Il Sirius del mondo gemmologico, l’inestimabile e rarissimo Winston Red Diamond, ha finalmente svelato i suoi più profondi segreti attraverso ricerche scientifiche pubblicate di recente; questo diamante di 2,33 carati, uno dei più grandi tra i rarissimi diamanti rossi naturali classificati come “Fancy Red”, è oggi un’opera d’arte geologica e culturale, frutto di miliardi di anni di forze telluriche uniche.

Un gioiello fuori dall’ordinario
I diamanti rossi naturali sono notoriamente tra i più rari al mondo: si stima che solo 1 diamante su 25 milioni raggiunga questa tonalità intensa ed il Winston Red, pur non essendo il più grosso (precede la celebre Moussaieff Red da 5,11 carati), è comunque tra i primi per dimensioni e purezza del colore – un rosso cristallino e limpido –, senza punteggiature brune, arancio o violacee.
Tale purezza cromatica conferisce a questo diamante un valore che non risiede solo nel peso o nella bellezza, ma nella sua unicità assoluta.
Le origini del Winston Red risalgono a lande lontane – probabilmente Venezuela o Brasile – regioni note per aver generato altri diamanti rossi, benché il punto di estrazione definitivo rimanga avvolto nel mistero.
Il taglio “old mine brilliant”, antecedente alla lucidatura moderna, suggerisce che la pietra sia stata lavorata prima della metà del XX secolo; acquistata già nel 1938 da Jacques Cartier e successivamente da un maharaja indiano, la gemma ha attraversato un percorso affascinante fino al 1988, quando Ronald Winston – figlio del celebre gioielliere Harry Winston – l’ha riportata alla ribalta.
Da quel momento, la pietra ha assunto un’aura leggendaria: indossata da Brooke Shields nel 1989 come anello da mignolo, è poi entrata nella collezione del Smithsonian National Museum of Natural History, nel celebre “Winston Gallery”. Qui, dal 1° aprile 2025, è esposta in tutta la sua gloria, accanto a una trionfante esposizione di quaranta diamanti colorati.
La scienza dietro il rosso
Ciò che rende il Winston Red una meraviglia scientifica non è solo la sua storia, ma le sue proprietà intrinseche: a differenza dei diamanti colorati per impurità chimiche (come giallo, blu, verde), il rosso del Winston non deriva da elementi estranei al carbonio.

La sua incandescenza rossa è il risultato di intense deformazioni plastiche subite durante la formazione, quando il minerale era sottoposto a enormi pressioni nel mantello terrestre, alterazioni del reticolo cristallino che deviano la luce in modo tale da produrre un vibrante rosso purissimo.
Lo studio, durato due anni, ha impiegato tecniche avanzate come fotoluminescenza, spettroscopia e catodoluminescenza per analizzare la struttura interna e confermare la classificazione come diamante “Fancy Red” di tipo IaAB (gruppo 1, variazione B).
Le origini geologiche del Winston Red: un enigma della Terra profonda
Mentre la maggior parte dei diamanti colorati deve la sua tonalità alla presenza di impurità chimiche, come il boro per i diamanti blu o l’azoto per quelli gialli, i diamanti rossi rappresentano un’eccezione nel panorama cristallino della natura. Il loro colore, come anticipato, è causato da un’anomalia strutturale chiamata “deformazione plastica”. Ma cosa significa esattamente?
Durante il loro viaggio verso la superficie terrestre, i diamanti attraversano pressioni e temperature estreme, e in certi casi eccezionali, tali condizioni modificano la simmetria della loro struttura cristallina, causando microscopiche distorsioni nei reticoli atomici. Questa alterazione produce centri di assorbimento che deviano specifiche lunghezze d’onda della luce, generando la tonalità rossa.
Ciò che sorprende i geologi è l’infinitesima probabilità che tali deformazioni producano un colore tanto omogeneo e saturo come nel caso del Winston Red, me molto più frequentemente, le deformazioni danno vita a sfumature meno pure, come i “rosa bruniti” o i cosiddetti “purplish red”, ovvero rossi con accenni violacei. Il Winston Red è quindi una rarità nella rarità: non solo rosso, ma rosso senza compromessi.

L’importanza scientifica dello studio del Winston Red
Per la comunità scientifica, l’opportunità di studiare un diamante rosso come questo è una vera manna. In primo luogo perché sono pochissimi gli esemplari disponibili per l’analisi: la maggior parte di questi diamanti è infatti di proprietà privata o conservata in collezioni inaccessibili.
In secondo luogo, il Winston Red rappresenta una “capsula del tempo geologica”, l’età dei diamanti – tra i minerali più antichi della Terra – può superare i 3 miliardi di anni, ed analizzandoli con tecniche come la spettroscopia a infrarossi o la fotoluminescenza, gli scienziati possono dedurre non solo la composizione isotopica e la struttura cristallina, ma anche la storia termodinamica del nostro pianeta.
Lo studio del Winston Red ha rivelato che le deformazioni alla base del colore si estendono per tutto il volume della pietra, e non sono localizzate in “zone di tensione” come avviene in alcuni diamanti rosa o champagne, questo indica una fase di deformazione uniforme e profonda, probabilmente risalente a un unico evento geodinamico, anziché a stress successivi accumulati nel tempo.
Questa caratteristica è straordinaria, perché potrebbe portare a riformulare alcuni modelli sulle pressioni differenziali e le forze di taglio esercitate nel mantello superiore; la scienza dei diamanti colorati, finora quasi interamente incentrata sugli aspetti commerciali, assume così una valenza geofisica e geochimica del tutto nuova.
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