Una significativa ricerca condotta con la partecipazione di scienziati dell’Università di Turku ha evidenziato come la vaccinazione delle donne in gravidanza con il vaccino acellulare contro la pertosse si traduca in un aumento sia della quantità che della qualità degli anticorpi specifici per questa malattia nei loro neonati durante i primi anni di vita. Questa scoperta sottolinea il ruolo cruciale della vaccinazione materna nel conferire una protezione immunitaria precoce ai bambini, in un periodo in cui sono particolarmente vulnerabili alle infezioni.

Il trasferimento materno di anticorpi anti-pertosse: un vantaggio immunitario precoce
Un innovativo studio di fase 4, randomizzato, controllato e in doppio cieco, è stato condotto in Gambia con l’obiettivo di valutare l’effetto della vaccinazione contro la pertosse somministrata durante la gravidanza sull’immunogenicità dei successivi vaccini primari contro la pertosse ricevuti dai neonati. Questo studio si distingue per essere stato il primo a caratterizzare in modo approfondito l’interazione tra la vaccinazione materna e la vaccinazione primaria infantile, utilizzando differenti tipologie di vaccino (acellulare e a cellule intere), e analizzando il conseguente impatto sullo sviluppo dell’immunità nei neonati di una coorte dell’Africa occidentale.
La pertosse è una malattia respiratoria altamente contagiosa causata dal batterio Bordetella pertussis. Nonostante l’implementazione di programmi di vaccinazione su larga scala a livello globale, si è assistito a una preoccupante recrudescenza della malattia negli ultimi anni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che annualmente si verifichino circa 16 milioni di casi, con un tragico bilancio di circa 195.000 decessi infantili.
Il contesto post-pandemico da COVID-19 ha inoltre visto una notevole ripresa della sua circolazione in Europa e in molte altre regioni del mondo. Un esempio significativo è rappresentato dalla Finlandia, dove nel 2024 sono stati notificati ben 2.795 casi confermati in laboratorio, il numero più elevato registrato dal 1995, evidenziando la necessità di strategie di prevenzione efficaci.

Attualmente, a livello globale, vengono impiegate due principali tipologie di vaccini contro la pertosse. I vaccini a cellule intere (wPV) si basano sull’utilizzo di batteri interi di Bordetella pertussis uccisi e inattivati. I vaccini acellulari (aPV), invece, sono costituiti da un numero limitato di antigeni batterici purificati, generalmente compreso tra uno e cinque, selezionati per la loro capacità di indurre una risposta immunitaria protettiva. La scelta tra questi due tipi di vaccino spesso dipende dal contesto economico e sanitario dei diversi paesi.
In generale, i vaccini a cellule intere sono più frequentemente utilizzati nei paesi a basso e medio reddito per la vaccinazione primaria infantile, mentre i vaccini acellulari sono prevalenti nei paesi ad alto reddito per la stessa indicazione. È importante notare che per le vaccinazioni di richiamo negli adolescenti e negli adulti vengono utilizzati esclusivamente vaccini acellulari, riflettendo un profilo di reattogenicità generalmente inferiore rispetto ai vaccini a cellule intere. La ricerca condotta in Gambia assume quindi un’importanza cruciale nel chiarire come la vaccinazione materna con un vaccino acellulare possa influenzare la risposta immunitaria dei neonati ai successivi vaccini primari, sia acellulari che a cellule intere, in un contesto geografico con specifiche sfide sanitarie.
la strategia della vaccinazione in gravidanza
Considerando che l’incidenza e la mortalità più elevate associate alla pertosse si verificano nei neonati, in particolare in quelli di età inferiore a quella raccomandata per la vaccinazione primaria, la vaccinazione in gravidanza (IP) emerge come una strategia cruciale per proteggere questa fascia di popolazione particolarmente vulnerabile durante i primi mesi di vita.

I neonati beneficiano di una protezione iniziale attraverso il trasferimento transplacentare di anticorpi materni, un meccanismo di immunizzazione passiva che li aiuta a fronteggiare l’infezione prima di poter sviluppare una risposta immunitaria attiva attraverso la vaccinazione diretta. L’efficacia dei programmi di IP è stata dimostrata, tanto che la maggior parte dei paesi europei ha adottato questa strategia come parte dei loro calendari vaccinali.
Nonostante i benefici comprovati della vaccinazione in gravidanza, diverse ricerche hanno evidenziato un potenziale effetto di smorzamento sulla risposta anticorpale dei neonati alla successiva vaccinazione primaria con il vaccino difterite-tetano-pertosse acellulare (DTaP). Questo fenomeno si manifesta come una riduzione delle concentrazioni di anticorpi IgG diretti contro vari antigeni presenti nel vaccino contro la pertosse, in particolare la tossina pertussiva (PT), l’emoagglutinina filamentosa (FHA) e la pertactina (PRN), oltre che contro la tossina difterica.
Le implicazioni a breve e lungo termine di questo smorzamento delle risposte vaccinali rimangono ancora oggetto di studio e non sono completamente chiarite. Una delle ragioni principali di questa incertezza risiede nella mancanza di un correlato immunologico di protezione universalmente accettato per la pertosse. Senza una chiara soglia anticorpale o un altro marker immunologico ben definito che indichi una protezione efficace, risulta complesso interpretare pienamente il significato clinico della riduzione delle risposte anticorpali osservata nei neonati di madri vaccinate in gravidanza.

Alla luce di queste incertezze, si evidenzia la necessità di una valutazione completa dell’effetto della vaccinazione in gravidanza sull’immunità infantile. Tale valutazione dovrebbe includere l’analisi non solo dei livelli anticorpali, ma anche degli anticorpi funzionali (cioè la loro capacità di neutralizzare il batterio o la sua tossina) e delle risposte delle cellule della memoria (linfociti B e T che garantiscono una protezione a lungo termine).
Inoltre, sarebbe fondamentale confrontare gli schemi di vaccinazione primaria infantile basati su vaccini acellulari rispetto a quelli che utilizzano vaccini a cellule intere per comprendere se la vaccinazione materna interagisce in modo differente con queste due tipologie di vaccino. Una comprensione più approfondita di questi aspetti sarebbe estremamente informativa e contribuirebbe in modo significativo all’ottimizzazione delle linee guida per l’immunizzazione materna e dei programmi di vaccinazione infantile, al fine di garantire la massima protezione contro la pertosse nella fascia di età più vulnerabile.
Risultati rassicuranti
Lo studio condotto in Gambia è stato specificamente progettato per valutare in modo rigoroso l’effetto della vaccinazione in gravidanza (IP) sull’immunogenicità dei vaccini primari contro la pertosse, sia acellulari che a cellule intere, in una coorte di neonati dell’Africa occidentale. Questa impostazione metodologica mirava a fornire dati cruciali sull’interazione tra la vaccinazione materna e la successiva risposta immunitaria infantile in un contesto epidemiologico e sanitario specifico.

I risultati dello studio hanno dimostrato che la vaccinazione delle donne in gravidanza con il vaccino acellulare contro difterite-tetano-pertosse (dTpa) è risultata sicura e ben tollerata. Un dato particolarmente significativo è stato l’osservazione di un aumento sia della quantità che della qualità degli anticorpi specifici contro la pertosse nei neonati durante le prime fasi della loro vita. Questo risultato conferma l’efficacia della vaccinazione materna nel conferire una protezione passiva precoce ai neonati attraverso il trasferimento transplacentare di anticorpi.
Sebbene lo studio abbia rilevato che la vaccinazione materna con dTpa fosse associata a un relativo indebolimento della risposta immunitaria alla serie di vaccinazioni primarie con il vaccino DTwP nei neonati, un aspetto cruciale emerso dall’analisi è che la qualità degli anticorpi specifici per la pertosse e le risposte delle cellule B della memoria sono state comunque preservate. Questo suggerisce che, nonostante una potenziale riduzione quantitativa della risposta anticorpale primaria, la capacità di sviluppare una memoria immunologica duratura, fondamentale per una protezione a lungo termine, non sembra essere compromessa dalla vaccinazione materna.
Un ruolo significativo nella realizzazione di questo studio internazionale è stato svolto dal team di ricerca sulla pertosse dell’Università di Turku, guidato dal Professor e responsabile del gruppo InFLAMES Qiushui He, con la partecipazione del ricercatore del progetto Alex-Mikael Barkoff e del Professor Jussi Mertsola. Il team di Turku vanta una solida e prolungata esperienza nella conduzione di diverse ricerche, tra cui studi focalizzati sull’impatto a lungo termine della vaccinazione materna sullo sviluppo dell’immunità nei bambini. Un contributo tecnico fondamentale del team è stato lo sviluppo di test sensibili e avanzati per la misurazione accurata sia della quantità che della qualità degli anticorpi diretti contro la pertosse.

Il Professor He ha espresso la sua soddisfazione per la partecipazione del suo team a questo studio internazionale, sottolineando l’importanza del loro contributo alla progettazione e all’implementazione della ricerca. Ha inoltre evidenziato con orgoglio come i test anticorpali funzionali sviluppati presso l’Università di Turku siano attualmente utilizzati in numerosi studi sui vaccini condotti in diverse parti del mondo.
Questa affermazione sottolinea il riconoscimento internazionale dell’expertise del team di Turku nel campo della ricerca sulla pertosse e il ruolo cruciale delle tecnologie analitiche avanzate nello studio delle risposte immunitarie indotte dalla vaccinazione. Il Professor He ricopre inoltre posizioni di rilievo come responsabile del Laboratorio di Riferimento Finlandese per la Difterite e la Pertosse e del Laboratorio di Riferimento Europeo per la Difterite e la Pertosse (EURL-PH-DIPE), a testimonianza della sua leadership e competenza in questo settore critico della sanità pubblica.
Lo studio è stato pubblicato su The Lancet.