Il Trider G7, una delle serie più iconiche degli anni ’80, rappresenta un perfetto incrocio tra fantascienza e cultura popolare, creata da Hajime Yatate.
Trama di Trider G7 in breve
Trider G7 è una serie anime giapponese del 1980, ambientata in un futuro distopico. La trama ruota attorno a Yuuta Hoshino, un giovane pilota che, insieme al suo team, si trova a combattere contro una potente organizzazione malvagia chiamata Dairokutai, che minaccia la pace mondiale; Yuuta pilota il Trider G7, un gigantesco robot mecha dotato di incredibili potenzialità, tra cui la capacità di trasformarsi in diverse configurazioni per affrontare vari tipi di minacce.
Il Trider G7 è un’arma avanzata costruita per combattere le forze nemiche che cercano di dominare il mondo; durante la serie, Yuuta deve affrontare pericoli, tradimenti e scoprire segreti legati al misterioso potere del mecha.
La lotta tra il bene e il male si intensifica mentre il protagonista e la sua squadra cercano di fermare l’organizzazione malvagia, proteggendo il futuro del pianeta.
Microsoft e il contesto narrativo di Trider G7
Nel contesto della trama, il software che gestisce il gigante mecha Trider G7 è, per qualche fotogramma, indicato come sviluppato da Microsoft utilizzando il linguaggio di programmazione Fortran; questo spunto, puramente narrativo, offre diversi spunti per un’analisi interessante, tra storia dell’informatica e possibilità tecnologiche, sia nel contesto dell’epoca in cui la serie è stata creata, sia in quello moderno.
Fortran e i primi anni ’80: un linguaggio storico ma poco “mecha”
Il Fortran, uno dei primi linguaggi di programmazione di alto livello, nasce negli anni ’50, principalmente per soddisfare le esigenze scientifiche e ingegneristiche ed è stato utilizzato in vari ambiti, dalle simulazioni numeriche ai calcoli complessi, ed è ancora oggi in uso in settori come la meteorologia e la fisica computazionale; ma l’idea che Microsoft, una delle aziende più legate all’ecosistema di software per PC, si sarebbe messa a sviluppare un software per il controllo di un mecha tramite Fortran nell’ambientazione futuristica di Trider G7, sembra un po’ surreale.
Nel contesto degli anni ’80, Microsoft era ancora agli inizi del suo percorso verso l’egemonia nell’industria del software per personal computer; il linguaggio Fortran, pur essendo ancora potente e in uso in alcuni contesti, non era certo quello più indicato per lo sviluppo di software complesso e interattivo come quello di un mecha, che avrebbe dovuto gestire un controllo robotico avanzato in tempo reale, interfacciandosi probabilmente con una vasta serie di sensori e attuatori.
La fantasia di Trider G7, quindi, ha sicuramente preso alcune libertà artistiche, creando una combinazione di alta tecnologia e linguaggio di programmazione che in quegli anni non avrebbe avuto senso pratico.
Le sfide tecnologiche di quell’epoca: quanto sarebbe stato fattibile tutto ciò negli anni 80?
Inutile dire che essendo un’opera di fantasia (fantascienza), c’era ben poco di plausibile in qualcosa del genere.
Negli anni ’80, i computer a disposizione dei programmatori erano molto meno potenti rispetto a quelli attuali, e il software scritto in linguaggi come Fortran sarebbe stato impegnato soprattutto in calcoli numerici e scientifici, ma non certo per il controllo in tempo reale di macchine complesse come un mecha; forse sarebbe stato possibile in ambienti molto specializzati, ma i sistemi per il controllo di robot non avevano ancora l’affidabilità e la potenza di calcolo necessarie.
Un mecha come Trider G7 avrebbe richiesto una combinazione di software in tempo reale (per i movimenti e il controllo del mecha) e di interfacce utente avanzate, che all’epoca erano ancora agli inizi.
I sistemi operativi come MS-DOS, lanciato da Microsoft nel 1981, non erano progettati per gestire applicazioni in tempo reale, e tanto meno per gestire interazioni con hardware complesso come quello che sarebbe stato necessario per un robot gigante; nel contesto dell’epoca si trattava di una tecnologia che sarebbe potuta esistere solo in scenari molto futuristici, lontani dalla realtà informatica di quegli anni.
Il futuro e l’attualità: sarebbe realistico oggigiorno il Fortran per gestire il software del Trider G7?
Passando alla realtà odierna, l’idea che Microsoft sviluppi un software in Fortran per controllare un mecha come Trider G7 diventa ancora più affascinante dal punto di vista narrativo, ma decisamente meno credibile sul piano pratico.
Oggi, il Fortran, pur essendo ancora utilizzato per applicazioni scientifiche e ingegneristiche, è superato dalla maggior parte dei linguaggi moderni come C++, Python o anche Java, che offrono più strumenti e librerie per lo sviluppo di software complesso e interattivo.
Nel mondo attuale, sviluppare un software per il controllo di un mecha richiederebbe un approccio multidisciplinare, combinando software di intelligenza artificiale, algoritmi di machine learning, sistemi di controllo avanzati e un’interfaccia utente estremamente sofisticata; un linguaggio come Fortran non sarebbe più considerato adeguato per il controllo di hardware complesso e dinamico in tempo reale.
Inoltre, le potenzialità di calcolo odierne, grazie a processori avanzati, GPU e sistemi distribuiti, sono decisamente superiori rispetto a quelli disponibili negli anni ’80, quindi, sebbene sarebbe teoricamente possibile scrivere software complessi anche in Fortran oggi, sarebbe ben più comune e pratico utilizzare linguaggi e piattaforme più moderni.
Idee fantasiose: perché Fortran nel Trider G7?
L’inserimento di Microsoft e Fortran nel contesto del Trider G7 non ha un fondamento tecnico, ma è un chiaro esempio di come la fantasia e la cultura pop possano superare le limitazioni della tecnologia del momento.
Gli sceneggiatori di Trider G7 hanno probabilmente scelto di utilizzare il nome di Microsoft per dare un tocco di modernità e credibilità al contesto tecnologico futuristico del mecha, pur essendo ben consapevoli che la realtà informatica di quel periodo non avrebbe mai visto l’uso di Fortran in un contesto così avanzato.
In fondo, l’industria dei mecha è nata più dall’immaginazione e dall’estetica visiva che dalle reali possibilità tecnologiche, e Trider G7 non fa eccezione. L’inserimento di un riferimento a Microsoft e Fortran è probabilmente un’ispirazione creativa, una fusione di elementi familiari per il pubblico dell’epoca, senza preoccuparsi troppo di quanto fosse effettivamente fattibile dal punto di vista tecnico.
Sfide tecniche e meccaniche per un mecha come il Trider G7
Creare e pilotare un mecha avanzato come il Trider G7 presenterebbe una serie di sfide tecniche e meccaniche di grande complessità; tanto per cominciare la struttura stessa del robot richiederebbe materiali estremamente resistenti e leggeri, capaci di sopportare colpi, temperature estreme e pressioni elevate senza compromettere la mobilità e questa cosa è difficile anche per le conoscenze attuali.
La gestione del movimento sarebbe un’altra sfida cruciale: un mecha di queste dimensioni dovrebbe essere dotato di un sistema avanzato di controllo in tempo reale per sincronizzare i movimenti, bilanciare il peso, e consentire manovre fluide in varie condizioni di terreno e in combattimento; per garantire una risposta rapida e accurata ai comandi del pilota, sarebbe necessario sviluppare un sofisticato sistema di interfacciamento uomo-macchina, con comandi intuitivi e feedback tattile avanzato.
L’alimentazione del mecha richiederebbe una fonte di energia potente e stabile, capace di alimentare tanto i motori quanto i sistemi difensivi e offensivi del Trider G7 per lunghi periodi senza interruzioni; oltretutto le capacità offensive e difensive del mecha, come scudi energetici, armi integrate e trasformazioni in diverse configurazioni, richiederebbero una complessa ingegneria per permettere cambi di assetto senza compromettere la stabilità e la sicurezza del pilota.
Tentativi reali di costruire mecha
Negli ultimi anni, diversi tentativi reali di costruire mecha sono stati portati avanti da aziende e ingegneri appassionati, spinti dall’immaginario della fantascienza e dei robot giganti giapponesi. Tra i più noti c’è il Kuratas, un mecha giapponese sviluppato dalla Suidobashi Heavy Industry: alto circa quattro metri e controllabile dall’interno, il Kuratas è dotato di braccia mobili e può muoversi su ruote a una velocità limitata, seppur lontano dalle abilità dei mecha fantascientifici.
Anche negli Stati Uniti, la compagnia MegaBots Inc. ha sviluppato un robot gigante chiamato Eagle Prime, con l’obiettivo di sfidare il Kuratas in un combattimento tra mecha, evento che ha attirato attenzione mediatica.
Entrambi i robot, però, presentano limiti evidenti: sono lenti, richiedono notevoli risorse energetiche, e il controllo dei movimenti è ancora rudimentale; sebbene non ancora a livello dei mecha iper-tecnologici degli anime e dei media di fantasia in generale, questi prototipi rappresentano i primi passi verso la possibilità di creare macchine antropomorfe controllabili dall’uomo, e hanno spinto la ricerca sui materiali avanzati, sui sistemi di bilanciamento e sulle fonti di energia più efficienti per supportare strutture robotiche su larga scala.
Il Gundam di Odaiba: un’icona della tecnologia robotica giapponese
Un esempio straordinario di mecha a grandezza naturale è il Gundam RX-78-2 di Odaiba, Tokyo. Questa statua robotica, ispirata al celebre mobile suit dell’anime Mobile Suit Gundam, è alta circa 18 metri e rappresenta un impressionante mix di ingegneria, arte e cultura pop giapponese. Inaugurato originariamente come struttura statica, il Gundam è stato poi dotato di alcune capacità di movimento: il modello Gundam RX-78F00, installato a Yokohama nel 2020, può camminare lentamente, muovere le braccia, la testa e persino simulare alcune pose iconiche della serie.
Il progetto ha richiesto anni di ricerca per realizzare movimenti precisi e bilanciati, gestiti da un sistema computerizzato che monitora e controlla ogni segmento del robot per garantire la stabilità; sebbene non sia un mecha “pilotabile” in senso stretto, il Gundam di Odaiba rappresenta un traguardo simbolico per l’ingegneria giapponese e testimonia la capacità del Giappone di avvicinarsi sempre più alla realizzazione di veri mecha ispirati alla fantascienza.
Microsoft cosa userebbe come software di gestione di un ipotetico mecha come il Trider G7?
Tornando al discorso originale del Trider G7, qualora Microsoft decidesse di sviluppare un software per il controllo di un mecha come il Trider G7, è altamente probabile che utilizzerebbe C#, dato che questo linguaggio è diventato uno dei più potenti e versatili sviluppati dalla stessa Microsoft e sarebbe l’ideale per un progetto così complesso, sia per la sua efficienza che per le risorse moderne che mette a disposizione.
Perché C# per un software di controllo di un Mecha?
Queste sono le possibilità più realistiche da parte di Microsoft
- Ecosistema Microsoft: C# è il linguaggio di punta per lo sviluppo all’interno dell’ecosistema Microsoft, ed è strettamente legato alla piattaforma .NET. Questo significa che Microsoft avrebbe accesso a un’ampia gamma di librerie, strumenti e framework sviluppati internamente, che facilitano lo sviluppo di software avanzati e scalabili; C# è anche particolarmente efficace per gestire operazioni di alto livello, come l’implementazione di algoritmi di intelligenza artificiale (per il movimento autonomo del mecha), il controllo in tempo reale dei sistemi e la gestione delle interfacce utente.
- Sistemi in tempo reale e gestione hardware: Anche se C# non è un linguaggio nativo per sistemi real-time come potrebbero essere C o C++, con l’utilizzo di tecnologie come Windows Embedded o piattaforme come Windows IoT, è possibile gestire hardware e dispositivi complessi in modo abbastanza efficiente; Microsoft ha fatto significativi progressi anche nel campo delle applicazioni real-time, grazie a una serie di strumenti avanzati integrati in C# che possono essere utilizzati per ottimizzare la comunicazione tra il software e il hardware del mecha.
- Interfacce grafiche avanzate: Un software per il controllo di un mecha richiederebbe un’interfaccia grafica sofisticata, con visualizzazione in 3D, display di dati in tempo reale, feedback da sensori e comandi per l’utente. C# e la libreria Windows Presentation Foundation (WPF) o Unity (che supporta C#) sono perfetti per la creazione di interfacce utente moderne, dinamiche e ricche di funzionalità visive; Unity, in particolare, è ampiamente utilizzato per sviluppare giochi e simulazioni 3D, e sarebbe perfetto per simulazioni di movimento o per il rendering dei comandi visivi di un mecha.
- Integrazione con AI e Machine Learning: C# supporta l’integrazione di algoritmi di machine learning grazie a framework come ML.NET. Un mecha come il Trider G7 potrebbe trarre vantaggio dall’uso di tecniche avanzate di AI per migliorare la sua capacità di apprendere e adattarsi alle situazioni di combattimento o missione e Microsoft sta già lavorando intensamente nel campo dell’intelligenza artificiale, quindi sarebbe naturale sfruttare le sue soluzioni AI con C# per rendere il mecha più “intelligente” e reattivo.
- Compatibilità e interoperabilità: Con C#, Microsoft potrebbe facilmente integrare il software del mecha con altre piattaforme Microsoft, come Azure per il cloud computing e l’elaborazione dati, e altri sistemi di supporto e gestione operativa e questo permetterebbe anche di sincronizzare il mecha con altri dispositivi o sistemi, come droni o veicoli autonomi.
Fortran per i driver dei joystick SideWinder: una possibilità concreta
Sebbene Fortran non sia più il linguaggio principale per lo sviluppo di driver hardware, una sua applicazione interessante oggi potrebbe essere la creazione di driver compatibili per i vecchi joystick Microsoft SideWinder. Queste periferiche di gioco, popolari negli anni ’90 e primi 2000, includevano joystick, cloche e gamepad con capacità di force feedback, ma molti modelli non sono più supportati dai sistemi operativi moderni.
Scrivere nuovi driver in Fortran per questi dispositivi potrebbe essere un progetto interessante per appassionati e sviluppatori, che potrebbero sfruttare le capacità di elaborazione numerica del linguaggio per interpretare i segnali di input del dispositivo e renderli compatibili con le architetture di sistema attuali; sebbene oggi sia più comune l’uso di linguaggi come C o C++ per sviluppare driver, l’uso di Fortran in questo contesto potrebbe rivelarsi pratico per chi è già esperto del linguaggio, adattando così i SideWinder ai computer moderni e preservando un pezzo di storia delle periferiche di gioco.
Ebbene sì, una remota possibilità che un ipotetico Trider G7 possa fare uso di questo Joystick di recupero con Fortran esiste eccome.
I software dei mecha reali menzionati poc’anzi
Se il Trider G7 nella fantasia usa software Microsoft, i mecha reali come il di Suidobashi Heavy Industry e l’Eagle Prime di MegaBots Inc. utilizzano software specializzati per gestire il controllo dei movimenti, la stabilità e l’interfaccia utente. Questi sistemi operano su piattaforme robuste, spesso basate su Linux o versioni personalizzate di Windows per garantire la compatibilità con l’hardware e la flessibilità di personalizzazione.
Il software dei mecha gestisce movimenti relativamente lenti e programmati, come il movimento delle braccia o della cabina, e si avvale di algoritmi di controllo PID (Proporzionale-Integrale-Derivativo) per bilanciare il robot durante l’azione. Per l’interfaccia utente e i comandi, molti utilizzano linguaggi come C++ o Python, spesso integrati con librerie di controllo robotico come ROS (Robot Operating System), che facilita l’integrazione di sensori e attuatori e consente di programmare risposte predefinite ai comandi del pilota.
In alcuni casi, come nel Gundam di Yokohama, il software permette una serie di movimenti coreografati e pose pre-programmate, il tutto gestito attraverso un sistema di controllo remoto e algoritmi per mantenere l’equilibrio e prevenire sovraccarichi; questi mecha non sono pilotabili dall’interno come nei classici anime, ma il software avanzato consente loro di eseguire movimenti fluidi e realistici, offrendo un assaggio delle possibilità future per robot antropomorfi di grandi dimensioni.
Conclusione: il Trider G7 tra fantasia e realtà tecnica
Ovviamente per un articolo tecnico al 100% bisognerebbe scrivere un libro analizzando ogni singolo aspetto, ma il fascino di Trider G7 e di altri mecha classici risiede proprio nel loro equilibrio tra tecnologia e immaginazione e pur riflettendo un’epoca in cui l’idea di robot giganti sembrava fantascientifica e lontana, Trider G7 continua ad affascinare, evocando aspirazioni e sogni che vanno oltre le capacità tecnologiche attuali.
L’inclusione di dettagli tecnici come il software “sviluppato da Microsoft in Fortran” è un esempio di come l’immaginario popolare possa integrare marchi e tecnologie del proprio tempo, creando un mondo in cui la complessità tecnica diventa una parte naturale della narrazione fantastica; oggi, con l’evoluzione delle piattaforme hardware e software, vediamo realizzati i primi prototipi di mecha, sia in Giappone sia negli Stati Uniti.