Nidificare tra i ghiacci artici? Gli uccelli lo fanno da sempre. Letteralmente da sempre: un nuovo studio pubblicato su Science rivela che già 73 milioni di anni fa alcune specie di uccelli allevavano i propri piccoli nell’Artico e parliamo dell’era dei dinosauri, quando il Nord dell’Alaska era un ambiente popolato da creature preistoriche e da anatre, gabbiani e tuffatori del Cretaceo.

La scoperta, guidata da Lauren Wilson (Princeton University) come parte del suo lavoro di tesi all’Università dell’Alaska Fairbanks, sposta indietro di 25-30 milioni di anni il primo caso noto di riproduzione aviaria nelle regioni polari. Fino a ieri, si pensava che tale comportamento fosse iniziato “solo” 47 milioni di anni fa.
Come si è arrivati alla scoperta dei nidi di uccelli nell’Artico
Il team ha analizzato una serie di minuscoli fossili (ossia di ossa e di denti) trovati nella Prince Creek Formation, lungo il fiume Colville (North Slope, Alaska); in un contesto dove solitamente si cercano fossili di dinosauri di grosse dimensioni, Wilson e colleghi hanno scelto un approccio diverso: recuperare anche i frammenti più piccoli, usando setacci e microscopi per analizzare ogni granello di sedimento.

Risultato? Oltre 50 fossili riconducibili a diverse tipologie di uccelli, simili a specie moderne come anatre e strolaghe; alcuni di questi uccelli potrebbero persino appartenere al gruppo dei Neornithes, ovvero gli uccelli moderni, con tratti scheletrici e assenza di denti molto simili a quelli attuali.
“È incredibile pensare che le stesse migrazioni che vediamo oggi, ad esempio a Creamer’s Field in Alaska, avvengano da milioni di anni” ha detto Pat Druckenmiller, direttore dell’University of Alaska Museum of the North.
Perché è importante (anche per chi non è paleontologo)
Oltre all’impatto sulla paleontologia, questa scoperta dice molto su come l’evoluzione si adatti agli ambienti estremi e l’Artico, che oggi associamo a condizioni proibitive, era già all’epoca un terreno fertile per la vita e la riproduzione; inoltre, evidenzia l’efficacia di tecniche di scavo basate sulla microanalisi, oggi sempre più diffuse anche nella robotica, nei beni culturali e nella ricerca geologica.
Il team ha dimostrato che i piccoli dettagli (come frammenti grandi pochi millimetri) possono riscrivere la storia naturale del pianeta, portando l’Alaska in prima linea nella ricerca sui fossili aviari dell’era dei dinosauri.
Prossimo passo?
Alcuni indizi suggeriscono che questi resti potrebbero essere i più antichi uccelli moderni mai scoperti (oltre i 69 milioni di anni del record attuale), ma per averne conferma serve trovare uno scheletro completo o almeno parziale.
Il team che ha firmato lo studio include esperti di paleontologia e scienze naturali da università e istituzioni di tutto il mondo: dal Bruce Museum alla Florida State, dalla Montana State University fino al celebre Royal Tyrrell Museum of Palaeontology.
Conclusione e piccola curiosità
Curiosità tech: le tecniche usate per analizzare questi microfossili ricordano quelle applicate oggi nella scansione 3D e nella microscopia digitale ad alta risoluzione: campi dove la paleontologia incontra direttamente l’ingegneria dei materiali e la computer vision.

Una storia di piume, ghiaccio e (micro)tecnologia.