Grazie ad uno studio condotto da ricercatori della Washington University School, è stata identificata una nuova proteina coinvolta nel morbo di Alzheimer: individuata nel fluido che circonda il cervello e il midollo spinale indica in quale stadio della malattia si trova.
Grazie a questa scoperta potrebbe essere possibile diagnosticare la malattia nelle due prime fasi quando i sintomi sono ancora lievi. Potrebbe anche accelerare gli sforzi per trovare nuove cure, fornendo un modo relativamente semplice per valutare se un trattamento sperimentale rallenta o ne arresta il decorso cronico.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Brain.
Alzheimer: un nuovo biomarcatore che misura la tau
Bateman, MD, Charles F. e Joanne Knight, Professori di Neurologia e in particolare Bateman, che cura i pazienti con malattia di Alzheimer nel campus medico della Washington University, e autore dello studio, ha dichiarato: “Questo biomarcatore del fluido tau MTBR misura la tau e può confermare lo stadio della malattia di Alzheimer indicando la quantità della tau stessa nel cervello dei malati di Alzheimer”.
“Potremmo così avere un modo per sapere se i sintomi di una persona sono dovuti alla tau e a che stadio si trova nel decorso della malattia, senza bisogno di fare una scansione del cervello. In qualità di medico, queste informazioni sono preziose per la cura del paziente e, in futuro, per guidare le decisioni terapeutiche “, ha continuato lo scienziato.
L’Alzheimer fa il suo ingresso quando una proteina del cervello chiamata amiloide inizia a formare placche nel cervello. Durante questa fase dell’amiloide, che può durare due decenni o più, le persone non mostrano segni di declino cognitivo. Tuttavia, subito dopo che gli accumuli di tau iniziano a diffondersi nei neuroni, le persone iniziano a mostrare confusione e perdita di memoria e le scansioni cerebrali mostrano una crescente atrofia del tessuto cerebrale.
Alzheimer: l’importanza di trovare nuove strategie diagnostiche
I grovigli di tau possono essere rilevati dalle scansioni cerebrali con tomografia a emissione di positroni (PET), ma le scansioni cerebrali richiedono molto tempo, costano e non sono disponibili ovunque. Bateman e colleghi stanno sviluppando esami del sangue diagnostici per la malattia di Alzheimer basati sull’amiloide o su una forma diversa di tau, ma nessuno dei due test può determinare la quantità di grovigli di tau attraverso le fasi della malattia.
La tau MTBR è un pezzo insolubile della proteina tau e il componente principale dei grovigli di tau stessa. Bateman e il primo autore Kanta Horie, PhD, si sono resi conto che specifiche specie di tau MTBR erano maggiori nel cervello delle persone con malattia di Alzheimer e che la loro misurazione nel liquido cerebrospinale poteva essere un modo per valutare lo stadio del morbo. Precedenti ricercatori che utilizzavano anticorpi contro la tau non erano riusciti a rilevare la tau MTBR nel liquido cerebrospinale. Horie e colleghi hanno sviluppato un nuovo metodo basato sull’uso di sostanze chimiche per rintracciare la tau, seguito dalla spettrometria di massa.
Grazie a questa tecnica, Horie, Bateman e colleghi hanno analizzato il liquido cerebrospinale di 100 persone di circa 70 anni di età. Trenta non avevano deterioramento cognitivo e nessun segno di Alzheimer; 58 avevano placche amiloidi senza sintomi cognitivi o con demenza di Alzheimer lieve o moderata e 12 avevano deterioramento cognitivo causato da altre condizioni. I ricercatori hanno scoperto che i livelli di una forma specifica – MTBR tau 243 – nel liquido cerebrospinale erano elevati nelle persone con Alzheimer e che aumentavano quanto più avanzati erano il deterioramento cognitivo e la demenza del soggetto interessato.
Il team di ricerca ha verificato risultati così ottenuti seguendo 28 membri del gruppo coinvolto nello studio per un periodo compreso tra due e nove anni. La metà dei partecipanti aveva un certo grado di Alzheimer all’inizio dello studio. Nel tempo, i livelli di MTBR tau 243 sono aumentati significativamente nel gruppo con malattia di Alzheimer, di pari passo con un peggioramento dei punteggi nei test di funzione cognitiva.
Il gold standard per misurare la tau nel cervello vivente è una scansione cerebrale tau-PET. La quantità di tau visibile in una scansione cerebrale è correlata al deterioramento cognitivo. Per vedere come la loro tecnica fosse all’altezza del gold standard, i ricercatori hanno confrontato la quantità di tau visibile nelle scansioni cerebrali di 35 persone, 20 con Alzheimer e 15 senza, con livelli di MTBR tau 243 nel liquido cerebrospinale. I livelli di tau 243 di MTBR erano altamente correlati con la quantità di tau identificata nella scansione cerebrale, suggerendo che la loro tecnica misurava accuratamente la quantità di tau, e quindi il danno, accumulata nel cervello.
“In questo momento non esiste un biomarcatore che rifletta direttamente la patologia tau del cervello nel liquido cerebrospinale o nel sangue“, ha spiegato Horie.
“Quello che abbiamo scoperto qui è che una nuova forma di tau, MTBR tau 243, aumenta continuamente con il progredire della patologia tau. Questo potrebbe essere un modo per noi non solo di diagnosticare la malattia di Alzheimer, ma anche di dire a che stadio della malattie si trovano le persone colpite dal morbo. Abbiamo anche trovato alcune specie di tau MTBR specifiche nello spazio tra i neuroni del cervello, il che suggerisce che potrebbero essere coinvolte nella diffusione di grovigli tau da un neurone all’altro. Questa scoperta apre nuove strade per nuove terapie per la malattia di Alzheimer basate sul targeting della tau MTBR per arrestare la diffusione di grovigli “, ha concluso lo scienziato.
Si continua a illudere le persone che convivono con questa bestia ma non vi sentite un po’ venditori di fumo????
Buonasera Maddy, no, non ci sentiamo venditori di fumo. Parlare di malattie così devastanti non è mai facile, e cerchiamo di farlo con la massima serietà, verificando le fonti e proponendo tutti passi avanti, seppur piccoli che fa la ricerca. Buona serata.