Immagina una città che esiste due volte: una fatta di strade, palazzi e persone e un’altra interamente digitale, in grado di replicare ogni dinamica urbana in tempo reale. Questo non è più fantascienza, ma il cuore dei digital twin urbani, repliche virtuali capaci di simulare e prevedere quello che accade nel mondo reale.
L’idea è semplice, ma rivoluzionaria: avere una copia intelligente della città che non si limita a osservare, ma che dialoga con la realtà, suggerendo modifiche, prevenendo problemi e guidando le decisioni politiche e tecniche. È il progetto al centro dello Spoke 9 “Società digitale e Smart cities” dell’Icsc – Centro Nazionale di Ricerca in High Performance Computing, Big Data and Quantum Computing.
Digital twin: molto più che una copia
Il concetto di digital twin viene spesso raccontato come una mera replica digitale di un sistema complesso, che sia un motore d’aereo o un’intera città. Ma non basta.
Come spiega Alessandra De Benedictis, dell’Università Federico II di Napoli, “le modifiche che occorrono in un digital twin devono anche applicarsi al sistema reale. Non è solo una copia della realtà per fare simulazioni, ma uno strumento attraverso il quale intervenire. È una replica che vive insieme al sistema reale”.
Questo significa che un digital twin urbano non è un videogioco in 3D con grafica realistica, ma una piattaforma interattiva che diventa a tutti gli effetti il pannello di controllo della città.
A cosa serve un digital twin urbano

Le applicazioni sono tantissime. Un digital twin consente, per esempio, di:
- Simulare il traffico stradale e sperimentare in anticipo nuove politiche di viabilità.
- Monitorare i consumi energetici e gestire in tempo reale le forniture.
- Controllare la qualità dell’aria, con la possibilità di attivare subito interventi mirati.
- Pianificare la manutenzione urbana, prevedendo guasti e problemi prima che si verifichino.
- Gestire emergenze come alluvioni o incendi, valutando scenari e strategie d’azione.
Tutto questo avviene con un unico obiettivo: rendere le città più intelligenti, efficienti e sostenibili.
Bologna come laboratorio
In Italia ci sono già città che stanno muovendo i primi passi. Bologna è uno degli esempi più avanzati, con progetti che mirano a integrare dati di traffico, consumi e mobilità. Ma, come sottolinea De Benedictis, “c’è ancora molto da fare verso l’implementazione reale di un vero digital twin urbano”.
Il problema non è solo tecnologico. Creare un gemello digitale significa raccogliere, integrare e gestire enormi quantità di dati provenienti da sensori, telecamere, servizi pubblici e privati. Serve una piattaforma software potente, ma serve anche la volontà politica di aprire i dati e superare le resistenze di chi teme un controllo troppo invasivo.
Le sfide da superare
Oggi i limiti principali sono tre:
- Integrazione dei dati: le città producono informazioni da mille fonti diverse, che spesso non comunicano tra loro.
- Capacità di calcolo: servono sistemi avanzati di high performance computing per gestire la mole di dati in tempo reale.
- Resistenze culturali: non tutti gli amministratori e i gestori dei servizi urbani sono pronti a delegare decisioni o a fidarsi di un modello digitale.
Eppure i vantaggi sono così evidenti che la direzione sembra segnata. “Sono fiduciosa che molti di questi ostacoli saranno presto superati”, dice De Benedictis. La spinta arriva non solo dalla ricerca, ma anche dall’urgenza di affrontare sfide concrete: dal cambiamento climatico alla mobilità sostenibile.
Un futuro già scritto
I digital twin delle città rappresentano la fusione definitiva tra realtà e digitale. Non più semplici strumenti di osservazione, ma interfacce attive che permettono di prendere decisioni in maniera più rapida e precisa.
L’obiettivo non è sostituire gli esseri umani, ma offrire strumenti più intelligenti per chi deve governare città sempre più complesse. In un mondo urbanizzato e sotto pressione, avere un gemello digitale potrebbe fare la differenza tra una crisi gestita e un disastro.
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