La proteina BRAT1, rintracciata in diversi tumori quali cancro colorettale, della prostata, cancro al seno, del polmone, al fegato, e tumore al cervello, è stata definita “undruggable” e cioè non attaccabile dal punto di vista farmacologico. Grazie al dottor Mingji Dai, professore di chimica presso il Purdue University Center for Cancer Research, le cose potrebbero finalmente cambiare.
Lo studioso infatti ha sviluppato un ritrovato, il Curcusone D, capace di combattere la proteina BRAT1. Si tratta di una scoperta molto importante che potrebbe aiutare a combattere le neoplasie di diverse tipologie.
I curcusoni sono sostanze che derivano da una pianta chiamata Jatropha curcas o noce di purificazione. Questo particolare arbusto cresce nelle Americhe, per poi diffondersi in altri continenti, come Africa e Asia. I curcusoni sono stati utilizzati spesso come ritrovati terapeutici in medicina, incluso il trattamento dei tumori, oltre ad essere una fonte economica di biodiesel.
Lo studio “Total Synthesis and Target Identification of the Curcusone Diterpenes“, è stato pubblicato sul Journal of the American Chemical Society
Proteina BRAT1: come agisce il Curcusone D
“Eravamo molto interessati dalla struttura novella di questi composti. Siamo stati intrigati dalla loro funzione biologica; hanno mostrato l’attività anticancro abbastanza potente e possono piombo ai nuovi meccanismi per combattere il cancro“, ha dichiarato Mingji Dai. Il team di ricerca del professore infatti, ha sperimentato il Curcusone D sulle cellule del cancro al seno e hanno scoperto che questo composto è estremamente efficace nel fare morire le cellule tumorali. La proteina BRAT1,che regola la risposta al danno del DNA e la riparazione del DNA nelle cellule tumorali, ha subito gli effetti benefici del preparato.
“Il nostro composto non solo può uccidere queste cellule tumorali, ma può fermare la loro migrazione”, ha spiegato Dai. “Se riusciamo a impedire al cancro di metastatizzare, il paziente può vivere più a lungo”. Per uccidere le cellule tumorali e fermare la migrazione, ci sono altri composti che lo fanno. Ma per quanto riguarda l’inibizione della proteina BRAT1, non ci sono altri composti che possono farlo”.
Dai e il suo gruppo di esperti credono che il Curcusone D sia ancora più efficace se combinato con altri trattamenti. L’unica difficoltà incontrata risiede nella difficoltà di estrarre più composto possibile, poiché richiede un impiego importante della pianta dal quale deriva. Non solo, risulta ostico separare il composto da altre sostanze chimiche presenti nella pianta: “In natura, la pianta non produce molto questo composto”, ha specificato DAI .”Ci sarebbe bisogno 100 libbre circa dell’arbusto per ottenere appena un cucchiaino da caffè della sostanza, pari allo 0,002% del rendimento“.
“Ecco perché diventa importante sintetizzarlo. Possiamo usare la sintesi per produrre più composti in un modulo più puro per lo studio biologico, in modo tale da permetterci di portare avanti la ricerca. Questo permetterebbe di sviluppare un composto più efficace”, ha concluso lo scienziato.
Certo che va incoraggiata questa ricerca