Bernie Sanders ha dichiarato guerra ai giganti dell’intelligenza artificiale. Il senatore del Vermont, intervistato da Axios, ha chiesto al governo di intervenire per dividere OpenAI, la società guidata da Sam Altman e conosciuta per ChatGPT. Secondo lui, l’ascesa dell’AI è paragonabile a un meteorite in arrivo: potente, veloce e potenzialmente distruttiva per il lavoro umano. “Dobbiamo prepararci a gestirne la complessità”, ha detto.
Sanders contro OpenAI: il rischio di un nuovo monopolio tecnologico
Per Sanders, OpenAI rappresenta il simbolo di una nuova concentrazione di potere. Il senatore teme che l’azienda e i suoi partner stiano accumulando un’influenza economica e politica senza precedenti. “Voglio vedere le piccole imprese svilupparsi. Non servirà a nulla se i lavori d’ingresso verranno presi dall’AI”, ha dichiarato.
Il suo obiettivo è impedire che poche società decidano il futuro dell’innovazione. Sanders sostiene che i benefici dell’intelligenza artificiale stiano andando “quasi esclusivamente a chi sta in cima”, lasciando milioni di lavoratori esposti al rischio di automazione e disoccupazione.
Un rapporto condiviso dallo stesso senatore indica che l’AI e l’automazione potrebbero eliminare fino a 100 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti nel prossimo decennio. Per questo invita a “prendere fiato” e affrontare il problema prima che sia troppo tardi.
OpenAI si difende dalle accuse

Liz Bourgeois, responsabile della comunicazione di OpenAI, ha risposto alle accuse sostenendo che l’azienda opera in un settore già dominato da grandi colossi tecnologici. “La nostra crescita riflette qualcosa di semplice: le persone trovano utile ciò che costruiamo. Questa è concorrenza sana, non monopolio”, ha spiegato a Axios.
Secondo Bourgeois, OpenAI non sta soffocando la competizione ma la sta stimolando. Ha citato come prova l’esistenza di alternative reali come Gemini di Google e Claude di Anthropic, che offrono modelli AI diversi per filosofia e approccio.
Questa posizione, però, non ha convinto Sanders, che continua a vedere nel legame tra grandi aziende e startup un pericolo per l’indipendenza del settore.
Trump e il progetto Stargate: l’altra faccia della politica AI
Dall’altra parte, Donald Trump ha intrapreso una strada opposta. Nel suo secondo mandato ha lanciato Stargate, un progetto federale da 500 miliardi di dollari destinato a costruire infrastrutture AI nazionali. OpenAI è una delle aziende coinvolte.
L’obiettivo dichiarato è rafforzare la leadership americana nell’intelligenza artificiale. Ma per Sanders, questa alleanza dimostra quanto sia difficile separare potere politico e interessi economici. Trump, che durante la campagna elettorale aveva promesso di “spezzare i monopoli tech”, ha finito per collaborare con le stesse realtà che intendeva limitare.
Nvidia e la paura di una bolla dell’intelligenza artificiale

Uno dei punti più discussi riguarda l’enorme investimento di Nvidia, che ha destinato circa 100 miliardi di dollari a OpenAI. Asad Ramzanali, direttore del Vanderbilt Policy Accelerator, lo definisce un “accordo circolare” che alimenta una bolla potenzialmente pericolosa.
Secondo Ramzanali, “i chip devono essere indipendenti dalle nuvole, e le nuvole indipendenti dai modelli AI. Questi modelli dovrebbero competere per merito, non per legami con sponsor da trilioni di dollari”. Se questa spirale dovesse esplodere, il rischio per l’economia americana sarebbe enorme.
La proposta della robot tax
Per affrontare il tema dell’automazione, Sanders propone una misura drastica: una robot tax. L’idea è tassare le grandi aziende che sostituiscono manodopera umana con sistemi automatizzati, per redistribuire parte dei profitti ai lavoratori colpiti.
“Non possiamo permettere che la tecnologia arricchisca pochi mentre lascia milioni di persone senza lavoro”, ha detto.
Molti analisti, tuttavia, dubitano della fattibilità di una tassa del genere. La maggior parte delle aziende non trae ancora guadagni concreti dall’uso dell’intelligenza artificiale e una nuova imposta potrebbe rallentare la ricerca.
Friend e la solitudine digitale: la preoccupazione di Sanders
Oltre al lato economico, il senatore guarda con preoccupazione anche all’impatto sociale dell’AI. Ha criticato la startup Friend, che ha lanciato un dispositivo indossabile pensato come “compagno artificiale”.
La campagna pubblicitaria di Friend nella metropolitana di New York ha scatenato un’ondata di proteste. Molti utenti hanno giudicato inquietante l’idea di sostituire le relazioni umane con un assistente digitale. Sanders ha detto di essere preoccupato per “il modo in cui ci relazioniamo come esseri umani”, denunciando una deriva culturale che riduce la connessione autentica tra persone.
Piccole imprese e futuro del lavoro

Sanders ribadisce di voler promuovere la creatività e la libertà imprenditoriale. Vuole un’economia in cui le start-up e le imprese locali possano competere senza dipendere da sponsor miliardari.
Il suo appello è chiaro: “Voglio vedere creatività là fuori, voglio che i giovani abbiano un futuro”. Ritiene che un’eccessiva concentrazione di potere tecnologico soffochi l’innovazione e renda il mercato meno dinamico.
Il messaggio è politico ma anche generazionale: l’intelligenza artificiale non deve diventare un ostacolo per chi cerca il primo lavoro.
Un dibattito aperto su etica e controllo
Dividere OpenAI sarebbe una decisione senza precedenti. Anche se non è detto che il governo voglia seguirlo, Sanders ha acceso un tema che va oltre il suo partito. Il controllo dei grandi modelli linguistici è ormai una questione economica, etica e sociale.
Gli Stati Uniti, come l’Europa e la Cina, devono decidere come bilanciare innovazione e tutela del lavoro. L’alternativa, secondo Sanders, è lasciare che l’AI si sviluppi senza regole, con conseguenze imprevedibili per milioni di persone.
Il futuro dell’intelligenza artificiale non riguarda solo gli ingegneri o gli investitori. Riguarda la società intera, dalle scuole alle fabbriche, dai trasporti alle comunicazioni. La domanda che resta è se la politica saprà agire prima che “il meteorite” colpisca davvero.
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