DJI finisce nella lista nera degli USA e molte figure di spicco dell’azienda hanno deciso di lasciare il loro posto perché spaventatati dalle conseguenze.
DJI finisce nella lista nera
L’azienda cinese, primo produttore di droni al mondo, come altre aziende cinesi (Huawei, ZTE e ByteDance) è costretta a bloccare le vendite negli Stati Uniti ed è impedita ad acquistare o utilizzare componenti di aziende USA. Per questo molti dirigenti della società hanno preferito proseguire la loro carriera in altre società.
Romeo Durscher, capo della sicurezza pubblica di DJI ed ex project manager della NASA, ha lasciato l’azienda perché il suo settore di riferimento relativo alla tecnologia per droni per agenzie e i dipartimenti governativi non militari è stato annullato. L’ex direttrice dello sviluppo, Cynthia Huang, è passato alla società svizzera diretto concorrente di DJI, Auterion.
Anche la concorrenza ovviamente si sta muovendo per soddisfare un mercato valutato 3,5 miliardi di euro dal dipartimento della Difesa americano, di cui ancora per il 90% del mercato consumer e il 70% di quello industriale è occupato da DJI.
Non potendo più lavorare negli States, la francese Parrot ha firmato un ricco contratto come fornitore del dipartimento della Difesa.
Skydio, azienda americana produttrice di droni, ha messo le mani avanti scrivendo sul proprio sito che:
“Tutti i componenti hardware e software dei nostri prodotti sono studiati, sviluppati e prodotti negli Stati Uniti, anche se ci possiamo avvalere di fornitori esterni di comprovata capacità e livelli di sicurezza”;
e dichiarando per bocca del suo CEO, Adam Bry, che:
“DJI è stata abile nel costruire un ottimo hardware con design all’avanguardia, ma non è solo questo che il mercato ci chiede”.