Gli oceani di Titano, la più grande luna di Saturno, nascondono segreti affascinanti che sono stati svelati grazie alla missione Cassini-Huygens. I radar della sonda hanno catturato dettagli straordinari sulla superficie dei mari di idrocarburi vicino al polo nord di Titano.
Un’osservazione dettagliata dei mari di idrocarburi
La missione Cassini, sostenuta da Nasa e Agenzia spaziale italiana (Asi), ha permesso agli scienziati di osservare increspature superficiali che superano appena i 5 millimetri vicino alle coste e agli estuari. Questa scoperta è stata possibile grazie ai dati radar bistatici, che hanno fornito informazioni da due prospettive indipendenti.
Lo studio, guidato dall’ingegnere italiano Valerio Poggiali della Cornell University, ha rivelato differenze nella composizione e nella rugosità delle superfici marine a seconda della latitudine e della posizione. I mari osservati (Kraken Mare, Ligeia Mare e Punga Mare) erano per lo più calmi, con onde superficiali non più grandi di 3,3 millimetri. Tuttavia, vicino alle coste, la rugosità aumentava leggermente, probabilmente a causa delle correnti di marea.
La composizione dei mari di Titano
Un aspetto interessante emerso dallo studio è che i fiumi di metano puro che alimentano questi mari si mescolano con l’etano presente nelle acque aperte, creando una dinamica simile a quella dei fiumi d’acqua dolce che sfociano negli oceani salati della Terra. “È come sulla Terra, quando i fiumi d’acqua dolce si mescolano con l’acqua salata degli oceani”, ha spiegato Poggiali, originario di Genova.
Le osservazioni radar bistatiche, raccolte da Cassini durante i sorvoli del 2014 e 2016, hanno permesso di analizzare e stimare la composizione e la rugosità della superficie dei mari di idrocarburi su Titano.
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