Una ricerca di sei anni nello spazio ha individuato, e appena scoperto, 461 nuovi oggetti oltre l’orbita di Nettuno, questi includono quattro che sono più di 230 unità astronomiche (AU) dal sole (un’unità astronomica è la distanza dalla Terra al sole, circa 93 milioni di miglia o 149,6 milioni di chilometri).
I 4 dei 461 nuovi oggetti oltre l’orbita di Nettuno, essendo straordinariamente distanti, potrebbero far luce sul Pianeta Nove, un corpo teorico mai osservato che potrebbe nascondersi nello spazio profondo, la cui gravità influenza le orbite di alcuni degli oggetti rocciosi ai margini del sistema solare.
Le nuove osservazioni provengono dalla Dark Energy Survey, uno sforzo per mappare la struttura galattica dell’universo e la materia oscura iniziato nel 2013, sei anni di osservazione –dal Blanco Telescope a Cerro Tololo in Cile– che hanno prodotto un totale di 817 nuovi oggetti confermati, 461 dei quali vengono ora descritti per la prima volta in un articolo pubblicato sul server di prestampa arXiv, documento che è stato sottoposto a una rivista per la revisione tra pari, secondo ScienceAlert.
Tutti i 461 nuovi oggetti oltre l’orbita di Nettuno presenti nello studio si trovano ad almeno 30 AU di distanza, in una regione del sistema solare che è quasi inimmaginabilmente buia e solitaria.
Più di 3.000 oggetti transnettuniani, o TNO, sono stati identificati in questi tratti ghiacciati, ed includono pianeti nani come Plutone ed Eris, nonché piccoli oggetti della fascia di Kuiper –la fascia di Kuiper è una regione di oggetti ghiacciati che orbitano tra circa 30 AU e 50 AU dal sole– come Arrokoth, un corpo roccioso visitato dalla navicella spaziale New Horizons nel 2019.
Le particolarità di alcuni dei 461 nuovi oggetti oltre l’orbita di Nettuno
Dei 461 nuovi oggetti oltre l’orbita di Nettuno descritti per la prima volta nel nuovo giornale, alcuni spiccano più degli altri, nove infatti sono noti come oggetti transnettuniani estremi, che hanno orbite che oscillano di almeno 150 UA dal sole.
Quattro di questi sono estremamente estremi, con distanze orbitali di 230 AU e, a queste distanze, gli oggetti sono difficilmente influenzati dalla gravità di Nettuno, ma le loro strane orbite suggeriscono un’influenza dall’esterno del sistema solare.
Alcuni ricercatori pensano che l’influenza potrebbe essere un pianeta ancora da scoprire, soprannominato Planet Nine, mentre altri pensano che la gravità combinata di molti piccoli oggetti, o, in alternativa, nient’altro che un’anomalia statistica, spieghi le strane orbite.
I 461 nuovi oggetti oltre l’orbita di Nettuno appena scoperti potrebbero quindi aiutare i ricercatori ad affinare il possibile Pianeta Nove o a confutare la sua esistenza.
I ricercatori hanno anche trovato quattro nuovi Nettuno Trojan, ovvero corpi che condividono le orbite di un pianeta o di una luna, ed in questo caso, gli oggetti condividono l’orbita di Nettuno attorno al sole.
Gli scienziati hanno anche osservato la cometa Bernardinelli-Bernstein, che prende il nome dai due autori principali dell’articolo, il cosmologo dell’Università della Pennsylvania Gary Bernstein e lo studioso postdottorato dell’Università di Washington Pedro Bernardinelli.
I due ricercatori sono stati i primi a individuare la cometa nel set di dati del Dark Energy Survey, inoltre la cometa Bernardinelli-Bernstein può essere larga fino a 100 miglia (160 km) e proviene dalla nuvola di Oort, un altro strato di oggetti ghiacciati ancora più distante della fascia di Kuiper.
Almeno 155 dei 461 nuovi oggetti oltre l’orbita di Nettuno appena scoperti sono quelli che gli astronomi chiamavano “staccati“, ciò significa che sono abbastanza lontani da Nettuno che la gravità del grande pianeta non li influenza molto, invece, sono per lo più legati al sistema solare dalla lontana attrazione del sole.
Gli oggetti distaccati, a volte noti come oggetti a disco diffuso estesi, tendono ad avere enormi orbite ellittiche.
I risultati sono entusiasmanti, come hanno scritto i ricercatori nel loro articolo, questo perché il Dark Energy Survey non era inteso come una ricerca di oggetti transnettuniani, i suoi obiettivi infatti erano di caratterizzare l’energia oscura teorica che influenza l’espansione accelerata dell’universo, tuttavia i dati del rilevamento contengono il 20% di tutti i TNO attualmente conosciuti –hanno scritto i ricercatori–, che coprono un ottavo del cielo.
“Questi saranno preziosi per ulteriori test statistici dettagliati dei modelli di formazione per la regione transnettuniana”
hanno scritto.
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