Uno studio del Fondo Monetario Internazionale (IMF) ha mostrato come l’avvento della robotica avanzata e dell’intelligenza artificiale (IA) allargherà il gap tra nazioni ricche e povere (aggiungo io, persone ricche e povere).
L’IA allargherà il gap tra nazioni ricche e povere
Se nel corso della storia tutte le rivoluzioni industriali hanno consentito di far emergere le nazioni in via di sviluppo, questo potrebbe non accadere con la quarta rivoluzione industriale.
Dal modello prodotto da Cristian Alonso, Siddharth Kothari e Sidra Rehman risulta che la prossima rivoluzione industriale relativa alla robotica e l’IA allargherà il gap tra nazioni ricche e povere.
I punti principali del modello sono tre: share-in-production, flusso di investimenti, termini di scambio
- Share-in-production: le nazioni ricche sono quelle con salari più elevati questo implica che sono anche le nazioni maggiormente motivate ad abbassare il costo salariale, e quindi le più interessate all’utilizzo della robotica e dell’IA.
- Flusso di investimenti e Termini di scambio: per via del punto precedente, maggiore richiesta di robot nelle economie forti, si genera un dirottamente degli investimenti. Se in questo momento la produzione è spostata verso paese in via di sviluppo (tipo Cina, India, etc…) che posso offrire manodopera a basso costo, con la quarta rivoluzione industriale i paesi ricchi non avranno più bisogno di loro, potranno infatti avere a disposizione macchine che non necessitano di salario e che riducono drasticamente i costi di produzione;
La fonte di questo articolo è: How Artificial Intelligence Could Widen the Gap Between Rich and Poor Nations pubblicato nel blog del Fondo Monetario Internazionale e relativo alla ricerca pubblicata a Settembre 2020: Will the AI Revolution Cause a Great Divergence? condotta da Cristian Alonso, Andrew Berg ; Siddharth Kothari ; Chris Papageorgiou e Sidra Rehman.
Sembra quindi non esserci dubbi sul fatto che l’utilizzo intensivo futuro di robotica e IA allargherà il gap tra nazioni ricche e povere. Resta tuttavia da rispondere a numerose domande in merito. Tutta questa innovazione è davvero quello che vogliamo? La sostituzione della manodopera nei paesi in via di sviluppo e soprattutto la sostituzione della manodopera nel nostro paese, porterà ad un benessere distribuito? Ed infine, il nostro paese si collocherà tra le nazioni ricche o tra quelle povere?