Linkedin ha deciso di patteggiare la causa che la vede vittima di una class action, la cui accusa è che l’azienda di Microsoft addebiti costi eccessivi agli inserzionisti gonfiando il numero di visualizzazioni degli annunci video. Linkedin, nonostante continui a negare le accuse, pagherà una cifra di 6,625 milioni di dollari. L’accordo c’è stato giovedì 25 luglio 2024 nella corte federale di San Josè in California e manca solo l’approvazione del giudice istruttore.
Linkedin pagherà gli inserzionisti
Linkedin, pur negando le accuse, ha deciso di patteggiare e pagherà 6,625 dollari gli inserzionisti che la accusano dei sovrapprezzi e di pratiche scorrette come l’aumentare il numero dei visitatori negli annunci video della piattaforma. L’azienda, pertanto, rigetta le accuse e si è impegnata anche a cercare in due anni un revisore esterno per la verifica delle metriche pubblicitarie.
L’accusa del presunto reato di Linkedin proviene dagli inserzionisti di TopDevz di Sacramento, California e Noirefy di Chicago ed è datata novembre 2020 quando il sito ha annunciato che di aver risolto un bug che avrebbe causato 418.000 addebiti eccessivi, di cui la maggior parte sotto i 25 dollari.
Storia della causa Linkedin-inserzionisti
La causa che vede protagonisti l’azienda comprata da Microsoft nel 2016 e gli investitori ha luogo a fine 2020, poco dopo l’annuncio di una risoluzione di un bug da parte dell’azienda californiana. TopDevz e Noirefy hanno accusato l’azienda di addebitare costi elevati e di gonfiare le visualizzazioni degli annunci video. La causa è stata respinta nel 2021 dal giudice van Keulen, dopodiché gli inserzionisti hanno fatto ricorso e sospeso l’appello per permettere ad entrambe le parti di mediare la controversia.
Un accordo preliminare è stato depositato giovedì sera nella corte federale di San Jose, in California, e manca solo l’approvazione del giudice istruttore Susan van Keulen e prevede che Linkedin pagherà, appunto, 6,625 milioni di dollari patteggiando la causa con gli inserzionisti.