Un team di ricerca dell’Università di Melbourne si è ingegnato per tradurre concretamente il progetto di inserire gli elettrodi attraverso la vena giugulare del collo, spingendoli fino alla corteccia motoria primaria del cervello.
Gli elettrodi, “installati” nella parete del vaso sanguigno, sono in grado di rilevare i segnali cerebrali e inviarli ad un computer. Questa nuova tecnologia, ideata per la prima volta nel 2016, è stata sperimentata con esito positivo su due persone colpite da SLA (sclerosi laterale amiotrofica). Grazie a questa forma embrionale di cervello-computer, i candidati all’esperimento sono stati in grado di controllare il mouse di un pc connesso al loro cervello, con il semplice utilizzo dei loro pensieri.
È stato possibile sviluppare questa facoltà grazie ad una formazione assistita dall’apprendimento automatico che associa il segnale a determinati movimenti: clic del mouse, lo zoom, il tasto sinistro, e così via. “In combinazione con un eye-tracker per la navigazione del cursore, si ottiene il controllo del sistema operativo Windows. Il primo partecipante è stato in grado di utilizzare la tecnologia dell’interfaccia cervello-computer senza supervisione a casa dopo 86 giorni. Mentre il secondo partecipante dopo soli 71 giorni di supervisione”.
Cervello-computer: sfruttare la giugulare è meno invasivo
Questo nuovo approccio tecnologico è sicuramente meno invasivo rispetto al progetto presentato da Elon Musk: il suo Neuralink infatti, prevede l’asportazione di una parte del cranio per poter impiantare un chip.
il professor Thomas Oxley, autore principale dello studio e CEO di Synchron, ha dichiarato: “Il sistema motorio, in questo momento, è ciò che può fornire la terapia giusta alle persone che sono paralizzate. Quando iniziamo a interagire con altre aree del cervello, si inizia a notare come la tecnologia porterà alla potenza massima di elaborazione del cervello“.
Non rimane che attendere gli sviluppi. Per tutti gli aggiornamenti, continua a seguirci.
Bellissimo articolo