Somministrare una formula importante di vitamine e minerali ai bambini con ADHD e disregolazione emotiva ha dimostrato probabilità tre volte maggiori di avere una migliore concentrazione e un miglioramento dell’umore. A dichiararlo in una recente ricerca sono stati gli scienziati della Oregon Health & Science University. Questo importante traguardo potrebbe mettere a disposizione delle famiglie e della comunità medica una nuova terapia.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of American Academy of Child & Adolescent Psychiatry.
Somministrazione di vitamine e minerali miei bambini ADHD: ecco cosa succede
Durante la ricerca, il 54% dei bambini a cui sono state somministrate vitamine e minerali supplementari ha mostrato un miglioramento dei sintomi rispetto al 18% nel gruppo placebo.
“Questi risultati, replicando i risultati di un precedente studio randomizzato di micronutrienti nei bambini con ADHD condotto in Nuova Zelanda, confermano che l’integrazione con un’ampia gamma di nutrienti può avvantaggiare alcuni bambini“, ha affermato l’autrice principale Jeanette Johnstone, assistente Professoressa di psichiatria infantile e adolescenziale presso la Scuola di Medicina dell’OHSU.
“L’ADHD è una diagnosi comune, che colpisce oltre il 7% dei bambini, e i comuni trattamenti farmacologici possono causare effetti collaterali negativi. L’integrazione di micronutrienti può essere un entusiasmante trattamento integrativo per molte famiglie“, ha continuato Johnstone.
La ricerca ha osservato un campione di 135 bambini con ADHD e disregolazione emotiva, distribuiti in tre luoghi diversi: Portland; Columbus; Ohio; Alberta e Canada. I bambini, dai 6 ai 12 anni, non stavano assumendo farmaci.
I partecipanti allo studio sono stati suddivisi in modo casuale in due gruppi: a uno sono state fornite capsule di micronutrienti che contenevano tutte le vitamine e minerali essenziali conosciuti a dosi comprese tra la dose giornaliera raccomandata e il limite superiore tollerabile; all’altro gruppo invece sono state somministrate capsule placebo che non contenevano i micronutrienti extra. Lo studio era in cieco, quindi né i bambini, né i loro genitori né i ricercatori sapevano quali capsule gli erano state somministrate.
Dopo otto settimane, più della metà del gruppo al quale sono stati somministrati vitamine e minerali ha mostrato un miglioramento della concentrazione e dell’umore. Non solo, i bambini che assumevano i micronutrienti sono cresciuti di 6 millimetri in più rispetto a quelli che assumevano un placebo.
Inoltre, il gruppo che ha assunto i micronutrienti non ha avuto più effetti collaterali negativi rispetto al gruppo al quale sono state assegnate le capsule placebo. Non ci sono state differenze significative tra i due gruppi nelle loro analisi del sangue e delle urine.
“La scoperta della crescita è anche una conferma del precedente studio sui micronutrienti sui bambini ed è particolarmente incoraggiante“, ha spiegato Johnstone: “L’evidenza di farmaci per l’ADHD che causano la soppressione dell’altezza è stata una preoccupazione. Questi risultati suggeriscono che l’integrazione di vitamine e minerali a dosi sufficienti può evitare la soppressione della crescita associata ad altre opzioni di trattamento”.
Johnstone ha affermato che gli studi futuri cercheranno di capire come e perché i micronutrienti migliorano l’attenzione e l’umore, esaminando i cambiamenti nel microbioma intestinale e studiando altri parametri.
L’ADHD però non riguarda solo i bambini, ma anche gli adulti che ricevono una diagnosi tardiva e che mostrano non poche difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro o ad avere una relazione stabile. Molti adulti ADHD non diagnosticati infatti sono inclini a divorziare più volte, a non riuscire a portare a termine i compiti lavorativi e ad avere diversi incidenti in macchina. Esiste per loro una terapia efficace?
A questo proposito, per quanto riguarda l’Italia, Emilio Sacchetti, presidente della Società Italiana di Psichiatria, direttore del Dipartimento di Salute Mentale degli Spedali Civili di Brescia ha dichiarato: L’Adhd nell’adulto rappresenta ancora oggi una sorta di ‘cenerentola’ nell’ambito delle diagnosi psichiatriche. Da una parte, la scarsa abitudine degli psichiatri a porre ex-novo, appunto, questa diagnosi. Dall’altra, il mancato riconoscimento del disturbo da parte dei neuropsichiatri infantili al momento del suo esordio nella fanciullezza“.
“Tenendo anche conto della complessa sequela di eventi negativi che caratterizza l’Adhd nell’adulto, del fatto che la diagnosi può essere posta in maniera agevole e, ancora, della validità delle opzioni terapeutiche attualmente a disposizione, è evidente che il non prestare attenzione a questo disturbo si qualifica come una vera e propria negligenza“, ha specificato l’esperto.
“Per quanto riguarda le terapie – ha continuato Sacchetti – si hanno a disposizione numerose opzioni sia di tipo farmacologico che non. Spesso è opportuno associare tra loro i due tipi di intervento. Inoltre, per quanto riguarda i trattamenti farmacologici, è da sottolineare che oggi anche in Italia si può accedere, oltre che agli storici preparati di tipo stimolante, anche ad un prodotto non stimolante quale l’atomoxetina“.