Il volto di Irhoud, il più antico Homo sapiens finora scoperto, è vissuto 315mila anni fa e ha viso e denti moderni, ma un cranio grande e arcaico. I suoi resti, scoperti in Marocco, hanno riscritto la storia evolutiva degli esseri umani, spostando l’origine della nostra specie fuori dall’Africa sub-sahariana e anticipandone la comparsa di circa 100mila anni.
Il volto di Irhoud è stato ricostruito grazie alle scansioni in 3D di diversi elementi appartenenti a più individui. Lo studio, pubblicato sulla rivista OrtogOnLineMag, ha coinvolto i ricercatori dell’Istituto Max Planck per l’Antropologia e l’esperto brasiliano Cicero Moraes.
La ricostruzione tridimensionale del volto di Irhoud
Moraes, noto per le sue ricostruzioni tridimensionali di volti storici, ha utilizzato una combinazione di approcci innovativi.
“Ho scansionato il cranio in 3D e ho utilizzato la tomografia di un essere umano moderno, deformandola per adattarsi al cranio di Jebel Irhoud,”
spiega l’esperto. Sono stati aggiunti dati provenienti dagli esseri umani moderni per prevedere lo spessore dei tessuti molli, l’aspetto del naso e altre caratteristiche del viso. Il risultato finale è una combinazione di elementi tecnici e artistici che presentano Irhoud con viso e dentatura moderni, ma con una scatola cranica grande e arcaica.
Secondo Moraes, il cranio di Irhoud assomiglia molto a un altro ritrovamento, chiamato Skhul V, scoperto in Israele e risalente a circa 120mila anni fa. Tuttavia, presenta anche alcune caratteristiche compatibili con i Neanderthal e gli Heidelbergensis, rendendo Irhoud un ponte interessante tra diversi gruppi umani antichi.
Questa scoperta non solo fornisce nuove informazioni sull’evoluzione umana, ma invita anche a ripensare le nostre origini e la diversità dei primi Homo sapiens.
Cosa ne pensi di questa scoperta? Ti sorprende il modo in cui la tecnologia può ricostruire il passato?