Ci siamo: la svolta è ufficiale. Dopo anni di guerra fredda tra autorità regolatorie e industria delle criptovalute, la SEC ha cambiato schieramento. Con il lancio del “Project Crypto”, il nuovo presidente Paul Atkins ha dato il via libera a una vera e propria strategia di legittimazione dell’intero ecosistema crypto. L’obiettivo? Fare degli Stati Uniti “la capitale mondiale delle criptovalute”. Detto da un’autorità che fino a ieri ti portava in tribunale per un token errato, suona come una rivoluzione.
E dietro tutto questo c’è lui: Donald Trump.
Cosa prevede il Project Crypto
L’iniziativa della SEC prevede un pacchetto di misure ambiziose e (per alcuni) anche un po’ spregiudicate:
- Revisione delle regole per distinguere tra security e investment contract
- Apertura a modelli decentralizzati, come la DeFi
- Supporto a “super app” che integrano finanza, social, e comunicazione (il sogno di Elon Musk per X)
- Incentivi alla tokenizzazione di asset e processi finanziari
Insomma, meno regolazione, più innovazione, in perfetta sintonia con le linee guida tracciate dal nuovo inquilino della Casa Bianca.
Trump e il grande ribaltone crypto
Ricordi quando Trump nel 2021 diceva che il crypto era “una bomba pronta a esplodere”? Bene, dimenticalo. Oggi è l’uomo più pro-crypto d’America. Dopo aver vinto le elezioni del 2024 anche grazie al supporto dell’industria blockchain, ha messo subito mano al dossier.
Tra le prime mosse:
- Nascita di un gruppo federale dedicato a crypto e AI, guidato da David Sacks
- Pubblicazione di un report di 160 pagine con raccomandazioni politiche
- Firma del Genius Act, la prima legge federale che regola le stablecoin negli USA
Il Genius Act permette a banche, unioni di credito e istituzioni autorizzate di emettere stablecoin legate al dollaro. È un lasciapassare per la finanza crypto. E il settore l’ha accolto come il grande passo atteso da anni.
La finanza tradizionale entra nel gioco
Con la benedizione della SEC e la spinta del governo, anche le banche tradizionali stanno finalmente saltando sul carro.
- J.P. Morgan collaborerà con Coinbase per abilitare acquisti crypto tramite le carte Chase
- Bank of America è pronta a lanciare una propria stablecoin (sì, davvero)
- Altri grandi player stanno esplorando progetti blockchain per pagamenti e tokenizzazione
Tutto questo in poche settimane. La sensazione è che la diga si sia rotta, e l’acqua scorra velocemente.
Ma il rischio? È già qui

Come ogni corsa all’oro, anche questa ha il suo lato oscuro. E non è fatto solo di frodi, truffe o criptovalute instabili.
Secondo l’FBI, nel solo 2024 gli americani hanno perso 3,9 miliardi di dollari in oltre 150.000 schemi fraudolenti legati al crypto. A questo si sommano i problemi ben noti di volatilità e mancanza di tutele, specie per gli utenti meno esperti.
E poi c’è la bomba politica.
Conflitto d’interessi? Parliamone
Trump non si limita a favorire il settore da Presidente. A quanto pare, ci investe direttamente. E lo fa in modo massiccio. La sua famiglia gestisce:
- World Liberty Financial, una piattaforma crypto bancaria con stablecoin proprietaria (USD1)
- Una rete di memecoin brandizzate
- Una mining farm di bitcoin co-fondata da Eric Trump
A tutto questo si aggiungono interessi in piattaforme di trading, progetti NFT e partnership sospette con attori del settore.
E la critica politica non si è fatta attendere. Elizabeth Warren ha accusato Trump di usare la presidenza “per arricchirsi apertamente con il crypto”, parlando di uno scandalo in piena regola.
Il futuro? Crypto sì, ma a quale prezzo
La nuova direzione impressa dalla SEC potrebbe finalmente portare stabilità e regole chiare al mondo crypto americano. Ma il dubbio resta: è un cambiamento fatto per l’innovazione o per gli affari di famiglia?
Quello che è certo è che le criptovalute non sono più fuori dal sistema. Ora siedono al tavolo, e addirittura lo apparecchiano.
Ma chi paga il conto?
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