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Zona morta in espansione nel Golfo del Messico: l’allarme degli scienziati

La zona morta nel Golfo del Messico ha raggiunto dimensioni critiche, soffocando la vita marina e sollevando l'allarme degli scienziati

Massimo 10 mesi fa Commenta! 4
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Hai mai immaginato un mare dove i pesci non riescono a respirare? Purtroppo, non è solo un’immagine, ma una triste realtà che sta colpendo il Golfo del Messico. Gli scienziati sono allarmati dalla crescita della cosiddetta “zona morta”, un’area del fondo marino priva di ossigeno che sta soffocando la vita acquatica.

Contenuti di questo articolo
L’estensione della zona mortaLe conseguenze per la vita marinaL’Impatto del Cambiamento Climatico

L’estensione della zona morta

Immagina un’area grande quanto lo stato del New Jersey, dove la vita marina non riesce a sopravvivere. Ecco, questa è la dimensione attuale della zona morta nel Golfo del Messico, che quest’anno si estende per circa 6.705 miglia quadrate. Questo fenomeno è causato principalmente dalle acque ricche di nutrienti provenienti dal fiume Mississippi, che favoriscono una crescita eccessiva di alghe.

Zona morta

Questa non è la prima volta che si verifica un’ampia zona morta, ma quest’anno ha raggiunto la dodicesima posizione tra le più grandi mai registrate in quasi quattro decenni di monitoraggio. Nel 2017, la zona morta più grande mai osservata copriva oltre 8.700 miglia quadrate. Anche se non siamo a livelli record, le dimensioni attuali superano comunque le previsioni fatte all’inizio dell’estate.

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Le conseguenze per la vita marina

Ma cosa succede esattamente in una zona morta? Le alghe, crescendo in modo incontrollato, bloccano la luce del sole e, quando muoiono, si depositano sul fondo marino consumando tutto l’ossigeno disponibile. Questo porta i pesci e altre creature marine a cercare rifugio altrove. E per quelli che rimangono, la vita diventa un incubo: cambiano le loro diete, diminuiscono i tassi di crescita e riproduzione, e si restringe il loro habitat. Di conseguenza, anche per noi umani ci sono meno risorse, come i gamberetti, da pescare.

Non possiamo nasconderci dietro un dito: gran parte di questa situazione è causata da noi. I nutrienti in eccesso provengono dalle città e dalle fattorie, si infiltrano nelle acque vicine come il Mississippi e finiscono nel Golfo del Messico. Anche se le zone morte possono verificarsi naturalmente, l’intervento umano ha sicuramente aggravato il problema.

L’Impatto del Cambiamento Climatico

E cosa dire del cambiamento climatico? La situazione non fa che peggiorare. Uno studio del 2018 ha scoperto che l’area totale delle zone morte oceaniche è quadruplicata dal 1950. Il riscaldamento globale, con l’intensificazione delle tempeste e l’aumento delle precipitazioni, potrebbe ulteriormente aggravare la diffusione di queste aree senza vita.

Misurare l’ipossia (carenza di ossigeno) in queste zone è cruciale per capire lo stato di salute degli oceani, specialmente in un clima in continua evoluzione. “È fondamentale che misuriamo l’ipossia di questa regione come indicatore della salute oceanica”, afferma Nicole LeBoeuf, amministratrice del National Ocean Service di NOAA. Questa raccolta di dati a lungo termine aiuta i decisori a modificare le loro strategie per ridurre la zona morta e gestire gli impatti sulle risorse costiere e sulle comunità.

Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa emergenza ambientale. È tempo di agire e fare la nostra parte per ridurre l’inquinamento delle acque e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Solo insieme possiamo sperare di riportare la vita nelle acque del Golfo del Messico. Cosa puoi fare tu? Informati, sensibilizza gli altri e adotta comportamenti sostenibili. Il mare ha bisogno di noi, ora più che mai.

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