La prima cellula sintetica risale al 2010. Da allora i progressi hanno reso sempre più concreta l’idea di progettare organismi che non esistono in natura. Oggi, però, la comunità scientifica sente il bisogno di fermarsi e fissare delle regole.
Dal 16 al 18 settembre, all’Istituto di Biotecnologie dell’Università di Manchester, esperti di biologia sintetica, bioetica e diplomazia scientifica si stanno confrontando su un tema che riguarda tutti: come gestire rischi e opportunità della vita creata in laboratorio.
Perché serve un dibattito globale

I batteri sintetici non sono fantascienza: potrebbero ripulire acqua e suolo da sostanze tossiche o persino diventare farmaci più efficaci, grazie a molecole difficili da riconoscere dal sistema immunitario. Ma insieme ai vantaggi arrivano rischi poco prevedibili.
Il congresso inglese nasce proprio per capire dove tracciare un limite tra ricerca, applicazioni e sicurezza.
Biologia speculare, il tema più controverso
Tra gli argomenti al centro dei lavori c’è la cosiddetta vita-specchio: molecole con un orientamento opposto rispetto a quello naturale, come la differenza tra mano destra e mano sinistra.
Queste strutture potrebbero avere usi medici importanti, ma al tempo stesso sollevano dubbi sull’impatto per ambiente e salute. Nel 2024, un gruppo di 38 scienziati guidati dal pioniere Craig Venter aveva chiesto una pausa di riflessione, pubblicando su Science un report di 300 pagine.
Dalle cellule minime al dialogo con l’IA
Le sessioni di Manchester affrontano quattro temi:
- Tecnologie per costruire cellule con DNA ridotto al minimo vitale
- Applicazioni e sviluppi futuri della vita sintetica
- Requisiti per un’innovazione responsabile
- Connessioni con intelligenza artificiale e robotica
Il messaggio di fondo è chiaro: non basta innovare, serve stabilire regole condivise prima che la scienza corra più veloce della sicurezza.
Un déjà-vu di 50 anni fa

Il dibattito ricorda la conferenza di Asilomar del 1975, quando i pionieri delle biotecnologie si riunirono per valutare rischi e vantaggi dell’ingegneria genetica. Anche oggi la comunità si trova davanti a una scelta simile: favorire il progresso senza sottovalutare le conseguenze.
Come ha spiegato Patrick Cai, dell’Università di Manchester, «abbiamo l’opportunità di prevenire i rischi prima che si presentino, guidando la ricerca in una direzione che metta al primo posto la sicurezza per persone, animali e ambiente».
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