Negli ultimi tempi abbiamo assistito a diversi fenomeni sismici causati dal continuo spostamento o vibrazione della crosta terreste. Mentre alcuni sono prevedibili grazie a segnali quali lampi e bagliori, attività vulcanica, nervosismo degli animali e altri indizi che provengono dall’osservazione della natura, per altri è necessario l’intervento della tecnologia. Diversi sono i modi per rilevare l’attività tellurica le più recenti sono lo sfruttamento dei cavi sottomarini utilizzati per internet, e oggi, ti parlerò della fibra ottica.
La fibra ottica generalmente associata alla navigazione in rete e alla possibilità di connettersi ad una certa velocità ma a quanto pare si è mostrata più versatile. Open Fiber ha recentemente dichiarato di avere dato il via ad un progetto che permetterà lo studio dell’ utilizzo della fibra ottica proprio per riuscire a prevenire i terremoti.
Il progetto è stato nominato “Meglio” (Measuring Earthquakes signals Gathered with Laser Interferometry on Optic fibers), ed è retto dal principio base che durante le scosse telluriche la fibra ottica si modifica allungandosi. Si tratta di un movimento non percepibile ad occhio nudo poiché l’unità di misura dell’allungamento è pari a un millesimo di millimetro.
Questo permette di valutare un cambiamento di fase nel segnale luminoso che potrà essere rilevato con la massima precisione. Una volta stabilito il mutamento della fibra ottica, i dati raccolti saranno consegnati ad un centro di elaborazione degli stessi, e sempre tramite le informazioni percepite si potrà stabilire sia l’intensità della scossa, sia la possibilità di localizzarla.
In buona sostanza, grazie ai sensori invisibili della fibra ottica, sarà possibile percepire i terremoti in un raggio di azione pari a 45.000 chilometri che costituiscono l’infrastruttura in fibra ottica trapiantata da Open Fiber in Italia. Per potere sfruttare al meglio questa nuova caratteristica della fibra ottica, saranno installati una coppia di sensori laser ultrasottili.
È importante precisare che la rete che verrà impegnata nel progetto sarà la stessa che offre il servizio di connettività dati ai consumatori, senza che questo venga compromesso dalla sperimentazione. Elisabetta Ripa, Amministratore Delegato Open Fiber, ha dichiarato: “Questa sperimentazione dimostra ancora una volta come l’infrastruttura estesa e capillare in fibra ottica sia uno strumento abilitante non solo per il trasporto dei dati, ma anche per innumerevoli applicazioni tecnologiche come, in questo caso, il monitoraggio dei terremoti”.
Il progetto sarà svolto in un arco di tempo di 18-24 mesi e il team sarà composto da Open Fiber che coordinerà la sperimentazione, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INMR), che avrà il compito di curare la modellizzazione teorica, definire le specifiche dei sensori e curarne lo sviluppo affiancata da Metallurgica Bresciana, a Pangea sarà affidato lo sviluppo del software di raccolta ed elaborazione dati tramite il machine learning, ed infine l’Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia che raccoglierà tutte le informazioni raccolti per procedere ad uno studio a 360° da Open Fiber che coordinerà la sperimentazione, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INMR), che avrà il compito di curare la modellizzazione teorica, definire le specifiche dei sensori e curarne lo sviluppo affiancata da Metallurgica Bresciana, a Pangea sarà affidato lo sviluppo del software di raccolta ed elaborazione dati tramite il machine learning, ed infine l’Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia che raccoglierà tutte le informazioni raccolti per procedere ad uno studio a 360°.