Nella malattia di Alzheimer, sono due i processi che guidano la progressione della malattia: l’accumulo di placche che comprendono proteine beta-amiloidi tra i neuroni nel cervello e nodi aggrovigliati della proteina tau all’interno dei neuroni. Poiché la comprensione generale è che la beta-amiloide avvia il processo della malattia, investire sullo sviluppo un vaccino per l’Alzheimer diventa determinante.
La speranza infatti è che il sistema immunitario riconosca e distrugga la beta-amiloide prima che possa aggravare il danno cellulare causato dalla proteina tau.
In questo senso, un nuovo studio condotto dalla University of South Florida Health (USF Health) ha identificato un nuovo vaccino terapeutico per il morbo di Alzheimer, che utilizza le cellule immunitarie del corpo per colpire la beta-amiloide. La ricerca ha evidenziato che questo nuovo approccio può evitare la sovrastimolazione del sistema immunitario che può verificarsi a causa di adiuvanti chimici.
I risultati dello studio sul vaccino per l’Alzheimer sono stati pubblicati nel Journal of Alzheimer’s Disease .
Vaccino per l’Alzheimer: sfruttare le cellule dendritiche
Il nuovo vaccino utilizza cellule dendritiche, che comunicano con altre cellule immunitarie, come le cellule B e T, per guidare la risposta immunitaria: “Questo vaccino per l’Alzheimer utilizza le cellule immunitarie del corpo per colpire le molecole tossiche [beta-amiloide] che si accumulano in modo dannoso nel cervello“, spiega l’autore senior dell’articolo, il dottor Chuanhai Cao.
“Poiché utilizziamo cellule dendritiche per generare anticorpi, questo vaccino può coordinare sia l’immunità innata che quella acquisita per superare potenzialmente le menomazioni del sistema immunitario legate all’età”, aggiunge lo scienziato.
Il team di ricerca ha testato il vaccino in modelli murini della malattia di Alzheimer. I topi sono stati geneticamente modificati per produrre alti livelli di beta-amiloide e mostrano difficoltà cognitive simili a quelle che si verificano negli esseri umani con malattia di Alzheimer.
Il fase preclinica, ad alcuni topi è stato somministrato il vaccino, mentre altri hanno ricevuto solo le cellule dendritiche (non contenenti beta-amiloide). Il risultato è stato interessante: i topi che hanno ricevuto il vaccino hanno prodotto anticorpi contro la beta-amiloide nel cervello e nel sangue. Hanno anche mostrato miglioramenti dei sintomi: ad esempio, nei test di memoria; i topi vaccinati si sono comportati in modo simile ai topi sani.
I topi vaccinati hanno anche mostrato una memoria di lavoro significativamente potenziata rispetto ai topi che hanno ricevuto solo le cellule dendritiche. La memoria di lavoro implica la conservazione e la manipolazione delle informazioni per un breve periodo e i deficit in questa forma di memoria sono una caratteristica comune del morbo di Alzheimer.
Da non trascurare che il vaccino non ha causato una risposta infiammatoria nei topi, una delle principali preoccupazioni durante lo sviluppo di un vaccino e il motivo principale per cui i ricercatori hanno dovuto smettere di usare un vaccino precedente .
“L’infiammazione è un sintomo primario della malattia di Alzheimer, quindi qualsiasi possibile trattamento con infiammazione neurale come effetto collaterale essenzialmente riversa gas sul fuoco“, ha concluso il dott. Cao.