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I satelliti meteorologici Himawari stanno osservando Venere

Il pianeta Venere non smette mai di stupire e dei satelliti giapponesi ne scoprono di cotte e di crute sul pianeta gemello della Terra

Andrea Tasinato 7 ore fa Commenta! 5
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Pensavi che i satelliti meteorologici fossero “solo” per la Terra? E invece no. Grazie a satelliti meteo giapponesi è stato possibile vedere pure le condizioni meteo di Venere, quindi sì, i satelliti sono per il meteo e non della NASA questa volta, e si sono rivelati incredibilmente utili per l’astronomia.

Contenuti di questo articolo
I dati che non ti aspetti: Venere ai margini dell’obiettivoUn’opportunità unica per la scienza planetariaCalibrazione delle missioni e uno sguardo oltre VenereConclusione

I satelliti giapponesi Himawari-8 e -9, noti per il monitoraggio in tempo reale delle condizioni atmosferiche sull’area Asia-Pacifico, si stanno rivelando strumenti preziosissimi anche per la scienza planetaria e un team dell’Università di Tokyo ha infatti sfruttato le immagini a infrarossi acquisite tra il 2015 e il 2025 per studiare le variazioni nella temperatura delle nubi di Venere, rivelando comportamenti atmosferici fino ad ora mai osservati.

I dati che non ti aspetti: Venere ai margini dell’obiettivo

L’idea è nata quasi per caso, infatti gli Advanced Himawari Imagers (AHI), i sofisticati sensori multispettrali montati sui satelliti Himawari, occasionalmente catturano anche Venere, visibile vicino al bordo della Terra nelle immagini geostazionarie e da lì il lampo di genio: perché non usare questi dati, raccolti quotidianamente e ad altissima frequenza, per studiare le dinamiche atmosferiche venusiane?

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I satelliti meteorologici himawari stanno osservando venere
Venere visto dai satelliti himawari. Una foto con sezioni ingrandite per mostrare quanto sia piccola venere nel campo visivo dei satelliti di osservazione. Nonostante questa limitazione, i ricercatori possono comunque raccogliere dati utili.

Ed è esattamente ciò che ha fatto il team guidato dal ricercatore Gaku Nishiyama, estraendo ben 437 immagini in cui il pianeta era chiaramente visibile e queste osservazioni hanno permesso di stimare la temperatura di brillantezza delle nubi superiori di Venere su scale temporali che vanno dal giorno all’anno, monitorando maree termiche e onde su scala planetaria.

Un’opportunità unica per la scienza planetaria

Normalmente, osservare l’atmosfera venusiana è tutt’altro che semplice. Le missioni spaziali durano poco, e anche i telescopi terrestri sono limitati dalla luce solare e dall’atmosfera. I satelliti meteorologici, invece, possono operare per oltre un decennio (Himawari-8 e -9 saranno attivi almeno fino al 2029), offrendo una continuità preziosa.

I satelliti meteorologici himawari stanno osservando venere
Variazioni di temperatura su venere. Gli advanced himawari imagers misurano la temperatura di venere su più bande infrarosse, mostrando la variazione temporale durante il periodo di osservazione.

Grazie alla copertura infrarossa multibanda degli AHI, è stato possibile rilevare variazioni dell’ampiezza delle maree termiche e delle onde planetarie, osservando come questi fenomeni cambino nel tempo e con l’altitudine. Una scoperta affascinante: l’ampiezza delle onde sembra diminuire con la quota, suggerendo una struttura atmosferica stratificata e in evoluzione.

Anche se la risoluzione temporale dei dati non consente ancora conclusioni definitive sulla fisica dei fenomeni, gli studiosi ipotizzano un legame tra le variazioni osservate e cicli decadali nella dinamica atmosferica venusiana.

Calibrazione delle missioni e uno sguardo oltre Venere

Ma non è tutto; oltre a offrire una nuova prospettiva su Venere, i dati Himawari si sono rivelati utili anche per identificare disallineamenti nella calibrazione dei dati provenienti da missioni planetarie precedenti e un bonus inaspettato, che conferma quanto questa metodologia sia promettente.

I satelliti meteorologici himawari stanno osservando venere

E il futuro? Secondo Nishiyama, l’approccio potrebbe estendersi anche ad altri corpi rocciosi come la Luna e Mercurio, i cui spettri infrarossi raccontano molto della loro composizione e della loro evoluzione geologica.

“La nostra tecnica apre una nuova via per il monitoraggio a lungo termine e su più bande dei corpi del sistema solare. Ci auguriamo che contribuisca a una comprensione più profonda dell’evoluzione planetaria”, ha dichiarato il ricercatore.

Conclusione

In un periodo in cui le missioni spaziali richiedono budget miliardari e lunghi tempi di sviluppo, è davvero sorprendente che strumenti progettati per il meteo terrestre possano dare un contributo così importante alla scienza dell’esplorazione spaziale. La lezione? A volte basta guardare ai margini del quadro per scoprire qualcosa di grande.

 U-TokyoSpringer Open
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