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Virus in 3D come nei film? Perché non ha nessun senso

I virus in 3D? Teoricamente fattibili a livello tecnico, ma non hanno nessun senso a livello pratico!

Andrea Tasinato 11 ore fa Commenta! 5
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Tra teschi rossi lampeggianti, serpenti digitali e schermi che esplodono in un mare di dati luminosi, Hollywood ci ha abituati a vedere i virus informatici come mostri in CGI. Ma quanto c’è di vero in queste rappresentazioni? Spoiler: praticamente nulla.

Contenuti di questo articolo
Il virus in 3D secondo il cinemaPerché i film li rappresentano così?1. Espediente narrativo2. Effetto spettacolare3. Illusione di comprensioneI peggiori cliché da filmMa allora… come si vede un virus?Virus e sceneggiature: un matrimonio infeliceCapacità di calcolo (CPU e GPU) dell’utente medioConclusione: la realtà è silenziosa

Il virus in 3D secondo il cinema

Nei film e nelle serie TV, un virus informatico è spesso rappresentato come un’entità animata che si infiltra nei sistemi informatici in tempo reale, con tanto di effetti speciali: reti neurali visualizzate come tunnel di luce, schermate che si deformano, icone che prendono fuoco, antivirus che combattono in stile Tron.

Virus in 3d come nei film? Perché non ha nessun senso

In alcuni casi, vediamo veri e propri “avatar” digitali che distruggono file o lottano contro difese software. Sembra Matrix ma con meno filosofia.

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Il problema? Tutto questo è assurdo, dal punto di vista tecnico.

Perché i film li rappresentano così?

I virus in 3d sono rappresentati così per varie ragioni

1. Espediente narrativo

In un film, c’è poco tempo per spiegare concetti complessi; quindi si sceglie una rappresentazione visiva. Far vedere un virus come un’entità animata è una scorciatoia narrativa per dire: “Sta succedendo qualcosa di pericoloso dentro il computer.”

2. Effetto spettacolare

Mostrare un hacker che digita comandi come sudo rm -rf / o che analizza una hexdump non è spettacolare: nessuno pagherebbe il biglietto per vedere 5 minuti di terminale statico.

3. Illusione di comprensione

Molte rappresentazioni visive nei film servono a far credere al pubblico di aver capito cosa succede.
Una CGI con animazioni fluide dà l’illusione di competenza tecnica, anche se dietro c’è il vuoto.

I peggiori cliché da film

Breve lista di peggiori cliché da film (e il virus in 3D è forse il meno peggio…):

  • Il virus come mostro 3D animato: assurdo. Non esiste un’unità centrale dove “vive”.
  • L’antivirus che lotta contro il virus in stile videogioco: nope. Un antivirus cerca pattern o comportamenti, non fa a botte.
  • La barra di avanzamento che mostra l’infezione: la realtà è che spesso un virus è già attivo da settimane prima di essere scoperto.
  • L’hacker che “carica” il virus in 5 secondi: nella realtà, l’infezione spesso sfrutta vulnerabilità silenziose e zero-day.
  • Lo “shutdown” esplosivo del sistema: nella vita reale, il malware è spesso subdolo, vuole restare nascosto il più a lungo possibile.
Virus in 3d come nei film? Perché non ha nessun senso

Ma allora… come si vede un virus?

Non si vede.
Si rileva.
E lo si fa con strumenti come:

  • Process Explorer / htop
  • Wireshark
  • Sysinternals
  • ClamAV, Chkrootkit o rkhunter su Linux
  • Analisi forense della RAM o del disco
  • Monitoraggio comportamentale (behavioral analysis)

Oppure si nota un comportamento anomalo: CPU sempre al 100%, dischi attivi anche a riposo, connessioni sospette in uscita, crash inspiegabili.

Virus e sceneggiature: un matrimonio infelice

L’idea del “virus che si propaga nel mainframe” è un retaggio culturale degli anni ’80 e ’90, quando il concetto stesso di informatica era esotico. Oggi, con miliardi di persone connesse, è ora di cambiare approccio anche nel racconto.

Una rappresentazione realistica potrebbe essere:

  • Un server che inizia a inviare pacchetti a un indirizzo sconosciuto.
  • Un analista che confronta l’hash di un eseguibile con VirusTotal.
  • Una reverse engineering su un binario sconosciuto.

Meno spettacolare? Forse. Ma decisamente più interessante, se ben scritto.

Capacità di calcolo (CPU e GPU) dell’utente medio

Per far girare un virus in 3D come quelli che vediamo nei film o nelle serie TV, servirebbe un hardware grafico di tutto rispetto: stiamo parlando di rendering in tempo reale, effetti particellari, magari ray tracing simulato… roba che neanche certi giochi indie si possono permettere.

Virus in 3d come nei film? Perché non ha nessun senso

E allora come potrebbe mai un virus simile girare sul classico portatile di 12 anni fa, magari resuscitato con una distro Linux leggera o addirittura con Windows 11 installato a forza tramite Rufus?

Se esistessero davvero virus “grafici” come nei film, metà del parco macchine mondiale si impallerebbe ancora prima che il malware possa mostrare il suo teschio animato.
E questo rende il tutto ancora più ridicolo.

Conclusione: la realtà è silenziosa

Come direbbe John Carmack: “La vera potenza del codice è nell’invisibilità. Quando funziona, non lo noti. Quando fa danni, è già troppo tardi.”

Se vuoi fare informazione seria sull’informatica, lasciale perdere le esplosioni digitali e comincia a raccontare la verità silenziosa del codice.

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