Per oltre un secolo, l’idea di Lord Kelvin di immaginare la materia come un intreccio di “nodi” nello spazio è stata considerata un’ingenuità ottocentesca, ma oggi, grazie a un nuovo studio pubblicato su Physical Review Letters, quei nodi tornano al centro della scena,non come atomi, ma come strutture energetiche complesse che potrebbero spiegare uno dei più grandi misteri della fisica: perché il nostro universo contiene materia invece di antimateria.

Il problema: un universo che non dovrebbe esistere
Secondo la teoria del Big Bang, materia e antimateria sarebbero dovute nascere in quantità identiche; eppure, il cosmo è dominato dalla materia: la stessa nostra esistenza deriva da un surplus microscopico, pari a una particella di materia per ogni miliardo di coppie materia–antimateria.
Il Modello Standard non riesce a spiegare questo sbilanciamento e per farlo servirebbe qualcosa di nuovo.
La proposta dei fisici giapponesi: nodi formati da due simmetrie “nascoste”
Il team formato da Muneto Nitta, Minoru Eto e Yu Hamada ha esplorato un’estensione della fisica nota che combina due simmetrie:
- B-L (Baryon Number – Lepton Number)
- Peccei–Quinn (PQ)
Queste simmetrie sono già famose perché spiegano:
- perché i neutrini hanno massa,
- perché il neutrone non mostra il momento di dipolo elettrico previsto dalla teoria,
- e da dove potrebbe arrivare la materia oscura sotto forma di assioni.
Quando entrambe le simmetrie si rompono nell’universo primordiale, creano due tipi di “difetti” nello spaziotempo:
- tubi di flusso magnetico (dalla simmetria B-L),
- vortici superfluidi (dalla simmetria PQ).
Queste strutture possono intrecciarsi in nodi cosmici stabili, veri e propri solitoni topologici.
Un universo temporaneamente dominato dai nodi
A differenza della radiazione, che perde energia man mano che l’universo si espande, questi nodi si comportano come materia normale. La loro energia diminuisce lentamente fino a dominare l’universo per un breve periodo.

Poi avviene il colpo di scena: i nodi collassano tramite tunneling quantistico, producendo neutrini destrorsi molto pesanti; il loro decadimento preferisce leggermente la materia rispetto all’antimateria.
Questo minuscolo sbilanciamento sarebbe sufficiente a generare tutto ciò che oggi esiste: stelle, galassie e di conseguenza noi.
Una firma osservabile: onde gravitazionali ad alta frequenza
Lo scenario non è solo teoria. Il modello prevede che il collasso dei nodi avrebbe riscaldato l’universo a circa 100 GeV, una temperatura chiave oltre la quale i processi elettrodeboli possono convertire l’asimmetria dei neutrini in materia.

Questa fase modificherebbe lo spettro delle onde gravitazionali primordiali, spostandolo verso alte frequenze.
Missioni come LISA, Cosmic Explorer e DECIGO potrebbero cercare proprio questo segnale nei prossimi anni.
Un ritorno moderno a Lord Kelvin
L’idea originale di Kelvin (gli atomi come nodi nello spazio) era sbagliata, tuttavia il nuovo studio recupera quell’intuizione in una forma sorprendentemente attuale: non come spiegazione della struttura dell’atomo, ma come possibile origine della materia stessa.
Secondo gli autori, questo è il primo modello realistico di fisica delle particelle in cui i nodi svolgono un ruolo fondamentale nella storia del cosmo.
Il prossimo passo sarà simulare con maggiore precisione la formazione e il collasso di questi nodi, collegandoli ai segnali che le future missioni di onde gravitazionali potrebbero osservare.