Nel mondo dei videogiochi, John Carmack è una leggenda vivente. Il suo nome è legato alla nascita del 3D moderno nei videogame, grazie a capolavori come Wolfenstein 3D, Doom e Quake ed è noto anche per Oculus e addirittura ha progettato razzi, insomma, è 100% tech.

Ma al di là delle innovazioni tecniche e delle linee di codice rivoluzionarie, c’è un episodio curioso che mostra un lato inaspettato della sua vita da programmatore-genio: gli fu negata l’acquisizione di una Ferrari. E no, non è una leggenda urbana.
John Carmack: un genio con il piede pesante
Nel 1994, John Carmack aveva appena rivoluzionato l’industria videoludica. I milioni di dollari arrivati dal successo di Doom e poi Doom II non erano certo pochi per un giovane sviluppatore di nemmeno trent’anni: così, come molti farebbero dopo aver toccato l’Olimpo tecnologico, decise di concedersi un’auto sportiva di lusso. La scelta? Ovviamente una Ferrari.
Ma ecco il colpo di scena: la Ferrari si rifiutò di vendergliela.
I motivi del rifiuto
A quanto pare, Carmack non era un “cliente tipo”. Aveva già acquistato una Ferrari usata, ma la usava in modo… diciamo “vivace” e secondo quanto raccontato dallo stesso Carmack in varie interviste e conferenze, aveva preso troppe multe per eccesso di velocità, e la casa madre non gradiva questo genere di pubblicità.

Ferrari, che storicamente cura la propria immagine in maniera maniacale, non vedeva di buon occhio un giovane “hacker” informatico che sfrecciava in pista o sulle highway americane, accumulando verbali su verbali.
L’azienda ritenne che vendere un’altra vettura a Carmack fosse un rischio per la reputazione. In altre parole: “Non sei il tipo di persona a cui vogliamo affidare un nostro bolide“.
La reazione di Carmack
Carmack non fece drammi. Al contrario, mostrò una forma tutta sua di ribellione in stile cyberpunk: passò alle Lamborghini. Più precisamente, comprò una Lamborghini Diablo, macchina amata proprio per l’eccesso e il design futuristico, e probabilmente più in sintonia con l’anima ribelle di un uomo che aveva appena riscritto le regole del 3D nei videogiochi.
Ma c’è di più: negli anni successivi, Carmack finanziò anche lo sviluppo di motori aerospaziali e progetti legati al volo suborbitale, diventando fondatore di Armadillo Aerospace. Insomma, se la Ferrari gli aveva negato la strada… lui si era preso il cielo.
Sembra infatti che lo sviluppo di razzi spaziali sia dovuto proprio al fatto che a John Carmack non andasse a genio com’era costruita la Ferrari a livello tecnico ed essendo per lui troppo lenta, beh… decise di metterci le mani se così possiamo dire. Ed è probabile che sia da questo punto che John Carmack abbia iniziato ad interessarsi ai motori a propulsione fino ad arrivare alla vera e propria progettazione di razzi spaziali.
John Carmack: un simbolo della filosofia hacker
Questa storia è diventata negli anni un piccolo manifesto dell’approccio non convenzionale di John Carmack, ossia un programmatore che, pur essendo tra i più influenti della storia moderna, non ha mai cercato di compiacere l’establishment, sia nel software che nella vita privata.

Ha sempre preferito l’efficienza all’etichetta, la libertà creativa alla reputazione “di marca”. E questo episodio lo incarna perfettamente.
Conclusione
John Carmack non ha potuto comprare una Ferrari. Ma ha costruito motori che hanno mosso intere generazioni di videogiochi, ha ridefinito l’interazione tra uomo e macchina, e ha puntato ai cieli quando altri si fermavano ai circuiti.
Per chi lavora nel tech, questa storia ci ricorda che non serve l’approvazione di tutti per cambiare il mondo. Basta una buona idea, un codice ben scritto… e magari una Lamborghini in garage.