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Terremoti: i 5 più grandi che hanno segnato la storia

Un percorso tra i più potenti eventi sismici mai registrati, dalle subduzioni oceaniche ai cambiamenti globali che hanno generato

Giorgio Alberto Tarantino 1 minuto fa Commenta! 10
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L’umanità convive con i terremoti da molto prima che avesse un nome per definirli, ed ogni volta che la crosta terrestre decide di rimettere ordine nelle proprie tensioni interne, restituisce una porzione di energia capace di scuotere città, modificare paesaggi e, nei casi più estremi, cambiare la storia.

Terremoti: i 5 più grandi che hanno segnato la storia

Per comprendere cosa significhino i grandi terremoti, bisogna prima allargare il campo e guardare alla dinamica del pianeta con un minimo di pazienza scientifica; la superficie terrestre, per quanto solida possa sembrare ai nostri sensi, è fratturata in placche tettoniche che scorrono, si scontrano, si separano e scorrono l’una accanto all’altra come zattere di roccia su un oceano di materiale fluido.

Non è un movimento rapido, tutt’altro, pochi centimetri l’anno, l’equivalente della crescita delle unghie, ciononostante l’energia accumulata nel tempo lungo queste zone di contatto può essere gigantesca, e quando la resistenza delle rocce cede, l’energia si libera in un istante, propagandosi sotto forma di onde sismiche: è in quell’istante che ha origine il terremoto.

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L’introduzione dei sismografi – strumenti capaci di tradurre le vibrazioni del terreno in tracciati misurabili – ha reso possibile classificare i terremoti in base alla loro magnitudo, un linguaggio che permette di confrontare, seppure con le dovute cautele, eventi accaduti in luoghi diversi e in epoche differenti. I terremoti di magnitudo 9 non sono un po’ più grandi di uno di magnitudo 8: è circa trentadue volte più energetico, e quando si emerge nella fascia dei “nove”, si entra nella regione dei giganti geologici, rari, devastanti e capaci di lasciare cicatrici sulla geografia e sulla storia.

La classifica dei cinque terremoti più potenti mai misurati dagli strumenti moderni prende forma proprio dentro questa regione estrema, eventi che appartengono quasi sempre al mondo delle subduzioni, quei confini di placca dove una porzione di crosta terrestre sprofonda sotto l’altra e accumula energia per decenni o secoli prima del cedimento finale, dal Cile all’Alaska, dal Pacifico nordoccidentale al Giappone.

Ognuno di questi terremoti ha rappresentato una soglia superata, una dimostrazione esplicita che la Terra può generare movimenti talmente intensi da alterare perfino la durata del giorno o la distribuzione della massa del pianeta, basti pensare che dopo il terremoto del Tōhoku del 2011, gli studiosi notarono un leggero accorciamento della lunghezza del giorno terrestre, dovuto alla modifica dell’asse di rotazione.

Terremoti: i 5 più grandi che hanno segnato la storia

Nel caso del grande terremoto cileno del 1960, il più potente mai registrato, l’intero pianeta oscillò per giorni come un’enorme campana di roccia.

Parlare dei cinque più grandi terremoti significa però anche parlare di persone, questi eventi non si esauriscono in numeri o grafici scientifici, ma attraversano comunità umane, ridisegnano mappe costiere, generano tsunami capaci di viaggiare per migliaia di chilometri, ispirano nuove leggi urbanistiche e spingono la scienza a interrogarsi su come prevenire il prevenibile e ridurre l’impatto dell’inevitabile.

Ogni grande terremoto del passato recente ha funzionato come una lente d’ingrandimento sui nostri limiti e sulle nostre capacità di risposta, e in molti casi, ha anche rappresentato una svolta nella ricerca sismologica, nell’osservazione geofisica e nella progettazione delle infrastrutture.

C’è un elemento quasi teatrale in tutto ciò, perché la Terra si mostra in una delle sue forme più dinamiche e, allo stesso tempo, più indifferenti alle nostre presenze, infatti le placche non si fermano davanti alle metropoli, non deviano dalle faglie per rispetto delle città millenarie.

Seguire la traiettoria dei cinque più grandi terremoti registrati dall’uomo significa seguire i segni lasciati da un pianeta vivo, un organismo geologico che non si limita a fare da sfondo alle vicende umane, ma a volte si impone con forza, ricordando che la sua storia è immensamente più lunga e complessa della nostra.

I terremoti più potenti della storia

Il capostipite dei terremoti è il Grande Terremoto del Cile del 1960, un colosso di magnitudo 9.5, l’evento strumentale più potente mai misurato, generato lungo la zona di subduzione tra la placca di Nazca e quella Sudamericana.

La roccia ha ceduto lungo un tratto di faglia di oltre mille chilometri, liberando un’energia tale da modificare l’asse terrestre, il terremoto non fu soltanto un episodio locale ma l’onda di tsunami attraversò il Pacifico, colpì le Hawaii, devastò Hilo e arrivò fino al Giappone.

La storia geologica di questo terremoto è anche la storia di un Paese che, da allora, ha costruito una cultura sismica tra le più avanzate al mondo, con un evento così gigantesco che è un promemoria di quanto possano essere profonde e lente le tensioni che agiscono sotto la crosta, accumulate per secoli prima di esplodere in pochi minuti.

Terremoti: i 5 più grandi che hanno segnato la storia

Al secondo posto dei terremoti più grandi si colloca il Grande Terremoto dell’Alaska del 1964, con magnitudo 9.2. Il paesaggio dell’Alaska si presenta già di per sé come una frontiera estrema, e quel 27 marzo la subduzione della placca del Pacifico sotto la placca nordamericana produsse un movimento capace di sollevare interi tratti di costa di diversi metri, mentre altre zone sprofondarono.

Fu un terremoto profondamente trasformativo con la città di Anchorage che subì danni immensi, colate di fango si aprirono come ferite improvvise e lo tsunami che seguì sorprese villaggi costieri e comunità di pescatori. È un esempio lampante di come i terremoti di subduzione non siano soltanto un fenomeno vibratorio, ma un modo che la Terra utilizza per ridisegnare il proprio profilo superficiale.

Terremoti: i 5 più grandi che hanno segnato la storia

Al terzo posto di questi terremoti disastrosi, spicca il terremoto del 2004 al largo di Sumatra, magnitudo 9.1/9.2, la manifestazione più drammatica della subduzione tra la placca Indiana e quella Birmana.

Qui il movimento della faglia generò uno dei più devastanti tsunami moderni, che travolse le coste di oltre dieci Paesi: Indonesia, Sri Lanka, India, Thailandia, Somalia; quest’onda, partita quasi in silenzio nelle profondità dell’oceano, divenne un muro d’acqua inarrestabile sulle coste.

L’evento cambiò per sempre il modo in cui il mondo considera i rischi tsunami e nacquero sistemi di allerta più efficaci nel Pacifico e nell’Oceano Indiano, del resto la ricerca sismologica guadagnò una nuova consapevolezza dei rischi legati alle faglie di subduzione tropicali.

Terremoti: i 5 più grandi che hanno segnato la storia

Al quarto posto si trova il terremoto del Tōhoku, Giappone, del 2011, magnitudo 9.0. La placca del Pacifico scivolò bruscamente sotto la placca nordamericana in un tratto vicino alla costa nord-orientale del Giappone.

L’energia liberata fu tale da spostare l’intero arcipelago di alcuni centimetri, ma l’evento viene ricordato soprattutto per il gigantesco tsunami che travolse la regione di Sendai e colpì la centrale nucleare di Fukushima Daiichi, aprendo un capitolo del tutto nuovo nella gestione dei rischi combinati tra fenomeni naturali e infrastrutture critiche.

È stato un promemoria della vulnerabilità delle società altamente tecnologiche quando si trovano sul confine diretto con la dinamica delle placche.

Terremoti: i 5 più grandi che hanno segnato la storia

Chiude la lista il terremoto del Kamchatka del 1952, magnitudo 9.0, più remoto rispetto agli altri nella percezione occidentale, ma non meno imponente. Avvenne lungo la subduzione della placca del Pacifico sotto quella Okhotsk, generando uno tsunami che attraversò il Pacifico e raggiunse le Hawaii con forza tale da danneggiare varie infrastrutture costiere.

È un esempio perfetto di come un terremoto possa essere “silenzioso” in termini di impatto locale – la regione era poco popolata – ma estremamente significativo sul piano geologico globale, infatti la sua importanza nella storia della sismologia è legata anche al fatto che contribuì a chiarire l’origine oceanica degli tsunami transpacifici, rafforzando gli studi sulla dinamica delle subduzioni nel Circolo di Fuoco del Pacifico.

Terremoti: i 5 più grandi che hanno segnato la storia

Questi cinque giganti rappresentano il volto più imponente della geodinamica terrestre, tutti sono legati alla subduzione, perché è lì che la Terra accumula energia in quantità tali da superare le magnitudo estreme, e tutti hanno lasciato un’impronta diversa: cambiamenti morfologici, vittime, normative aggiornate, sistemi d’allerta, nuove generazioni di sismologi e ingegneri impegnati a comprendere meglio un pianeta che non smetterà mai di muoversi.

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