storicamente coltivati a tabacco.

Curiosità: questi nematodi rendono il terreno praticamente inutilizzabile per nuove coltivazioni di tabacco per diversi anni.
2. Afidi: myzus persicae subsp. nicotianae
Comunemente chiamato afide del tabacco, è una sottospecie dell’afide verde del pesco e colonizza in massa la pagina inferiore delle foglie, succhiando la linfa e causando deformazioni, accartocciamenti fogliari e trasmissione di virus (come il virus del mosaico del tabacco – TMV).

Inoltre, gli afidi producono melata, una sostanza zuccherina che favorisce lo sviluppo di fumaggine, un fungo nero che ostacola la fotosintesi e peggiora l’aspetto commerciale delle foglie.
Impatto: non solo indebolisce la pianta, ma può rendere interi raccolti inutilizzabili.
3. Aleurodidi: bemisia tabaci
L’aleurodide del tabacco, noto anche come mosca bianca, è un piccolo insetto alato che infesta il retro delle foglie e come gli afidi, si nutre di linfa e produce melata, ma è anche un vettore estremamente efficiente di virus fitopatogeni come il Tomato Yellow Leaf Curl Virus (TYLCV).

I sintomi dell’infestazione includono clorosi, crescita stentata e, nei casi gravi, morte della pianta.
Nota strategica: è un parassita difficile da controllare perché si riproduce velocemente e sviluppa resistenza agli insetticidi.
4. Anobio del tabacco: lasioderma serricorne
Questo coleottero è un nemico subdolo: non danneggia la pianta viva, ma infesta i prodotti finiti come foglie essiccate, sigari, sigarette e semi immagazzinati e le larve scavano gallerie nel materiale, compromettendone l’aspetto e la qualità.

È considerato un infestante di magazzino a livello globale e causa danni economici significativi, soprattutto nei luoghi di stoccaggio con alti livelli di umidità.
Curiosità: l’anobio del tabacco è noto anche per la sua capacità di sopravvivere in ambienti con bassa ossigenazione, rendendo inutili alcuni trattamenti conservativi.
5. Tripidi: thrips tabaci
Conosciuti come tripidi del tabacco o tripidi della cipolla, questi insetti minuscoli ma mobili si nutrono pungendo le cellule vegetali e succhiandone il contenuto. L’attacco provoca scolorimenti argentati, cicatrici fogliari, deformazioni e necrosi, specialmente nelle giovani piante o nei trapianti.

Inoltre, possono trasmettere virus come il Tospovirus, peggiorando ulteriormente la situazione.
Effetto strategico: i tripidi possono annullare mesi di lavoro in serra, colpendo sia la resa che la qualità delle foglie raccolte.
Conclusione
I parassiti del tabacco sono un esempio lampante di come un’intera filiera agricola possa essere compromessa da nemici invisibili, alcuni dei quali sopravvivono anche nei prodotti trasformati e questi cinque non sono solo dannosi per la pianta, ma rappresentano un rischio anche per la filiera alimentare e ambientale, visto che spesso si ricorre a trattamenti chimici intensivi per combatterli, con effetti collaterali a lungo termine.
Domanda bonus: se una pianta tanto fragile deve essere difesa con armi chimiche così aggressive… davvero vale la pena coltivarla? Alla faccia del consumo d’acqua delle immagini generate dall’intelligenza artificiale…