Continuano gli studi sull’obesità, e in modo particolare, un team di ricerca della Scuola di medicina del New York Medical College, in collaborazione con la società farmaceutica americana Regeneron, l’Università britannica di Oxford e diversi atenei americani, svedesi e messicani, si è concentrato sull’osservazione di più di 640.000 porzioni di geni umani che controllano la produzione di proteine che hanno dato l’accesso all’individuazione di alcune rare varianti che proteggono contro questa subdola malattia.
lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science.
Obesità: qualche dettaglio sulla ricerca
Il gruppo di ricerca si è dedicato all’analisi delle sequenze geniche per il controllo del peso in più di 600.000 individui reclutati negli Stati Uniti, in Messico e nel Regno Unito. L’obesità è collegata a molte malattie umane, tra cui diabete, cancro e malattie cardiache. C’è quindi un grande interesse nel capire come i geni predispongono gli individui a questa patologia o li proteggono da essa.
Negli studi passati, basandosi su soggetti colpiti da obesità estrema, hanno rilevato varianti genetiche comuni. Tra queste ha destato particolare interesse una copia “rotta” del gene MC4R collegata alla regolazione dell’appetito. Essa rende gli individui più inclini ad incrementare il peso ponderale. Altre analisi hanno trovato migliaia di varianti genetiche, ognuna delle quali presenta un impatto minimo sul peso.
Per poter portare avanti questo progetto, gli studiosi si sono concentrati e hanno sequenziato quei tratti frammentati di Dna che posseggono le informazioni poi assemblate insieme per indirizzare la sintesi delle proteine. I biologi hanno battezzato queste sequenze codificanti del Dna esoni, ovvero la parte del genoma che codifica per le proteine.
Grazie alle analisi ottenute dai dati forniti dai 600 mila volontari, è stato possibile di identificare: “16 rare varianti geniche fortemente associate all’indice di massa corporea, in particolare la variante Gpr75, trovata in circa 4 sequenze su 10.000, che ha conferito protezione dall’obesità nei modelli di topo in laboratorio”, hanno dichiarato gli studiosi coinvolti nella ricerca. Si tratta, hanno specificato, di: “una variante espressa nel sistema nervoso centrale e della quale è nota la capacità di influenzare l’appetito”.
Nonostante sia ormai assodato che: “i fattori genetici svolgano un ruolo essenziale nell’equilibrio energetico e nella regolazione del grasso corporeo – hanno concluso gli autori dello studio – non è, infatti, del tutto chiaro come i geni e le varianti rare possano predisporre o proteggere gli individui dall’obesità”.