Ben Powell, neolaureato in Product Design e Technology, ha sviluppato Orbit, robot interattivo che mira a insegnare ai bambini con disturbi dello spettro autistico (ASD) le emozioni e l’adeguatezza sociale attraverso la narrazione, l’interazione fisica e la comunicazione visiva.

Il robot delle dimensioni di una mano sorride e incoraggia gli utenti a premere un pulsante sulla sua schiena, reagendo con un sorriso raggiante se premuto delicatamente e con una faccia triste se l’interazione è troppo difficile: “Ehi. Permettimi di presentarti il tuo nuovo compagno, Orbit, un robot con cui puoi giocare e ascoltare. Orbit non solo può sentirti, ma anche loro possono sentirti”.
“Oh no, sembra che tu abbia premuto troppo forte, Orbit è triste e ha bisogno di rallegrarsi, prova a solleticargli la pancia e vedi se funzionerà”.
Orbit: aiuta realmente i bambini con diagnosi ASD?
Ben Powell, l’ideatore del robot Orbit, ha esperienza diretta di quanto possa essere difficile e spaventoso per i bambini piccoli con diagnosi ASD socializzare dopo che gli è stato riconosciuto un autismo lievemente funzionante: “Una difficoltà comune per i bambini con ASD è che a volte hanno difficoltà a socializzare con gli altri a causa di problemi di riconoscimento emotivo; a volte non sono in grado di rilevare ciò che le persone provano da ciò che dicono, e io ho lottato con questo”, ha spiegato Ben, “Volevo creare qualcosa che aiutasse”.

Esistono diversi interventi esistenti guidati da logopedisti e logopedisti che mirano a insegnare ai bambini con ASD il riconoscimento emotivo e robot con tali capacità sono in fase di sviluppo per le scuole, ma possono essere costosi. Ispirato dalle proprie esperienze e identificando una lacuna nel mercato, Ben ha creato Orbit come parte del suo progetto dell’ultimo anno per consentire ai bambini con ASD di vedere le emozioni nel contesto e sviluppare le proprie abilità in modo indipendente.
Il robot Orbit, ispirato allo spazio, racconta storie e mostra emozioni sul suo “volto” che corrispondono a ciò che viene detto, incoraggia l’utente a toccare e interagire con il robot, reagendo a comportamenti socialmente inaccettabili con segnali verbali e visivi: “La funzione principale di Orbit è la narrazione”, ha spiegato Ben, “La narrazione è utile, ma spesso un narratore racconta la storia e questo può essere un problema per i bambini con ASD poiché devono fare affidamento su segnali vocali per decodificare le emozioni”.
“Orbit esprime effettivamente l’emozione delle storie cambiando le sue espressioni facciali” Ben ha continuato: “La funzione secondaria è incoraggiare l’interazione verbale e visiva con Orbit. Dando a Orbit una personalità, i bambini possono costruire una connessione con il robot e poi entrare in empatia con esso”.
“Questo insegnerà all’utente l’appropriatezza sociale e lo aiuterà a riconoscere come le sue azioni possono far sentire il robot, ad esempio, se preme Orbit troppo forte o lo colpisce, il robot sembrerà triste o spaventato”.
Ben ha creato un prototipo Orbit funzionale e include tecnologie come il riconoscimento vocale, un sensore tattile sulla parte anteriore e un resistore sensibile alla forza sul retro. Ben spera di continuare a lavorare in futuro per “aiutare davvero i bambini con ASD e migliorare la loro sicurezza e abilità sociali”.

“In definitiva, spero che questo prodotto faccia parlare i bambini”, ha spiegato Ben, “I bambini con autismo possono avere difficoltà a parlarsi e a decodificare le emozioni, si spera che parlare con il robot Orbit crei fiducia e poi alla fine i bambini si sentiranno sicuri di parlare con gli altri e costruire amicizie”.
Giovanni Pioggia, ingegnere responsabile dell’IRIB (Istituto per la Ricerca e l’Innovazione Biomedica) del CNR di Messina, ha dichiarato: “I bambini con autismo percepiscono un robot come meno intimidatorio di un essere umano, capace di aiutarli ad apprendere in modo migliore le nozioni che vengono loro veicolate”.
” da circa due decenni una nuova forma di tecnologia, chiamata “robot socialmente assistiti”, è entrata nel campo della terapia dell’autismo. Sono robot progettati per aiutare i bambini con autismo ad apprendere varie abilità sociali, emotive, comunicative e cognitive. Studi scientifici e l’uso empirico dei robot a casa e a scuola mostrano che il primo impatto dei robot sui bambini con autismo migliora il loro coinvolgimento e la loro attenzione. I robot – inizialmente – innescano curiosità ed eccitazione che fanno scaturire coinvolgimento”.
“Questa ricerca, inoltre, mostra che quando i bambini interagiscono con un robot sociale in una sessione educativa, hanno meno comportamenti stereotipati rispetto alle volte in cui svolgono la stessa attività con un partner umano e che essi possono sostenere l’interazione per un periodo di tempo più lungo, dimostrando dunque maggiore propensione alla risposta e meno ansia comportamentale”.
” C’è tuttavia bisogno di fare altri passi avanti sul piano tecnologico – ha dichiarato Giovanni Pioggia -, affinché i robot si avvicinino il più possibile alle fattezze umane, in modo da migliorare ulteriormente l’approccio terapeutico”.
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Maggiori informazioni su Orbit possono essere trovate sulla pagina web dedicata al Design Degree Show e i potenziali collaboratori possono contattare Ben all’indirizzobenwpowell1@gmail.com.