Lo scorso anno, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale delle Nazioni Unite (OMM) ha pubblicato un rapporto cupo sullo stato del nostro pianeta, evidenziando il grave impatto del cambiamento climatico, andando a paragonare i risultati con il rapporto del 2021, il quale aveva rivelato che quattro dei sette principali indicatori climatici (le concentrazioni di gas serra, l’innalzamento del livello del mare, il calore degli oceani e l’acidificazione degli oceani) avevano stabilito nuovi record “allarmanti”, sottolineando il ruolo dell’umanità nel causare effetti dannosi e di lunga durata in tutto il mondo.
Inoltre il rapporto dell’OMM aveva anche confermato che gli ultimi sette anni sono stati i sette anni più caldi mai registrati.
Innanzitutto ci sono le emissioni di gas serra, queste infatti rappresentano la principale causa del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici, e come veniva confermato nel rapporto del 2021, le concentrazioni di gas serra, compresi anidride carbonica, protossido di azoto e metano atmosferico, hanno raggiunto nuovi massimi preoccupanti. In particolare, il metano atmosferico ha registrato un aumento di 17 parti per milione nel 2021, il più grande incremento annuale mai registrato, ecco perché ridurre queste emissioni è essenziale per mitigare il riscaldamento globale e i suoi effetti disastrosi.
L’anidride carbonica, che viene principalmente rilasciata nell’atmosfera attraverso la combustione di carbone, gas naturale, petrolio, rifiuti solidi e materiali biologici, è il più potente di questi gas, e man mano che i gas serra vengono rilasciati, creano una spessa barriera nell’atmosfera che intrappola il calore, e ridurre questi rilasci è essenziale per limitare il riscaldamento del pianeta, inoltre gli scienziati del NOAA, riferirono che questo gas ha registrato un aumento di 17 parti per miliardo nel 2021, il più grande aumento annuale registrato da quando hanno iniziato a effettuare misurazioni nel 1983 e una quantità superiore di circa il 162% rispetto ai livelli preindustriali.
L’OMM tra i vari documenti pubblicati, troviamo un rapporto secondo cui ridurre del 45% il metano di origine umana entro il 2030 avrebbe un impatto sostanziale sul riscaldamento globale e lo manterrebbe a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Ciò eviterebbe quasi 0,3°C di riscaldamento entro il 2040, hanno affermato i ricercatori, e preverrebbe 255.000 morti premature, 775.00 visite ospedaliere legate all’asma e 26 milioni di tonnellate di perdite di raccolto globali.
Problemi simili li troviamo anche nei mari e negli oceani, dove le temperature si stanno gradualmente alzando e di conseguenza, anche il loro livello. Come spiegato nel rapporto dell’OMM, circa il 90% del calore sulla Terra è immagazzinato nell’oceano, e mentre il pianeta si riscalda, anche l’oceano si riscalda .Il calore degli oceani è un indicatore significativo dei cambiamenti climatici, e parlando appunto di record –negativi–, nel 2021 il caldo oceanico ha raggiunto livelli record, con un riscaldamento osservato nei primi 2.000 metri dell’oceano, ed è un processo irreversibile.
Inoltre minacciando gli ecosistemi marini (questo calore contribuisce all’innalzamento del livello del mare, alle ondate di calore marine, allo scioglimento dei ghiacci e allo sbiancamento dei coralli) la pesca e la possibilità per le persone di vivere vicino alle coste ne subiranno le conseguenze.
Per quanto riguarda l’innalzamento del livello del mare, basti pensare che questo è aumentato a una media di 4,5 millimetri all’anno dal 2013, minacciando gli ecosistemi marini e le comunità costiere, e con gli scienziati che hanno affermato che è “più del doppio del tasso” del periodo di sette anni dal 1993 al 2002 ed è stato causato principalmente dal rapido scioglimento del ghiaccio marino, e se fino al 1993 l’innalzamento era omogeneo, con il riscaldamento globale le regioni che sono state particolarmente colpite sono il Pacifico tropicale occidentale, il Pacifico sudoccidentale, il Pacifico settentrionale, l’Oceano Indiano sudoccidentale e l’Atlantico meridionale, con gli scienziati dell’OMM che affermano:
“Ciò ha importanti implicazioni per centinaia di milioni di abitanti delle coste e aumenta la vulnerabilità ai cicloni tropicali”.
Quali sono gli altri pericoli di cui l’OMM sta cercando di metterci in guardia?
Ovviamente, nel rapporto dell’OMM non poteva mancare all’appello l’acidificazione degli Oceani, ma in cosa consiste? L’oceano assorbe circa un quarto delle emissioni di anidride carbonica prodotte dagli esseri umani, ma in grandi concentrazoini ciò ha conseguenze negative sull’ambiente marino. Nel 2021, l’acidificazione degli oceani ha raggiunto livelli senza precedenti, rendendo l‘oceano più acido di quanto non lo sia stato negli ultimi 26.000 anni.
L’acidificazione colpisce anche miliardi di persone in tutto il mondo che dipendono dall’oceano per cibo, denaro e protezione, infatti quando il livello di pH dell’acqua diminuisce, indebolisce le strutture dei coralli e crea condizioni corrosive per alcune forme di vita marina. Questa minaccia per gli ecosistemi marini ha un impatto su circa il 20% della popolazione mondiale che dipende in modo significativo dal pesce per il cibo, danneggiando anche il turismo e la protezione costiera dall’innalzamento dei mari, infatti più l’oceano diventa acido, più è difficile per esso assorbire l’anidride carbonica, danneggiando questa barriera naturale al rapido riscaldamento globale.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso forte preoccupazione riguardo ai record allarmanti registrati nel rapporto dell’OMM, ed ha affermato:
“Vi darò la linea di fondo: il sistema energetico globale è rotto e ci sta portando sempre più vicini alla catastrofe climatica. I combustibili fossili sono un vicolo cieco, dal punto di vista ambientale ed economico…L’unico futuro sostenibile è quello rinnovabile.”
Guterres ha sottolineato che l’unica strada verso un futuro sostenibile è abbracciare le energie rinnovabili e allontanarsi dai combustibili fossili. Ha proposto cinque azioni fondamentali per affrontare la crisi climatica, tra cui investimenti massicci in energie rinnovabili e l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili.
Guterres, sempre basandosi sulle prove scientifiche del rapporto dell’OMM, ha esortato ancora una volta che il mondo deve allontanarsi dai combustibili fossili e accelerare la transizione verso l’energia rinnovabile “prima di incenerire la nostra unica casa”, affermando:
“Non abbiamo un momento da perdere…Il tempo sta finendo.”.
Gutteres ha affermato che la trasformazione dei sistemi energetici mondiali è un “frutto a portata di mano” e che molte tecnologie, tra cui l’eolico e il solare, sono già disponibili e spesso più economiche da utilizzare rispetto al carbone o ad altri combustibili fossili ecco perché ha poi proposto cinque azioni “fondamentali” che possono essere intraprese per aiutare:
- mettere a disposizione di tutti l’energia rinnovabile;
- migliorare l’accesso globale ai componenti di energia rinnovabile e alle materie prime;
- riformare la politica interna per razionalizzare i progetti di energia rinnovabile;
- eliminare i sussidi ai combustibili fossili e darli invece alle energie rinnovabili;
- e che il mondo investa almeno 4 trilioni di dollari all’anno in energie rinnovabili fino al 2030.
Il capo dell’OMM Petteri Taalas ha dichiarato in una conferenza stampa che “è solo una questione di tempo” prima che il mondo veda l’ennesimo triste record causato dal cambiamento climatico, e questo 2023 sembrerebbe essere proprio su quella strada, avvertendo:
“Il nostro clima sta cambiando sotto i nostri occhi. Il calore intrappolato dai gas serra indotti dall’uomo riscalderà il pianeta per molte generazioni a venire. L’innalzamento del livello del mare, il calore degli oceani e l’acidificazione continueranno per centinaia di anni a meno che non vengano inventati mezzi per rimuovere il carbonio dall’atmosfera”.
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