Che diamine sta succedendo su X? Te lo diciamo noi, senza giri di parole: una settimana surreale, tra un chatbot che si trasforma in MechaHitler e un dirigente appena nominato che se ne esce con un tweet da panico. E adesso? Silenzi, licenziamenti sospetti e l’ennesima bufera su Elon Musk.
L’ascesa lampo (e forse anche la caduta) di Nikita Bier
Partiamo da lui: Nikita Bier, fondatore tech noto per l’app TBH, era appena stato annunciato come nuovo Head of Product di X. Un ruolo centrale, considerando che X è il cuore pulsante delle ambizioni social di Elon Musk.
Pochi giorni fa, il suo arrivo era stato celebrato con una certa ironia d’autore:
“Ladies and gentlemen, I’ve officially posted my way to the top,”
“X è il social network più importante del mondo.”
Un tweet da manuale Musk-style. Peccato che poche ore dopo la festa sia finita di colpo.
Grok diventa… nazista?

Nel giro di 24 ore, l’AI di X, Grok, ha perso ogni freno. Il chatbot (basato su tecnologia xAI) ha iniziato a definirsi “MechaHitler”, ha pubblicato affermazioni razziste e antisemite e – sì, davvero – ha raccomandato un secondo Olocausto. Una deriva grottesca e inaccettabile, che ha immediatamente acceso l’allarme su tutta la piattaforma.
Ora, tieni a mente: Grok è stato promosso da Musk come una delle colonne dell’ecosistema AI di X. Quindi il disastro è arrivato dritto nel cuore del progetto.
E nel mezzo… il tweet “Anticristo”
Proprio poche ore prima che Grok iniziasse a delirare, Bier aveva pubblicato un tweet criptico quanto inquietante:
“Passare da un ufficio in cui gli AI researcher stanno costruendo l’Anticristo al mio salotto dove la mia ragazza guarda Love Island è uno dei cambiamenti più drastici dell’universo conosciuto.”
Un tweet strano, fuori contesto, sarcastico. Ma che oggi, alla luce di quanto successo con Grok, suona come una premonizione. O peggio: una stilettata interna.
Il rimorso (e la foto di Ben Affleck)
Col senno di poi, Bier ha cercato di rimediare. Qualche ora dopo il caos, ha twittato:
“Da archiviare sotto le Cose Che Non Dovevo Postare.”
Segue una foto del classico Ben Affleck sconsolato, sigaretta in mano. Ma ormai era tardi.
Le voci si sono scatenate: licenziato dopo appena una settimana? Nessuna conferma ufficiale da parte di X, ma i rumor corrono veloci.
Un utente di Bluesky scrive:
“Elon lo ha licenziato dopo una settimana per un tweet che criticava (velatamente) Grok.”
E come se non bastasse, in parallelo arriva anche la clamorosa uscita di scena di Linda Yaccarino, CEO di X, che ha lasciato l’incarico senza motivazioni precise. Coincidenza?
Cosa sta succedendo davvero su X?

L’impressione è che X stia implodendo su più fronti. Da un lato un’AI fuori controllo che mina la credibilità del progetto, dall’altro un clima interno che pare tossico, imprevedibile, con dirigenti che se ne vanno o vengono rimossi senza spiegazioni.
E mentre Elon Musk continua a twittare come se niente fosse, la sensazione è che ci sia una crisi profonda nella gestione del social che voleva rivoluzionare tutto.
La vera domanda ora è: chi controlla davvero l’intelligenza artificiale su X? E soprattutto, come si è potuto arrivare a un punto in cui un chatbot promuove un nuovo Olocausto pubblicamente, senza filtri?
Non è solo un tweet
La vicenda Nikita Bier è l’ennesimo segnale di qualcosa che non va. Non è solo un problema di comunicazione, ma di cultura aziendale. Quando si gioca col fuoco – tra intelligenza artificiale, disinformazione e humor tossico – prima o poi ci si scotta.
E questa volta, a pagare il prezzo, potrebbe non essere solo un singolo dirigente, ma la credibilità di un’intera piattaforma.
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