Si parla di demenza precoce quando la malattia colpisce soggetti con un’età inferiore ai 65 anni. I sintomi più ricorrenti sono: compromissione della capacità di pensare, comunicare, svolgere compiti quotidiani e ricordare. La demenza colpisce anche la personalità dell’individuo: il comportamento e l’umore possono subire delle variazioni importanti causate dal declino cognitivo.
Una malattia tanto misteriosa quanto spietata a cui però non bisogna arrendersi, né sovrapporla ad un’immagine di vita infelice. Ricordiamoci che la ricerca va avanti e che le terapie vengono perfezionate continuamente. Tra i nuovi passi avanti fatti dalla scienza nell’ambito della demenza precoce, è emerso uno studio interessante che ha coinvolto 150 pazienti.
Si tratta di una collaborazione italo-olandese che si è concretizzata al Policlinico di Milano. Lo studio è stato successivamente pubblicato sulla rivista scientifica Annals of Neurology e tratta in modo specifico della Demenza Fronto Temporale (FTD), nota anche come malattia di Pick. Si tratta della forma più diffusa di demenza precoce: i soggetti più colpiti hanno un’età tra i 55 e i 65 anni.
Demenza precoce: lo studio italo-olandese
L’analisi dei 150 pazienti con diagnosi di FTD è stato svolto dalla Dottoressa Marta Scarioni, ricercatrice all’Università di Amsterdam che si è specializzata al Policlinico di Milano, in collaborazione con Elio Scarpini (direttore della Neurologia – Malattie Neurodegenerative del Policlinico di Milano, Centro Dino Ferrari, Università degli Studi di Milano) e Daniela Galimberti (ricercatrice del medesimo istituto).
Rispetto alla diagnosi della demenza precoce, il team di esperti ha spiegato: “Diagnosticarla non è semplice in quanto non esistono marcatori biologici affidabili, mentre l’analisi attraverso la risonanza magnetica o con la PET non garantiscono al momento una diagnosi affidabile. La FTD è un esempio di malattia ‘neuropsichiatrica’. È infatti caratterizzata all’esordio da disturbi psico-comportamentali come disinibizione o apatia, comportamenti non adeguati al contesto sociale, aggressività verbale, mancanza di empatia, tendenza alla ripetitività, e della fluenza del linguaggio. La causa è la degenerazione progressiva dei neuroni in una regione particolare (frontale e temporale) della corteccia cerebrale”.
Lo studio ha evidenziato che: “I sintomi all’esordio della malattia sono spesso non solo neurocognitivi, ma anche psichiatrici. In particolare, la disinibizione orale e le allucinazioni sono risultate frequenti e possono costituire un importante indicatore della patologia sottostante. Inoltre, il 68% dei pazienti con diagnosi clinica di FTD presentava a livello anatomico un quadro specifico. L’importanza di questo lavoro“ concludono gli scienziati “nasce dal fatto che, per la prima volta, i sintomi neuropsichiatrici presenti vengono correlati a una diagnosi di certezza di malattia su un gruppo così numeroso di pazienti. La valutazione clinica di persone con sospetto di demenza fronto temporale dovrebbe quindi costantemente valutare anche la presenza e le caratteristiche di tali sintomi neuropsichiatrici”.