Non tutti i terremoti fanno tremare le case, perché alcuni sono così lenti e silenziosi da passare inosservati, ma sono in grado di spostare intere faglie tettoniche per giorni o settimane.
Sono chiamati eventi di scivolamento lento (o slow-slip events) e ora una nuova ricerca pubblicata su Science Advances suggerisce che anche i terremoti più piccoli, pur distanti decine di chilometri, possono influenzare il loro comportamento.

Queste scosse lente avvengono spesso lungo le cosiddette faglie megathrust, cioè enormi fratture geologiche dove una placca terrestre scivola sotto un’altra e si tratta delle stesse faglie che possono causare i terremoti più devastanti della storia, come quello di Tōhoku in Giappone nel 2011.
Tuttavia, durante i periodi di quiete, queste faglie non restano immobili: rilasciano energia in modo graduale, accompagnate da deboli vibrazioni dette tremori tettonici.
Terremoti “lenti”, come si formano di precis?
Ma perché in alcune zone questi “terremoti lenti” si estendono per centinaia di chilometri, mentre in altre rimangono localizzati? Secondo lo studio guidato da Gaspard Farge e Emily Brodsky dell’Università della California a Santa Cruz, la chiave potrebbe trovarsi nei piccoli terremoti che si verificano attorno alla zona di scivolamento.

Analizzando dati sismici da regioni ad alto rischio come il Giappone, Cascadia, l’Alaska, la Nuova Zelanda, la California e Taiwan, i ricercatori hanno scoperto un pattern sorprendente: più frequenti sono i piccoli terremoti (superiori a magnitudo 2.2) entro 50 km da una zona di scivolamento lento, meno sincronizzato risulta il movimento della faglia.
Immaginate una folla che cammina al rallentatore tutta nella stessa direzione: se iniziano a verificarsi piccoli urti qua e là, il passo collettivo si sfascia; un paragone usato nello studio è quello delle lucciole: al buio lampeggiano in modo sincronizzato, ma all’alba (e con la luce che disturba la vista) perdono il ritmo comune e allo stesso modo, piccole scosse sismiche agiscono come “disturbi” che alterano l’armonia della faglia.
Un legame con le maree lunari?
L’effetto, spiegano i ricercatori, non è dovuto al movimento diretto delle rocce, ma piuttosto alle onde sismiche che attraversano il terreno e modificano lo stress nella zona coinvolta ed è affascinante notare come faglie così gigantesche siano sensibili anche ai segnali più sottili, come le maree lunari; Quindi non sorprende che un “coro” di piccoli terremoti possa spezzare la sinfonia lenta delle faglie più pericolose del pianeta.

Per chi si occupa di monitoraggio sismico e prevenzione, questi risultati sono fondamentali: anche nei momenti in cui non c’è un grande terremoto in vista, i segnali minori possono fornire indizi preziosi su cosa stia succedendo sotto i nostri piedi.