Otto bambini. Tre genitori genetici. Zero malattie mitocondriali.
Per la prima volta al mondo, otto piccoli britannici sono venuti al mondo con una tecnica rivoluzionaria: il loro DNA arriva da tre persone diverse, e li ha salvati da gravi malattie ereditarie. Niente esperimenti da laboratorio alla Frankenstein, ma un’operazione chirurgica di precisione genetica che cambia le regole della riproduzione umana.
Cos’è il DNA di tre persone (e perché serve)
La tecnica si chiama pronuclear transfer, e no, non serve a costruire super-bambini bionici. Serve a salvare vite.
Partiamo dal problema: circa una persona su 5.000 nasce con malattie mitocondriali, un gruppo di disturbi genetici gravissimi che colpiscono cuore, cervello e muscoli. La cosa peggiore? Queste malattie passano solo dalla madre, perché i mitocondri (le “centrali energetiche” della cellula) si ereditano per linea materna.
Ora, immagina di essere una futura mamma con mitocondri difettosi. L’unico modo per avere un figlio sano, fino a poco fa, era… non averlo.
Poi è arrivata questa nuova tecnica, che unisce:
- il DNA nucleare (quello che determina i tratti principali) di madre e padre
- con i mitocondri sani di una donatrice anonima.
Risultato: un embrione che ha il 99,8% del DNA dei genitori biologici… e un piccolo ma fondamentale 0,2% da una terza persona.
Come funziona davvero la tripla fecondazione

Lo dice bene il professor Bobby McFarland, che guida il team di Newcastle University dietro a questo miracolo scientifico.
La procedura parte da due ovuli fecondati: uno della madre, uno della donatrice. Entrambi vengono fecondati con lo sperma del padre. Poi si rimuove il nucleo da ciascun embrione.
Quello della madre (sano) viene inserito nell’ovulo della donatrice (con mitocondri sani), da cui è stato tolto il suo nucleo.
Boom: nuovo embrione, pronto per essere impiantato nell’utero della madre. E con altissime probabilità di essere sano.
I risultati: 8 bambini nati, tutti senza malattie
I numeri parlano chiaro. Su 19 donne trattate, 7 hanno avuto una gravidanza e sono nati 8 bambini, compresi dei gemelli.
Le analisi del sangue hanno mostrato che 5 di loro non hanno mitocondri mutati. I restanti 3? Solo tracce molto basse del DNA difettoso, sotto la soglia di rischio.
In tre casi, i livelli erano un po’ più alti (tra 5% e 16%), ma ancora considerati sicuri. Nessuno dei bambini mostra problemi legati alla mutazione.
Due hanno avuto piccoli problemi di salute nei primi mesi (epilessia e valori alti di grassi nel sangue), ma nulla che i medici ritengano collegato al trattamento. E tutti stanno crescendo normalmente.
Una svolta per la medicina… e un terremoto etico

Il Regno Unito ha approvato questa procedura nel 2015, primo Paese al mondo. Lo ha fatto per aiutare donne ad alto rischio, per cui la selezione genetica degli embrioni non era sufficiente.
Da allora, il dibattito non si è mai fermato. In molti parlano di “bambini Frankenstein” o di rischio di eugenetica. Ma la comunità scientifica è netta: qui non si tocca il DNA che determina l’aspetto, l’intelligenza o il carattere. Si sostituisce solo un minuscolo pezzo, necessario per far funzionare le cellule.
Mike Murphy, dell’Università di Cambridge, lo ha detto chiaramente: “I risultati sono il massimo che si potesse sperare”.
E ora? Il futuro del DNA a tre
Fuori dal Regno Unito, la situazione è più complessa. Negli Stati Uniti, in Francia e in molti altri Paesi questa tecnica è ancora vietata. Ma qualcosa si muove: l’Australia sta valutando una legge ad hoc, e l’interesse cresce.
Intanto il team di Newcastle continuerà a monitorare i bambini per anni. Il punto è capire se ci saranno effetti a lungo termine. È la prudenza che serve in questi casi.
E nel frattempo? Le famiglie che hanno partecipato a questa sfida pionieristica hanno qualcosa che fino a ieri sembrava impossibile: figli sani.
La scienza salva vite, anche una alla volta
È facile perdersi nei tecnicismi, nei dibattiti etici, nei titoli da clickbait. Ma alla fine, la notizia è semplice: otto bambini che sarebbero nati malati, oggi stanno bene.
Tutto grazie a una tecnica complessa, discussa, ma efficace. E sì, anche un po’ rivoluzionaria.
Forse non cambierà la medicina in un giorno. Ma apre una strada concreta per migliaia di famiglie che fino a ieri non avevano scelta.
Una strada dove la genetica, se usata con intelligenza, può davvero riscrivere il destino.
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