Il mondo moderno è un mosaico complesso di stati-nazione, ognuno rigorosamente definito dai confini politici che separano e delimitano territori sovrani, tuttavia nonostante l’ossessione dell’umanità per le linee su una mappa, esistono ancora dei posti sulla Terra che nessuno stato rivendica come proprio, e sono conosciuti come “Terra Nullius”, un’espressione latina che significa “terra di nessuno”.
Le terre che fanno parte del Terra Nullius comprendono luoghi come Bir Tawil tra Egitto e Sudan, alcune sacche di territorio al confine tra Croazia e Serbia, e vaste porzioni dell’Antartide, ma in questo articolo andremo ad esplorare nel dettaglio questi territori senza padroni e le strane dinamiche che li circondano.
Il primo Terra Nullius, Bir Tawil: La Terra del Nomade
Uno degli esempi più significativi di Terra Nullius è Bir Tawil, un appezzamento di terra di 2.060 chilometri quadrati (795 miglia quadrate) situato vicino al confine tra Egitto e Sudan; questa regione desertica e desolata è caratterizzata da temperature estreme, che possono raggiungere i 45°C (113°F) in piena estate m, nonostante la sua aridità, Bir Tawil non è completamente disabitata, infatti è spesso frequentata da tribù nomadi di passaggio, come gli Ababda.
La situazione della Terra Nullius Bir Tawil è stata in gran parte determinata dai confini tracciati dall’Impero britannico nel XIX e XX secolo, e solo nel 1899, il Regno Unito raggiunse un accordo con l’Egitto che stabiliva che i “territori a sud del 22° parallelo di latitudine” appartenevano al Sudan, ponendo di conseguenza Bir Tawil sotto il controllo sudanese. Tuttavia, nel 1902, gli inglesi elaborarono un nuovo piano per il confine tra Sudan ed Egitto, situando Bir Tawil sotto l’amministrazione egiziana, poiché l’area era occasionalmente utilizzata dalla tribù Ababda, che aveva sede vicino ad Assuan, nel sud dell’Egitto.
Questa contraddizione tra gli accordi del 1899 e del 1902 ha creato una disputa territoriale tra Egitto e Sudan, poiché entrambi i paesi rivendicano Bir Tawil in base a diversi accordi e interpretazioni storiche, dove l’Egitto vuole rispettare il confine originale del 1899, mentre invece il Sudan sostiene il confine amministrativo del 1902. Questa complessa questione ha lasciato Bir Tawil senza una rivendicazione sovrana internazionalmente riconosciuta, rendendola a tutti gli effetti una Terra Nullius.
Nonostante l’assenza di una sovranità riconosciuta, alcuni gruppi hanno tentato di rivendicare la terra per sé. Nel 2014, Jeremiah Heaton, un residente degli Stati Uniti della Virginia, ha cercato di rivendicare l’area per conto proprio, proclamandola come il “Regno del Nord Sudan” e autoproclamandosi re. La motivazione di Heaton era quella di esaudire il desiderio di sua figlia di diventare una principessa, tuttavia la sua affermazione non è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite o dalla comunità internazionale, lasciando Bir Tawil ancora priva di una sovranità formale.
Un’altra idea meno stravagante è quella di considerare Bir Tawil come un esempio di un nuovo tipo di giurisdizione in cui gli indigeni possiedono i diritti sulla terra. L’idea è stata proposta da alcuni esperti legali e studiosi, sottolineando che il territorio era tradizionalmente frequentato da tribù nomadi come gli Ababda, e questo tipo di riconoscimento potrebbe essere un passo avanti nella protezione dei diritti delle popolazioni indigene e potrebbe fornire una prospettiva unica per risolvere la questione di Bir Tawil.
Tuttavia, per ora, Bir Tawil rimane una Terra Nullius, priva di sovranità ufficiale e di una chiara risoluzione per la disputa territoriale tra Egitto e Sudan, ciò lascia aperta la possibilità di future rivendicazioni o di una risoluzione diplomatica per definire la destinazione finale di questo remoto e desolato territorio.
Il secondo Terra Nullius, Marie Byrd Land: La Fetta di Torta Indesiderata dell’Antartide
Secondo il diritto internazionale, nessuna nazione possiede una sovranità esclusiva sull’Antartide, ma nonostante ciò, sette nazioni, tra cui Argentina, Australia, Cile, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito, hanno rivendicato parti del continente come proprie. La mappa dell’Antartide spesso appare come una pizza tagliata a fette, con l’Australia e la Norvegia che si contendono le parti più estese, ma c’è un angolo dell’Antartide che nessuna nazione ha rivendicato, noto come Marie Byrd Land.
Questa vasta regione prende il nome dalla moglie dell’ufficiale navale americano Richard E. Byrd, che la esplorò all’inizio del XX secolo, e con una superficie di 1.605.792 chilometri quadrati (620.000 miglia quadrate), Marie Byrd Land è il territorio non reclamato più grande del mondo. La ragione per cui è rimasta una Terra Nullius è la sua estrema isolazione e inaccessibilità, anche per gli standard dell’Antartide, con la zona che è caratterizzata da paesaggi glaciali e condizioni estreme, rendendola difficile da esplorare e colonizzare.
Nonostante il suo status di Terra Nullius, Marie Byrd Land è stata oggetto di interesse da parte di alcuni paesi, che hanno effettuato esplorazioni scientifiche e ricognizioni per valutare le risorse naturali e il potenziale di ricerca nell’area, tuttavia finora nessuna nazione ha avanzato una rivendicazione formale su questa vasta regione antartica.
L’Antartide è un luogo di grande interesse per la ricerca scientifica, essendo il continente più freddo, più remoto e meno esplorato del nostro pianeta, con diverse nazioni che mantengono basi scientifiche nell’Antartide per studiare l’ambiente, il cambiamento climatico, la biodiversità e la geologia della regione, tuttavia la mancanza di sovranità esclusiva sull’intero continente continua a sollevare interrogativi sul suo futuro e sul modo in cui le nazioni dovranno affrontare le questioni di conservazione, ricerca e utilizzo delle risorse.
Il terzo Terra Nullius, Gornja Siga: Il Sogno di Liberland dei Libertari
Sul confine balcanico tra Croazia e Serbia, lungo la sponda orientale del fiume Danubio, si trova un’area conosciuta come Gornja Siga. Questa regione comprende soli 7 chilometri quadrati (2,7 miglia quadrate) di terreno boscoso, che funge da pianura alluvionale. Nonostante sia tecnicamente sotto il controllo de facto croato, la Croazia afferma che la terra appartenga alla Serbia, mentre quest’ultima non fa rivendicazioni territoriali su Gornja Siga.
Questa situazione è stata complicata dalla sanguinosa disgregazione della Jugoslavia negli anni ’90, che ha portato a pesanti contese territoriali in tutta la regione balcanica, e mentre sulla sponda occidentale del fiume Danubio alcune aree sono state fortemente contese, come ad esempio i conflitti tra Croazia e Serbia, sulla sponda orientale si è verificata una situazione in cui nessun paese ha avanzato rivendicazioni territoriali.
Questa mancanza di interesse da parte delle nazioni confinanti ha ispirato l’azione di un gruppo di libertari nel 2015, i quali guidati dal politico ceco Vít Jedlička, hanno piantato una bandiera sulla palude disabitata e ha proclamato Gornja Siga come un nuovo microstato autonomo chiamato Liberland. L’idea era di creare una società utopica basata sulla libertà personale ed economica, con un governo limitato e l’uso di Bitcoin come valuta, con il motto “Vivere e lasciar vivere”, poiché mira a garantire meno interferenze con la libertà del popolo e della nazione nel suo insieme.
Tuttavia, il sogno di Liberland ha incontrato una serie di ostacoli; nonostante le loro proclamazioni, le autorità croate non erano entusiaste all’idea di avere un microstato libertario alle loro porte e hanno arrestato chiunque cercasse di stabilirsi nella zona. Questa resistenza da parte della Croazia ha impedito finora a Liberland di diventare una realtà autonoma.
In conclusione, una Terra Nullius rappresenta una particolare curiosità geografica in un mondo definito da confini rigorosi. Bir Tawil, Marie Byrd Land e Gornja Siga sono esempi di luoghi senza padroni, dove rivendicazioni sovrane sono in conflitto o mancano del tutto.
Questi territori rimangono testimoni della complessità del diritto internazionale e della geopolitica, mentre continuano ad attirare l’attenzione di sognatori, avventurieri e gruppi con aspirazioni di autonomia e, nonostante il loro status attuale, rimane incerto se e quando questi luoghi potrebbero un giorno trovare una rivendicazione definitiva. Ciò solleva importanti questioni riguardo al diritto internazionale, ai diritti delle popolazioni indigene e al futuro dell’Antartide, oltre a sottolineare la delicatezza delle dispute territoriali nei Balcani.
La ricerca scientifica e l’interesse per queste terre senza padroni possono contribuire a plasmare il futuro di questi luoghi unici e misteriosi sulla Terra.
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