Nuovi dati provenienti dalla piattaforma cinese dei social media TikTok evidenziano che account falsi abbiano diffuso informazioni errate sulla guerra della Russia in Ucraina, raggiungendo milioni di persone. I post su TikTok si sono concentrati sull’obiettivo target degli utenti ucraini, russi e di altre nazionalità in Europa. Tali contenuti multimediali hanno veicolato contenuti progettati per amplificare in modo artificiale le prospettive filo-russe sulla guerra, secondo quanto affermato dalla stessa piattaforma in un rapporto pubblicato mercoledì. Alcuni di questi account si presentavano falsamente come organi di stampa, in maniera da rendersi più credibili agli occhi del pubblico online.
Ecco cosa c’è dietro alla disinformazione su TikTok nel contesto della guerra in Ucraina
Un’indagine condotta dalla BBC, pubblicata venerdì, ha individuato 800 account falsi che avrebbero mirato utenti provenienti da paesi europei, che hanno diffuso affermazioni false riguardo all’acquisto di auto di lusso e ville all’estero da parte di alti funzionari ucraini e dei loro parenti dopo l’invasione russa nel febbraio 2022. Ciò sicuramente ha avuto l’obiettivo di modificare e distorcere la percezione dell’ipotetica realtà dei cittadini ucraini dopo l’invasione russa.
Un portavoce di TikTok ha dichiarato a CNBC che la società aveva avviato un’indagine sugli account prima dell’inchiesta della BBC e che, da allora, tutti gli account falsi individuati erano stati rimossi. Hanno aggiunto che perseguono attivamente coloro che cercano di influenzare la comunità attraverso comportamenti ingannevoli.
Ma individuare i network di account falsi quando alle spalle ci sono intelligence – russe in questo caso – che lavorano costantemente per influenzare l’opinione pubblica occidentale non è affatto facile. Considerando poi i legami che la Russia detiene con la Repubblica Popolare di Cina si può inferire che tale controllo sulla piattaforma di matrice cinese per l’appunto non sia così rigido ed efficiente come si possa pensare.
La maggior parte degli account falsi individuati da TikTok, approssimativamente 13.000, risultavano essere gestiti all’interno della Russia e diffondevano la propaganda di guerra del Cremlino nelle lingue locali, raggiungendo utenti in Ucraina, Russia, Germania, Italia, Turchia, Serbia, Repubblica Ceca, Polonia e Grecia.
Tuttavia, è emerso che alcuni di questi account erano gestiti dall’Ucraina e avevano il compito di amplificare artificialmente narrazioni mirate ai fini di raccogliere fondi per l’esercito ucraino. Anche se i video condivisi su TikTok raggiungono regolarmente milioni di spettatori, i follower combinati degli account fasulli hanno superato il milione, secondo quanto dichiarato dalla stessa piattaforma social media.
Questi nuovi dati si affiancano alle precedenti segnalazioni di account falsi filo-russi identificati da TikTok, che sta intensificando gli sforzi di auto-indagine in risposta alla crescente pressione internazionale sui social media per contrastare utenti falsi e disinformazione. Questo sviluppo segue di una settimana le accuse del Regno Unito contro la Russia, affermando che quest’ultima ha condotto una “campagna di attività informatica dannosa” durata un anno, mirata a politici, funzionari pubblici e giornalisti al fine di minare la democrazia britannica.
Lo scandalo di Cambridge Analytica fa da scuola alla disinformazione su TikTok
Sempre nel contesto del Regno Unito, occorre ricordare in questo caso la questione dello scandalo di Cambridge Analytica. La vicenda di Cambridge Analytica è emersa nel 2018 e ha sollevato preoccupazioni riguardo alla privacy e all’uso improprio dei dati personali per influenzare le elezioni.
Cambridge Analytica era una società di analisi dei dati che forniva servizi di consulenza politica, utilizzando informazioni personali raccolte da piattaforme online per profilare gli utenti e influenzare il loro comportamento politico.
Il caso Cambridge Analytica ha portato a un rinnovato interesse e dibattito sulla protezione della privacy online, sulle pratiche etiche nel trattamento dei dati personali, sul ruolo della disinformazione online sulla necessità di normative più stringenti per regolamentare le attività delle società che gestiscono grandi quantità di dati utente.