Una svolta promettente nella lotta contro il cancro al rene arriva dal Dana-Farber Cancer Institute: una sperimentazione clinica su un vaccino personalizzato ha indotto una risposta immunitaria antitumorale efficace in tutti i nove pazienti con carcinoma renale a cellule chiare in stadio avanzato.
Svolta nella lotta al cancro al rene: vaccino personalizzato induce remissione completa nei pazienti
Il carcinoma renale a cellule chiare è una forma di cancro al rene che spesso si presenta in stadio avanzato, con un alto rischio di recidiva anche dopo l’intervento chirurgico. Le opzioni di trattamento per i pazienti con malattia in stadio III o IV sono limitate e la prognosi può essere complessa.
La ricerca, frutto di una collaborazione tra il team NeoVax del Dana-Farber, il Broad Institute del MIT e di Harvard e il Lank Center for Genitourinary Cancer del Dana-Farber, ha sviluppato una tecnologia di vaccino personalizzato in grado di “addestrare” il sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule tumorali residue dopo l’intervento chirurgico.
I risultati della sperimentazione clinica sono stati sorprendenti: tutti i nove pazienti trattati con il vaccino personalizzato hanno mostrato una risposta immunitaria antitumorale efficace e, al momento dell’analisi dei dati (dopo una mediana di 34,7 mesi), nessun paziente ha mostrato segni di recidiva del cancro.
Il vaccino viene creato utilizzando il tessuto tumorale rimosso durante l’intervento chirurgico. I ricercatori estraggono neoantigeni dalle cellule tumorali, ovvero piccoli frammenti di proteine mutanti presenti nel cancro ma non in altre cellule del corpo. Grazie all’utilizzo di algoritmi predittivi, vengono selezionati i neoantigeni più adatti a stimolare una risposta immunitaria. Il vaccino viene quindi prodotto e somministrato al paziente in diverse dosi.
Questa ricerca apre nuove prospettive nella lotta contro il cancro al rene e offre una speranza concreta per i pazienti con malattia in stadio avanzato. Sebbene la sperimentazione clinica sia ancora in fase iniziale e coinvolga un numero limitato di pazienti, i risultati preliminari sono estremamente incoraggianti e suggeriscono che i vaccini personalizzati potrebbero rappresentare una nuova arma efficace nella lotta contro il cancro.
Il team di ricerca continuerà a studiare il vaccino personalizzato per confermarne l’efficacia e valutarne la sicurezza in un numero maggiore di pazienti. Inoltre, i ricercatori sono interessati a esplorare il potenziale di questa tecnologia per il trattamento di altri tipi di cancro.
Questa ricerca rappresenta un importante passo avanti nella medicina personalizzata e offre una nuova speranza per i pazienti affetti da cancro. La capacità di “addestrare” il sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule tumorali apre nuove frontiere nella lotta contro questa malattia.
Un approccio innovativo
A differenza dei tradizionali tentativi di vaccino contro il cancro al rene, questo nuovo approccio si concentra su bersagli specifici presenti sulle cellule tumorali, i neoantigeni. Questi frammenti di proteine mutanti sono diversi da qualsiasi parte normale del corpo, consentendo al sistema immunitario di essere “guidato” verso il cancro in modo mirato, riducendo il rischio di effetti collaterali indesiderati.
Il team ha utilizzato algoritmi predittivi per determinare quali neoantigeni includere nel vaccino, in base alla loro probabilità di indurre una risposta immunitaria efficace. Il vaccino viene quindi prodotto e somministrato al paziente in una serie di dosi iniziali seguite da due richiami: “Scegliamo obiettivi che sono specifici per il cancro e diversi da qualsiasi parte normale del corpo, in modo che il sistema immunitario possa essere efficacemente ‘guidato’ verso il cancro in un modo molto specifico”, ha affermato Braun.
“Abbiamo scoperto quali target specifici nel cancro sono più suscettibili all’attacco immunitario e abbiamo dimostrato che questo approccio può generare risposte immunitarie di lunga durata, indirizzando il sistema immunitario a riconoscere il cancro. Crediamo che questo lavoro possa costituire una base per lo sviluppo di vaccini neoantigenici nel cancro renale”.
I risultati della sperimentazione clinica sono stati incoraggianti: tutti i nove pazienti trattati con il vaccino personalizzato hanno mostrato una risposta immunitaria antitumorale efficace e, al momento dell’analisi dei dati, nessuno ha mostrato segni di recidiva del cancro. Sebbene alcuni pazienti abbiano manifestato reazioni locali nel sito di iniezione del vaccino e alcuni abbiano avuto sintomi simil-influenzali, non sono stati segnalati effetti collaterali di gravità maggiore.
“I neoantigeni presi di mira da questo vaccino aiutano a indirizzare le risposte immunitarie verso le cellule tumorali, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia sul bersaglio e ridurre la tossicità immunitaria fuori bersaglio”, ha aggiunto Choueiri. Quando il team di ricerca ha avviato questo studio otto anni fa, non era affatto chiaro se questo approccio innovativo potesse funzionare nel cancro al rene.
Era già stato dimostrato che questo tipo di vaccino aveva il potenziale per essere efficace nel melanoma, un tumore con molte più mutazioni e quindi molti più neoantigeni, i bersagli per il vaccino. Il cancro al rene, invece, è una malattia con meno mutazioni e quindi meno obiettivi per produrre un vaccino personalizzato efficace. Per questo motivo, era di fondamentale importanza per i ricercatori apprendere il più possibile da questo studio di fase iniziale, per capire come il vaccino influenzasse la risposta immunitaria al tumore e se fosse in grado di indurre una risposta efficace nonostante il minor numero di neoantigeni.
I risultati ottenuti, con una risposta immunitaria antitumorale efficace in tutti i nove pazienti e nessun segno di recidiva del cancro al momento dell’analisi dei dati, rappresentano una sfida vinta per il team di ricerca e aprono nuove prospettive nella lotta contro il cancro al rene. Questa ricerca dimostra che, anche in tumori con un minor numero di mutazioni, è possibile sviluppare vaccini personalizzati efficaci in grado di “addestrare” il sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule tumorali.
I risultati della sperimentazione clinica condotta dal Dana-Farber Cancer Institute sono incoraggianti e aprono nuove prospettive nella lotta contro il cancro al rene. Attraverso una serie di analisi, il team di ricerca ha scoperto che il vaccino personalizzato è in grado di indurre una risposta immunitaria potente e duratura.
In particolare, è stato osservato che il vaccino induce una risposta immunitaria entro tre settimane dalla somministrazione. Inoltre, il numero di cellule T indotte dal vaccino aumenta in media di 166 volte, un incremento significativo che suggerisce un’attivazione efficace del sistema immunitario. Queste cellule T non solo vengono prodotte in gran numero, ma rimangono nel corpo a livelli elevati fino a tre anni, suggerendo una memoria immunitaria a lungo termine.
Studi in vitro hanno dimostrato che le cellule T indotte dal vaccino sono attive contro le cellule tumorali del paziente stesso, confermando la capacità del vaccino di “addestrare” il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali. Questi risultati suggeriscono che il vaccino personalizzato è in grado di “risvegliare” il sistema immunitario e di “addestrarlo” a riconoscere e attaccare le cellule tumorali, anche in tumori con un minor numero di mutazioni.
Èimportante sottolineare che la sperimentazione clinica è ancora in fase iniziale e che sono necessari ulteriori studi con un numero maggiore di pazienti per confermare l’efficacia del vaccino ed esplorarne il pieno potenziale. A tal proposito, è in corso uno studio randomizzato internazionale multicentrico che utilizza un vaccino personalizzato contro il cancro simile, mirato ai neoantigeni, che verrà somministrato in combinazione con l’immunoterapia pembrolizumab (NCT06307431). Choueiri è il co-presidente del suo comitato consultivo scientifico.
Conclusioni
Questa ricerca rappresenta un importante passo avanti nella medicina personalizzata e offre una nuova speranza per i pazienti affetti da cancro al rene. La capacità di indurre una risposta immunitaria potente e duratura contro le cellule tumorali apre nuove frontiere nella lotta contro questa malattia.
Lo studio è stato pubblicato su Nature.