Il burnout da covid19 era un conto che prima o poi sarebbe stato presentato. A dare concretezza a questo timore è stata una ricerca promossa dall’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha coinvolto 1.150 operatori sanitari tra infermieri, medici e altri professionisti.
Burnout da covid19: i dati della ricerca
Il campione studiato dal team di esperti del Sacro Cuore è composto da 1.150 operatori sanitari, di cui 575 medici che prestano servizio nelle regioni più colpite dall’infezione da Covid19 quali Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Il 93% dichiara di aver rilevato nell’ultimo mese almeno un sintomo di stress psico-fisico. Il 65% ha affermato di essersi sentito più irritabile del solito, il 62% di avere avuto disturbi nel ritmo sonno/veglia, quasi il 50% di aver sofferto di incubi notturni, circa il 45% di aver avuto crisi di pianto e il 35% palpitazioni.
Anche lo stress ha toccato soglie preoccupanti: un operatore su 3 ha mostrato segni di alto esaurimento emotivo (come la sensazione di essere emotivamente svuotati, logorati ed esausti) e uno su 4 moderati livelli di depersonalizzazione (come la tendenza ad essere cinici, trattare gli altri in maniera impersonale o come “oggetti”, sentirsi indifferenti rispetto ai pazienti e ai loro familiari).
Questi dati evidenziano come il personale medico e paramedico sia stato sottoposto ad un carico lavorativo ed emotivo troppo pesante per poter essere a lungo tollerato: “Mentre la crisi da covid19 ha messo sotto pressione i servizi sanitari in tutto il mondo e i governi si sono mossi per rallentare la diffusione del virus, gli operatori sanitari sono dall’inizio in prima linea nella gestione quotidiana della pandemia” spiega Serena Barello, ricercatrice di EngageMinds e responsabile dello studio.
“Il personale sanitario si è trovato a dover fronteggiare una situazione estremamente stressante e complessa, dai tratti imprevedibili, mettendo a serio rischio la propria salute non solo fisica, ma anche emotiva e psicologica, salute già messa a dura prova in tempi ordinari e che – è verosimile immaginare – possa essere stata ulteriormente compromessa dal peso della crisi sanitaria generata da Covid-19, inasprendo aspetti di vulnerabilità la cui tenuta è già precaria” ha concluso la scienziata.