Wolfgang Jäger, 54 anni, è uno dei protagonisti di una straordinaria scoperta in campo medico. Dopo essere rimasto in sedia a rotelle per 18 anni a causa di una lesione del midollo spinale, Jäger è riuscito a tornare a camminare e persino a salire e scendere le scale grazie alla stimolazione cerebrale profonda. La sorpresa è che questa stimolazione ha coinvolto l’ipotalamo laterale, una parte del cervello che, finora, era considerata legata soltanto alla regolazione della fame e della sete. Il risultato è stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Medicine.
Una seconda vita per Wolfgang Jäger
In seguito a un grave incidente sugli sci nel 2006, Wolfgang Jäger aveva perso la mobilità degli arti inferiori e si trovava costretto a utilizzare una sedia a rotelle. Oggi, grazie alla stimolazione cerebrale profonda (DBS, Deep Brain Stimulation), ha riguadagnato una libertà che sembrava ormai perduta. “Se voglio, posso camminare un po’ e anche salire qualche gradino,” racconta Jäger, entusiasta del progresso ottenuto. Anche le attività quotidiane sono migliorate, come lui stesso sottolinea: “Posso alzarmi e prendere quello che mi serve dagli armadietti più alti in cucina”.
La DBS e l’inaspettato ruolo dell’ipotalamo laterale
La tecnica della stimolazione cerebrale profonda è una metodica consolidata che prevede l’impianto di elettrodi nel cervello per modulare l’attività neuronale. Da oltre 20 anni viene utilizzata per trattare il morbo di Parkinson e altre patologie neurologiche, come il tremore essenziale. Tuttavia, fino ad ora, non era mai stata applicata all’âmbito dell’âmbito del recupero motorio in persone con lesioni al midollo spinale.
L’importante scoperta è stata compiuta da un team di scienziati dell’’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Losanna (EPFL) e dell’’Ospedale Universitario di Losanna (CHUV), guidato dai professori Grégoire Courtine e Jocelyne Bloch. Il loro lavoro ha dimostrato come la stimolazione dell’ipotalamo laterale possa avere un impatto fondamentale sul recupero del movimento degli arti inferiori, favorendo la riorganizzazione delle fibre nervose residue.
Risultati oltre le aspettative
Durante l’intervento, eseguito con i pazienti completamente svegli, i risultati sono stati immediati e sorprendenti. Appena posizionati i piccoli elettrodi nel cervello, il primo paziente ha dichiarato: “Posso sentire le mie gambe”, e con un aumento della stimolazione ha aggiunto: “Voglio camminare”. Questo feedback in tempo reale ha confermato che il team stava agendo sulla regione cerebrale corretta, nonostante fosse un’area mai associata al controllo motorio umano.
I risultati clinici ottenuti sono stati descritti come una pietra miliare nel trattamento della paraplegia. Non solo la stimolazione cerebrale ha portato a un miglioramento immediato della mobilità, ma i benefici sono stati osservati anche nel lungo termine, con progressi che persistevano anche dopo l’interruzione della stimolazione. Questo suggerisce che il trattamento abbia stimolato una riorganizzazione delle connessioni nervose, contribuendo a miglioramenti duraturi e autonomi.
Nuove frontiere per il trattamento delle lesioni spinali
Questa scoperta apre nuove prospettive per il trattamento della paralisi parziale. Gli scienziati sono ora fiduciosi che l’integrazione della stimolazione cerebrale profonda con altri trattamenti, come gli impianti sul midollo spinale, possa offrire una strategia di recupero più completa per i pazienti con lesioni midollari. Come affermato dal professor Courtine, “Abbiamo trovato il modo di sfruttare una piccola regione del cervello per attivare le connessioni residue e migliorare il recupero neurologico”.
Questa combinazione tra stimolazione cerebrale e spinale potrebbe rappresentare una nuova era nella medicina riabilitativa, restituendo speranza e indipendenza a tante persone colpite da lesioni del midollo spinale.
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