Per generazioni, marinai di tutto il mondo hanno riportato un misterioso fenomeno: vaste aree dell’oceano che brillano costantemente di notte, a volte per mesi interi, i cosiddetti mari lattiginosi.
La luce è abbastanza intensa da permettere la lettura ed è curiosamente simile all’aura verde e bianca delle stelle fosforescenti che decorano le stanze dei bambini, ma queste aree luminose possono estendersi fino a 100.000 chilometri quadrati e, in certi casi, sono visibili persino dallo spazio.
Il mistero dei mari lattiginosi
Questo raro spettacolo bioluminescente è stato soprannominato, come accennato, dai marinai “mari lattiginosi” (milky seas). Nonostante venga segnalato da secoli, la scienza ne sa ancora molto poco, perché si tratta di eventi estremamente rari e solitamente si verificano in aree remote dell’Oceano Indiano, lontano dagli occhi umani: una teoria plausibile è che il bagliore derivi dall’attività di un batterio microscopico luminoso chiamato Vibrio harveyi.
Per prevedere meglio quando si verificheranno i mari lattiginosi, i ricercatori della Colorado State University hanno compilato un database di avvistamenti degli ultimi 400 anni; descritto sulla rivista Earth and Space Science, l’archivio include testimonianze dirette di marinai, resoconti individuali inviati al Marine Observer Journal nell’arco di 80 anni e dati satellitari contemporanei.
Questa è la prima raccolta di dati di questo tipo sugli eventi di mare lattiginoso da trent’anni a questa parte; i dati mostrano che gli avvistamenti avvengono di solito nel Mar Arabico e nelle acque del Sud-est asiatico, e sono statisticamente collegati al Dipolo dell’Oceano Indiano e all’Oscillazione Meridionale di El Niño.

Entrambi questi fenomeni climatici influenzano i modelli meteorologici globali, portando i ricercatori a domandarsi come il fenomeno dei mari lattiginosi possa essere collegato a tali processi.
Justin Hudson, dottorando e primo autore dello studio, ha affermato che il database aiuterà i ricercatori a prevedere meglio quando e dove si verificherà un mare lattiginoso.
L’obiettivo, ha spiegato, è riuscire a inviare una nave di ricerca sul posto in tempo utile per raccogliere informazioni sulla biologia e la chimica all’interno di un mare lattiginoso; dati su queste variabili potrebbero rivelarsi utili per collegare l’evento a processi più ampi del sistema terrestre.
Hudson ha aggiunto che le regioni in cui si verificano i mari lattiginosi presentano una grande biodiversità e sono economicamente importanti per la pesca.
“È davvero difficile studiare qualcosa di cui non si hanno dati”, ha detto Hudson. “Ad oggi esiste una sola fotografia nota scattata al livello del mare, ottenuta per caso da uno yacht nel 2019. Quindi, c’è ancora moltissimo da scoprire su come e perché questo fenomeno si verifichi, e quali siano i suoi impatti nelle aree interessate.”
Come avviene la formazione de mari lattiginosi?
La bioluminescenza si manifesta in molte forme in natura ed uno degli esempi più comuni è la luce intermittente della coda di una lucciola; coi mari lattiginosi, tuttavia, i ricercatori stanno ancora cercando di comprendere cosa accada realmente sulla superficie marina; un indizio proviene da una nave da ricerca che ebbe un incontro fortuito con un mare lattiginoso nel 1985, riuscendo a raccogliere un campione d’acqua.

I ricercatori scoprirono che un ceppo specifico di batteri luminosi viveva sulla superficie delle alghe in una fioritura algale e forse causando un bagliore uniforme in tutte le direzioni, ma si tratta di un solo dato e potrebbe non essere rappresentativo e per colmare il divario di conoscenze, i ricercatori hanno cercato di sfruttare le immagini satellitari raccolte sporadicamente.
Hudson ha dichiarato che, a causa delle regioni più associate al fenomeno, è probabile che la luce derivi da un processo biologico legato ai batteri.
Mari e oceani colpiti da questo fenomeno
“Le aree in cui questo fenomeno avviene più frequentemente si trovano nel nord-ovest dell’Oceano Indiano, vicino alla Somalia e a Socotra, nello Yemen, con quasi il 60% di tutti gli eventi conosciuti che si verificano lì. Allo stesso tempo, sappiamo che le fasi del monsone indiano stimolano l’attività biologica nella regione attraverso cambiamenti nei venti e nelle correnti,” ha detto. “È possibile che i mari lattiginosi rappresentino un aspetto poco studiato del movimento su larga scala del carbonio e dei nutrienti all’interno del sistema terrestre. Questa ipotesi appare sempre più plausibile man mano che scopriamo quanto i batteri svolgano un ruolo fondamentale nel ciclo globale del carbonio, sia sulla terra che negli oceani.”
Il professor Steven Miller è l’altro autore dell’articolo e da anni conduce ricerche sui mari lattiginosi alla CSU; ha guidato gli sforzi per catturare immagini del fenomeno dai satelliti e afferma che il database rappresenta un’opportunità per ottenere finalmente conoscenze dirette.

“I mari lattiginosi sono incredibili manifestazioni della nostra biosfera, la cui importanza in natura non abbiamo ancora pienamente compreso”, ha detto Miller. “La loro stessa esistenza indica connessioni inesplorate tra la superficie e l’atmosfera, e tra i ruoli microscopici e quelli globali dei batteri nel sistema terrestre. Con l’aiuto di questo nuovo database, forgiato dalle navi del XVII secolo fino alle astronavi dei tempi moderni, cominciamo a costruire un ponte tra il folklore e la comprensione scientifica.”
L’articolo rappresenta una parte della ricerca di Hudson presso il Dipartimento di Scienze Atmosferiche della CSU, mentre lavora per completare e difendere la sua tesi quest’estate. Ha detto di sperare che il database possa far luce ulteriormente sulla comprensione del fenomeno.
“Non abbiamo idea di cosa significhino i mari lattiginosi per gli ecosistemi in cui si verificano. Potrebbero indicare un ecosistema sano o uno in sofferenza; i batteri che sospettiamo essere responsabili sono noti per poter avere effetti negativi su pesci e crostacei,” ha detto. “Disporre ora di questi dati ci permette di iniziare a rispondere a domande sui mari lattiginosi, senza dover solo sperare e pregare che una nave ci si imbatta per caso.”