Xiaomi è finalmente ed ufficialmente fuori dalla ban list degli USA. Il tribunale distrettuale di Columbia ieri ha emesso l’ordinanza finale che ha, anche se in ritardo, liberato l’azienda Xiaomi dallo sconclusionato embargo precedentemente emesso dal dipartimento americano della difesa, definendola all’epoca una “azienda militare cinese comunista”, e vietando agli americani di investire nel gigante tecnologico.
Al di là dell’aspetto comico della vicenda, avvenuta durante l’amministrazione Trump, vi è stata proprio un’incompetenza generale dei responsabili che presentarono l’istanza di ban al Tycoon. A quanto pare, l’intelligence fornì un documento, successivamente depositato al tribunale dal Dipartimento della Difesa, che avrebbe svelato una presunto impeachment di Lei Jun, CEO e co-fondatore di Xiaomi, con l’esercito comunista cinese, e questo avrebbe messo a rischio informazioni private degli acquirenti.
La base della motivazione del ban sarebbe un premio a lui conferito nel 2019 “Outstanding Builder of Socialism with Chinese Characteristics” dal Ministero dell’industria e dell’informazione tecnologica (MIIT). In pratica, il servizio reso al paese di Lei Jun confermerebbe la collaborazione tra Xiaomi e le forze armate cinesi. Un premio istituzionale che sarebbe stato impossibile rifiutare, in quanto puramente legato all’innovazione e al servizio pubblico di accrescimento commerciale. L’equivalente italiano del “cavaliere del lavoro”.
La cosa ha del ridicolo anche perché nel 2018 si scoprì che AT&T fu obbligata dall’agenzia governativa USA NSA a monitorare tutto il traffico internet americano, europeo e nello specifico anche quello italiano, eppure nessuna ritorsione ebbe atto.
Xiaomi ban USA: la reazione alla sentenza sulla rimozione del ban di Trump
Xiaomi apparentemente ha preso la decisione della rimozione del ban con eleganza, un portavoce di Xiaomi in una dichiarazione a The Verge ha affermato:
“La Società ribadisce di essere una società aperta, trasparente, quotata in borsa, operata e gestita in modo indipendente. La Società continuerà a fornire prodotti e servizi di elettronica di consumo affidabili agli utenti e a costruire incessantemente prodotti straordinari a prezzi onesti per consentire a tutti nel mondo di godere di una vita migliore attraverso una tecnologia innovativa”.
Nonostante il giudice del tribunale della difesa abbia accusato l’amministrazione Trump di aver preso la decisione verso Xiaomi con piglio “arbitrario e capriccioso”.
Sebbene Xiaomi sia riuscita a uscire dal suo groviglio con il governo degli Stati Uniti, l’amministrazione Biden non ha dato alcuna indicazione sulla revoca delle sanzioni di Trump contro l’altra azienda cinese, Huawei.
La divisione consumer di Huawei è stata paralizzata dalla conseguente incapacità di fare affari con aziende con sede negli Stati Uniti, ma la società produce anche apparecchiature di rete che diversi politici hanno accusato di rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale.
Secondo quanto riferito, il fondatore e CEO di questa settimana Ren Zhengfei ha inviato una nota interna al personale dicendo che Huawei dovrebbe concentrarsi sul software come soluzione per aggirare le sanzioni statunitensi.